S.I.A. Settimana Intima con gli Antenati, bilancio di Gabriella.
Il ritorno a casa
Il ritorno a casa è stato strano. Come se quella settimana fosse la realtà, e qui a casa io dormissi.
Sognando che la libertà di esprimerci come facciamo alla Fondazione sia universale, invece torni e ti scontri con i soliti schemi.
Nel viaggio di ritorno dalla SIA in macchina con Piero e Dario si parlava della solitudine delle persone che partecipano a questo progetto. Ed è vero. Io mi sento una di quelle persone sole.
Eppure me la ricerco la solitudine. Eppure sto bene da sola. Eppure… È vero? O è un’altra storia che mi racconto? Ho un equilibrio?
Sto mettendo in discussione tutto. Dopo la prima settimana al villaggio con la SPESE ho messo in discussione l’arte. Sono stata male (sto ancora male) perché sto distruggendo ciò che mi tiene in piedi. Il creare attraverso l’arte mi connette con ciò che la Fondazione chiama Indico, ma non è più sufficiente. Sto collegando l’arte alle persone tramite dei corsi in ospedale, e sento che mi dà moltissimo. Ma è sufficiente? A che livello di connessione riesco ad arrivare? Devo cambiare qualcosa. Devo andare più a fondo.
Alla SIA invece ho ripreso la mia connessione con la montagna. Questo richiamo ancestrale che sento forte dentro di me era la mia via di fuga prima dell’arte. E me ne sono resa conto solo durante questa settimana. Allora qual è la soluzione?
Ho paura che anche la Fondazione possa diventare una nuova via di fuga per me. Molti che entrano nella Fondazione non ne escono perché forse è la loro via di fuga? Sono accolti e si possono esprimere. E fuori? Come state al di fuori della Fondazione? È solo un’altra illusione?
Il creare, la connessione con la natura e con le altre persone ci fa sentire parte del Tutto.
Un poco sto cambiando. Sono tornata dalla SIA e mi sono fermata da mia sorella. L’ho abbracciata. Lei mi ha fatto pat-pat sulla schiena (come il buon papà ci ha insegnato XD) e io ho stretto di più l’abbraccio e ho riso. In famiglia non ci si abbraccia. Forse ci siamo abbracciate sul serio solo un’altra volta dopo qualche tempo che morì mamma.
Stavolta non mi sono sentita rifiutata e ho riso.
Ho deciso di portare me stessa fuori dalla Fondazione, anche se è difficile.
Non volevo scrivere un bilancio della settimana in questo post. Non so se va bene questo flusso di pensieri.
Sto cercando di andare più a fondo in me stessa. E anche se sento un mattone sul cuore, sto bene e ringrazio per questa esperienza di crescita che è stata la SIA, e ringrazio tutte le persone che hanno scambiato con me più profondamente (abbracci, chi ha ricercato la mia storia ed è stato caparbio a non mollare se non parlavo, chi ha giocato e scherzato con me, e anche chi urlando mi ha bloccato e fatto piangere. Ci sta tutto).
Cerco i frutti fuori.
E come un fiume che scorre, anche la nostra vita deve scorrere, senza fermarci alle fosse stagnanti…
PS: mi sono appena accorta che all’interno della SIA ero un nibbio, e il significato che gli ho dato è “ritorno a casa”. Ho dato a questo post lo stesso titolo senza pensarci, quindi qualche connessione al tutto c’è.
Gabriella