“…mi sono sentita parte di un qualcosa di più grande…”
Valenzano, 22/05/2023
La celebrazione di San Nicola è appena trascorsa e da quando ho iniziato a studiare la storia della città e a raccontare ai turisti stranieri aneddoti e curiosità sulle abitudini baresi, mi inizio a sentire un po’ più creatrice della mia storia in questa città. E quest’anno ero pronta ad organizzarmi e a vivere la tre giorni dedicata al Vescovo di Myra col mio “passaporto” di cittadina di Bari, per le strade della città, partecipando alla serie di eventi previsti dal programma ufficiale.
Le cose invece sono andate diversamente e in realtà si è realizzato ciò che a lungo ho desiderato in cuor mio: vivere la festa da barese, a casa di qualcuno, con relazioni significative per me.
Intanto da quando Alessio ha deciso di buttarsi e lasciarsi alle spalle tutto, mi è arrivata con potenza una spinta. A vivere. Lo so che sembra assurdo, ma mi sono sentita parte di un qualcosa più grande rispetto all’ordinario, al tempo, alle responsabilità, a ciò che viene misurato. Così ho iniziato a vivere questo territorio in maniera diversa, a scambiare per il piacere di sentirmi parte di un gruppo, per raccoglierci anche attorno agli adolescenti che hanno sentito un vuoto e a farlo in maniera continuativa. Certe tematiche, almeno per me, stavano in una bolla, anche soltanto il confrontarmi col tema del suicidio mi lasciava un grosso vuoto, un senso di ignoto, domande forse, ma sempre senza risposta. Non è che adesso abbia delle risposte, ma col dolore un po’ di più ci so stare. E il territorio di Bari è stato inevitabilmente coinvolto da vicino in questo arco di sinistra.
A una settimana dalla tanto attesa festa di San Nicola, è tornato l’invito al Gruppo Bari a casa di Maria Antonietta, un’altra forestiera che avevo poco incontrato fino ad ora. Famiglie vicine e anche lontane si sono unite a questa giornata incerta, ognuno con un piatto della tradizione: riso patate e cozze di Marina, il Pan brioche di Angela, il calzone di cipolla di Vito, la focaccia del panificio di Casamassima, per citarne alcuni. Mi ha commosso sentire la vicinanza dei ragazzi gli uni con gli altri, nel cerchio più stretto, e noi attorno, la delicatezza di alcuni momenti e il bisogno di entrare in relazione con Sara, sentendoci vicine a lei.
Dopotutto, Caro San Nicola, se è vero che sei anche il protettore dei forestieri, di chi non ha una terra o una terra non la sente più o di chi non ha un territorio o non ne sente il valore, o ancora di una terra come quella barese a quei tempi, nell’undicesimo secolo, in cui era stato necessario creare una novità trafugando le spoglie di un Santo per riportare qui a Bari ricchezza e successo in una città oramai decadente, mi sento di ripartire proprio da qui. Stiamo provando a ripartire dalle relazioni umane, dai nostri limiti, da una città soprannominata la Porta d’Oriente, che ha beneficiato nei secoli del susseguirsi delle dominazioni ma quasi sempre ricevendo qualcosa in cambio, per la posizione strategica. La ricchezza di oggi potrebbe essere la profondità delle relazioni, qui o altrove, non ha importanza; questo forte negativo ci sta aiutando a guardarci attorno e accompagnarci, per quanto possibile, a partire dalla specificità di ciascuno di noi.
Veronica