S.I.A. Settimana Intima con gli Antenati

Una settimana di connessione profonda con gli antenati per comprenderne i meccanismi che sono le logiche profonde dell’esistenza.

Dal 31 luglio al 6 agosto si è tenuta nel Parco Nazionale del Pollino una SIA, ovvero una ‘Settimana Intima con gli Antenati’, dove per Antenati intendiamo tutti gli esseri che nella Storia dell’Esistenza sul Pianeta Terra e nell’Universo, sono nati prima di noi, appunto Ante-Nati. L’uomo è l’esito per ora finale di questa ‘Gravidanza Universale Cosmica’ che manifesta grossi limiti, sia nelle relazioni con altri umani ma anche con tutti gli Ante-Nati, perché, avendo sviluppato ed ipertrofizzato il codice razionale, si è allontanato molto dall’Origine, dalla Profondità dell’Esistenza, dal suo linguaggio più semplice, e proprio gli Antenati che sono più vicini a questa Profondità, che è Infinita Dinamica e Complessa, ci possono aiutare ad avvicinarci e quindi a vivere l’Esistenza con più armonia e fusionalita’.
La settimana è iniziata con un ascolto nostro in cui ognuno si dava dei nomi, legati alla Natura, in base a come si sentiva in quel momento o quello verso cui voleva andare, questo su suggerimento di Barbara. Poi su idea di Dario ci siamo avviati verso un gruppo di alberi che da lontano sembravano due palle, ma avvicinandoci si sono rivelati 4 maestosi faggi con tanti tronchi che partivano dal basso, a dimostrazione che la profondità, anche di una persona, per conoscerla nella sua complessità, dobbiamo avvicinarci, non la si può conoscere da lontano. E lì ci siamo divertiti a salire sugli alberi e giocarci tra i rami, sicuri dell’accoglienza di quei rami possenti. E la sera, al chiaro di luna, alcuni cantavano anche canzoni di Chiesa e lì mi sono sentito fortunato a stare in un contesto, come poteva essere quello della Chiesa, in cui ci sono i bambini e degli adulti che ti possono accompagnare, cosa oggi che non c’è più.
E fu sera, e fu mattino. Il giorno dopo, i Kanku-Sia del giorno, Dario e Cristian, ci hanno proposto un gioco molto bello, tipo il gioco della sedia, ma con i rami, in cui al vincitore è stato dato come premio una boassa, ovvero letame secco di vacca, ed anche lì è stata una occasione per fare teoria sulla ‘merda’, sulla sua importanza per il suolo, per riscaldare, ma anche è stata occasione per alcuni per immergersi nelle proprie parti ‘merda’ subite e che ci spingono a tornare all’humus, l’umiltà della terra. Poi abbiamo fatto una meditazione guidata da Enzo ed è stata una occasione anche per chiarire la situazione con Cetti, dato che la SIA è stata anche una bella occasione per fare chiarezza su alcune relazioni, per rimetterle in movimento su un piano di reciprocità, come è stato tra Isaia e Nadia, ma anche per altre situazioni.
Poi si è andati tutti a nanna presto per prepararci all’ escursione notturna.

È al buio che si vedono le cose per quello che sono, che sentiamo gli Antenati con altri sensi, gli odori, i rumori, i colori, la luna che gioca con le nuvole, il freddo, il bisogno di stare con se stessi, il vedere con i bastoncelli, cioè la capacità di vedere al buio e poi, arrivati su in cima, attendere impazienti e infreddoliti l’arrivo del Sole.

