Percorso APP

DI COSA SI TRATTA?

Come si evince dal suo nome l’Area App è anzitutto uno spazio fisico che si sviluppa all’interno dei 4000 mq coltivati ad uliveto nel Villaggio Quadrimensionale a Troia, ma gli obbiettivi a cui punta vanno molto oltre la sola, circoscritta dimensione concreta. Al suo interno si possono ammirare opere pregiate, di rara bellezza e dalle caratteristiche estetiche-artistiche particolarmente inedite ma è importante dire che è nel “percorso di profondità” che esse accompagnano a fare, il senso profondo che ha spinto la Fondazione Nuova Specie alla loro realizzazione.

Oggi le persone, sempre di più richiedono strumenti, occasioni, opportunità esperienziali per immergersi e ritrovare il contatto con se stessi, fare teoria sui propri vissuti, lasciarsi attraversare dalle emozioni e riprenderne il perduto valore di spinta al cambiamento. Nell’Area App è prevista una molteplicità di opportunità che possono costituirsi in singole esperienze o percorsi più complessi pensati volta per volta a partire dalla specificità, dai vissuti e dai bisogni in campo.

Camminare a piedi nudi nella natura a contatto con vari materiali e consistenze lungo un sentiero sensoriale, risentire il piacere che può dare l’acqua che sgorga da un antico pozzo, misterioso occhio sulle viscere della terra, ammirare la scultura del Giano Bifronte, contemplare la Fontana dell’Eterno Ritorno, fare esperienza dell’accoglienza primordiale nei due “Luoghi Primi” e ancora, immergersi nella Iurtana e nell’ipogeo a “ondanza” che è il suo cuore nelle profondità della terra, struttura unica al mondo. Alcune delle opere attualmente risultano in fase di realizzazione ma a colpo d’occhio, per chi ha la possibilità di visitare il Villaggio, si evidenziano già le caratteristiche forme che assumeranno a fine lavori.

Il sentiero sensoriale “Barefooting”:

Camminare a piedi nudi, lentamente, percependo gli ostacoli, la natura del luogo, liberarsi dal giogo delle calzature e ristabilire un contatto con il
terreno come si era soliti fare un tempo, un gesto semplice che aiuta a ritornare a se aumentando le percezioni dei sensi. Lungo il sentiero si verrà accompagnati dai profumi delle erbe officinali terapeutiche appositamente scelte e dai suoni circostanti che riportano in una dimensione di spazio e tempo più vicina alla reale sensibilità umana, oggi ampiamente repressa dai ritmi veloci e ossessivi che la quotidianità richiede.

Il Pozzo di Agar:

Un antico pozzo situato proprio al centro del Villaggio, ornato da una caratteristica struttura in mattoni di terracotta tipici della terra dauna, restaurata con cura. La sua profondità oscura si offre agli occhi attraverso una speciale copertura in vetro, sono rimaste intatte e funzionanti la carrucola e la pompa manuale per prelevare l’acqua. Il Pozzo è stato dedicato ad Agar, significativa figura biblica la cui storia è raccontata nella Genesi ai capitoli 16 e 21 e contemplata anche nella tradizione islamica con il nome di Hājar. L’abbandono di Hājar e di Ismāʿīl suo figlio, nel deserto è considerato come dura prova di fede della donna che nella disperazione si affida e riceve in risposta proprio nel momento più difficile l’apparizione del pozzo.

Sovrapposte alle due colonne del pozzo verranno apposte due istallazioni scultoree generate dalle suggestioni emerse dalla storia di Agar rivisitata alla luce della Teoria Globale del Pro.Nu.S.

Il Giano Bifronte:

All’ingresso dell’uliveto, si potrà contemplare la complessa scultura in marmo di Carrara raffigurante un’inedita versione del Giano Bifronte, opera dell’artista marchigiano Cristian Orazi. La figura mitologica del Giano bifronte è prettamente romana e solitamente raffigurata con due volti che simbolicamente rappresentano il Senex – Passato che guarda indietro e lo Juvenis – Futuro che guarda avanti.

L’artista nella sua personale interpretazione vuole rappresentare gli inizi, i passaggi e le soglie, materiali e immateriali, a cui ognuno è sottoposto o incontra nel suo specifico procedere umano.

La Fontana dell’eterno ritorno e la scultura lignea “Luce, donna globale”:

Si trova all’interno dell’uliveto, è una fontana ricca di simbologie legate al nuovo punto di vista proposto dal Pro. Nu. S., un’opera d’arte complessa e di forte impatto emotivo che rimanda importanti suggestioni sul senso dell’esistenza. Un luogo intimo ma allo stesso tempo aperto e in connessione con l’intero Villaggio, dove immergersi e rielaborare accompagnati dallo scorrere continuo dell’acqua, primo antenato della Vita stessa.

Adiacente alla fontana si trova una scultura lignea realizzata da un albero di ulivo, realizzata dall’artista Yusuf Hayate, in omaggio alle madri psichiatrizzate.

Gli uteri in terra cruda “Luogo primo”:

Inoltrandosi nell’uliveto in due spazi particolarmente suggestivi si situeranno le “sculture abitabili” nate dall’idea di mettere in forma un “utero” o “luogo”, interamente realizzate mediante la materia prima per eccellenza: “la terra”.

Una perfetta sintesi tra il soggetto abitante (l’uomo) e l’oggetto abitato (l’architettura) concepita dall’architetto pugliese Sandro Taurisani. L’uomo abita il suo luogo primo (l’utero) e all’interno di questo trova le condizioni ideali per abitare se stesso. Gli uteri in terra cruda sono un luogo fisico che rimanda ad un luogo interiore, immateriale.

La Iurtana e ipogeo a ondanza:

Da una idea di Mariano Loiacono al centro dell’uliveto in un luogo discreto e silenzioso ci si immerge in un’opera che non ha eguali al mondo. È sia una yurta che ricorda la tradizionale capanna mongola, ma anche una tana. Un luogo interrato che accompagna ad entrare nelle nostre parti più profonde. Un luogo sacro, dove poter ricontattare se stessi nel silenzio e nella profondità uterina, un luogo per accompagnare ri-nascite. I.U.R.T.A.N.A. infatti è anche un acronimo, che significa: Isolamento – Uterino – Ricontattare – Teofondità – Ascensionali – Nascite – Accompagnate.

Nella parte più profonda, l’ipogeo, è situato un tronco venuto dal mare carico di significati. Le pareti hanno forma a “ondanza”, rappresentazione esistenziale che come umani possiamo farci dell’Infinito Dinamico Complesso e della sua fusionalità.

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