Primo incontro a tutto G.A.S. Zatterina!

Atlan-Damanhur, 11 febbraio 2023, dalle 17 alle 21
In presenza:
Volpe, Alce, Impala, Idra, Facocero, Enrico, Cardellino, Boa, Pernice, Iride, Saturnia e, Special Guest dal Veneto, Alberto e Stefano
Dalla forma piatta:
Titta, Silvia, Barbara, Giovanna, Betta, Amerigo, Graziana, Emanuela G.
Facciamo un po’ di storia dei GAS ed è molto bello, anche per chi conosce un po’ di più il metodo, recuperare parti inedite, un po’ un’Isola dei Feaci con questo tema, attingendo ai ricordi di Titta e Giovanna, con aggiunte da parte di tutti.
Il calore cresce in modo graduale e si sente la disponibilità anche di chi sta vivendo un negativo forte, perché già il solo fatto di stare non è una cosa scontata ed è preziosa e un aiuto per tutti a vivere l’esperienza più in profondità.
Nella prima parte cerchiamo di portare il senso per chi si avvicina all’esperienza per la prima volta di fare il gruppo, e portiamo alcuni elementi sull’ommatidio del Graal. Applichiamo praticamente due fasi, quella dei pensieri e quella delle comunicazioni, commentandole. Il tempo vola, dopo la pausa ripartiamo con una canzone scelta insieme per mettere di più in gioco il corpo, un piccolo ingresso più nel biorganico. Scegliamo “È nata una stella” e ancora altre canzoni ci fanno toccare maggiormente parti profonde e commoventi e attivare qualche avvio di immersione e spunto di teoria insieme. L’incontro è denso e nutriente per tutti e c’è il desiderio di ritrovarci.
Alcuni di noi, insieme ad Alberto e Stefano, si fermano a cena. La loro presenza è uno stimolo allo scambio, è bello poterlo fare sia a cena sia il mattino dopo, prima della loro partenza, raccogliendo gli stati quiete dei presenti.

1 Commento/i

  1. Facocero

    Il primo GAS zatterina (in onore di Zattini !?:)) è stata un’esperienza piuttosto lenta, a tratti faticosa, sembrava “non partire mai”. Non sono abituato a tempi lunghi, non sono abituato a stare troppo a lungo in un processo dove sembra che non accada nulla di significativo. Neanche dopo che è stato spiegato ho ben capito di cosa si tratta, e qual’è il suo scopo. E poi una eterogeneità di presenze, quasi un disagio, quel disagio che ti fa pensare” io che ci faccio qui”.
    …poi mentre sto ancora pensando e vivendo quello che scrivo, contemporaneamente mi ricordo, mi acquito, man mano mi collego, e lascio scorrere, mi faccio scorrere, arrivo anche io.
    E diventa un procedere, un partecipare, un essere in collegamento, non c’è più tanto l’urgenza di sapere, di capire; a un certo punto è diventa la curiosa attesa dell’accogliere le sorprese che ognuno stava portando facendole emergere da dentro di sé, a disposizione del cerchio.
    Man mano l’attesa della mente, ha lasciato lo spazio all’attenzione, e alla presenza di qualcosa di più prezioso…

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