Sicuramente questa passeggiata al buio e poi l’attesa in cima del Sole, ci ha dato tanti elementi di teoria. Per me la bellezza di camminare al buio, coccolati dalla Luna e dal proprio silenzio, mi fa capire l’importanza e la bellezza dell’arco di sinistra del CEU, di quando attraversiamo il buio, se uno vuole può essere anche piacevole. Poi però bisogna fare il Salto Quantico Oltre, ovvero andare verso un nuovo giorno e qui per me ci sono stati tanti spunti di teoria. Ovvero, oggi siamo in chiaro buio dei punti di vista precedenti, lo sentiamo dentro ed il buio per certi aspetti è anche piacevole e giusto viverselo, coccolarsi, però per fare un salto quantico oltre nel CEU, questo costa fatica, la fatica di salire, la fatica del freddo intenso che anticipa l’arrivo del Sole, il fatto che ci sono le montagne che non ci fanno vedere subito il nuovo ed il calore che da esso ne deriva. In questo passaggio dalle tenebre alla luce cosa ci aiuta? La Teoria e questo Barbara ce lo ha trasmesso mentre aspettavamo, lo stare vicini, cioè il fare rete, la vicinanza di altri corpi, ma anche una Weltanschart, ovvero un’arte che spinge al nuovo, come può essere la musica o meglio il Ric.ant.are. (Ric.ontattare gli Ant.enati prima di ritornare nella Are.na esistenziale) che ci ha trasmesso Adalberto, oppure fare Chi-Gong per riconnettersi al proprio corpo, come magistralmente ci ha fatto fare Piero, cioè riprendere dei Me.Me. (mediatori metastorici) anche di altre culture che già hanno cercato una strada per arrivare alla fusionalita’ o per superare gli attraversamenti e arricchire il proprio CEU. Insomma tanti elementi importanti che non ci hanno fatto ‘disperare’ in attesa che la Terra girasse un altro po’ per rivedere il Sole.
Poi, stanchi, ma accalorati dal Sole, siamo scesi di nuovo a valle, prendendo ognuno un ‘essere’ che ci colpisse nella discesa, in cui i colori della Natura quasi esplodevano, dopo la salita al buio. Io ho preso un pezzo di legno ‘morto’ attaccato dal muschio, perché il muschio ha la capacità di attaccarsi anche a materiale duro, che può essere una pietra o un legno, da esso trarre nutrimento e trasformare quel materiale ‘morto’ in nutrimento per altri esseri. C’è stata anche un altro momento di teoria in cui abbiamo letto le pillole di Mariano e le abbiamo lasciate nel bosco.
Al rientro, dopo pranzo, ognuno ha dato il suo ‘ritorno’ riguardo all’esperienza vissuta.
E fu sera e fu mattino. Viaggio verso i Pini Loricati.
In questa escursione di giovedì 4 agosto siamo andati a trovare il simbolo del Parco Nazionale del Pollino, i Pini Loricati, alberi quasi millenari che si trovano sulle vette, laddove il faggio non riesce ad arrivare. Durante l’attraversamento del bosco ombroso, Piero ci ha spiegato un po’ i meccanismi del bosco, il fatto che gli alberi comunicano tra di loro attraverso le micorrize, funghi simbiotici delle radici che facilitano all’albero l’assorbimento dei nutrienti in cambio degli zuccheri che l’albero produce attraverso la fotosintesi. E in questo scambio profondo gli alberi sentono quando un altro albero è in difficoltà e mandano energie, per cui il bosco è una grande ‘rete’, una cooperazione intensa in cui nessuno si sente solo e da e riceve, quello che dovremmo diventare noi come ‘Comunita’ Globale’. Grazie a questa rete si crea l’humus, l’acqua non si perde, si creano i fiumi, che scendendo a valle in maniera ondanzante, e non come da l’uomo che vuole fusionalita’ lineare, arricchisce e nutre tutta la valle. Poi via via che si sale, il bosco si dirada, il percorso si fa impervio ed in cima svettano maestosi i Pini Loricati.
Sicuramente vedere questi alberi giganteschi sulla vetta è una sensazione forte. Seppur vederne molti morti, mi dà il senso che chi svetta troppo in alto si perde il vantaggio della rete e del rinascere ciclicamente come fa il bosco. Il pino loricato mi ha dato l’idea della embriogenesi, di questi punti di vista patriarcali, seppur imponenti, ma ormai moribondi, ma anche l’idea della teoria che guarda dall’alto che non è teoria che parte dalla profondità, è più uno standby, tipo dei monaci, di distacco dalle cose per poi reimmergersi nell’arena esistenziale. Certo che il Patriarca sembra veramente un grande Padre che veglia sul bosco e dato che è collegato al bosco, seppur cresce tra le rocce, è ancora un albero molto ‘vitale’. Forse che se la teoria si astrae molto e si scollega dall’esistenza muore, come i pini più in vetta, se rimane collegato alla Comunità, rimane vitale e diventa anche un grande Padre in cui ognuno di noi venti ha trovato modo di essere abbracciato e cullato. Insomma anche qui gli spunti di ‘Teoria’ possono essere tantissimi.
Anche qui dopo aver ‘visto’ dall’alto siamo scesi a valle, abbiamo trovato ristoro ad una fonte e siamo ritornati al rifugio ‘Biagio Longo’, ‘scopritore’ dei pini Loricati.
E dopo cena, attorno al fuoco, ci siamo messi a cantare.
E fu sera e fu mattino.
Venerdì è stata la giornata della ‘Teoria’ del Progetto Nuova Specie.
Un po’ tutti partendo da una pillola sulle psicosi abbiamo approfondito gli ommatidi del Progetto Nuova Specie, messi a punto da Mariano e dopo l’immersione tra gli Antenati, secondo me è stato bello ascoltare Piero ma anche gli altri e trovare un collegamento tra la ‘nostra’ Teoria e quello che succede in Natura, tipo il CEU, l’unità di crisi, il quadrangolare, il Graal, un linguaggio semplice che già è, ma è ampliato alle dinamiche ‘umane’, che quindi si può applicare a tutto. In particolare Piero si è soffermato sulla differenza tra il Dio umanoide che è perfetto e ci dà tutto, mentre noi siamo parziali e peccaminosi, e l’In.di.co. (Infinitum dinamicum complexum), che è all’origine della Gravidanza ed insieme a noi ed al nostro Jahvindico vuole Co-creare, dato che non ha già la soluzione, siamo anche noi protagonisti di questa Gravidanza dell’In.di.co. Nel pomeriggio c’è stato anche modo di ascoltare e ri-sciogliere la relazione tra Adalberto ed Elisa, accompagnati da Marinella in particolare.
Ultimo giorno, giornata di bilanci, ma il gruppo ha voluto regalarci un’altra visita guidata ad un sito archeologico molto importante, dove è stato ritrovato un graffito di un toro primordiale, insieme a delle ossa umane. È stato un ritornare al nostro ‘recente’ passato di Homo sapiens, in cui si viveva di caccia, si dormiva nelle tende o nelle grotte, in cui si vivevano anche dei ‘sentimenti’. Infatti mi ha impressionato che nelle tombe ci fossero delle coppie, uomo e donna, a significare che la relazione in vita tra i due è stata profonda e doveva durare anche dopo la morte. Anche la grotta ci ha dato modo di gustare il fenomeno della formazione lentissima di stalattiti e stalagmiti e di quanto tempo ci vuole per il loro incontro a formare delle colonne.
Poi ci siamo avventurati nel bosco, alla ricerca del ristorante dove mangiare ed anche questa è stata occasione di dinamiche, in particolare con Liam, che fa difficoltà a staccarsi da Gabriella, ma aiutati da tutti, l’eroico Liam è riuscito ad arrivare alla meta senza la mamma.
Bello farsi un bagno nel fiume con Piero, prima di pranzare e prima che la pioggia arrivasse a benedire i nostri sforzi. Dopo pranzo alcuni sono ritornati al fiume e poi siamo rientrati alle macchine per tornare al rifugio. Nel mentre, Akira ci faceva uno scherzo nascondendosi nel bosco.
Finalmente al rifugio, ognuno ha fatto il suo bilancio esprimendo le cose belle e le criticità del progetto, i propri vissuti, ma anche le prospettive che si vuole dare, aiutato dai conduttori.
Ma non è finita qui. La domenica, grazie alla generosità e conoscenze di Teo e Marinella, dopo aver dato una pulita al rifugio, alcuni di noi siamo andati a fare rafting nel fiume Lao, un fiume che ha creato grazie alla forza dell’acqua, delle gole impressionanti, rocce che cadono a strapiombo nel fiume, cascate bellissime, il fiume a tratti ‘vorticoso’, poi improvvisamente calmo e ci faceva gustare il panorama attorno. Per me è stato anche un po’ ‘sentire’ come vivevano gli Antenati dell’uomo che vivevano quei posti e navigavano questo fiume, e mi sono sentito fortunato nel poter ‘rivivere’ questa esperienza che è già dentro di noi.
Non volendo lasciare quei posti siamo andati a fare una pizza e siamo rientrati al rifugio, gustandoci un cielo incredibilmente stellato.
Mi sa che è tutto. È lunedì. Ora è proprio ora di rientrare a casa.
Filippo

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