Papà, padre o babbo.

Papà, padre o babbo. Oggi è la tua festa. Tu papà sei stato assente e distaccato, entravi in relazione con me solo per dirmi cosa NON dovevo fare. Mi sei mancato molto nelle tue parti più dolci, nel vedermi con gli occhi di un adulto amorevole. Ma il vero padre è stata mia madre, il padre padrone che più mi ha oppresso. Oggi ancora mi trovo a fare i conti con questo maschile, che è onnipresente: il faraone finanziario che pretende efficienza e velocità, la voce più alta che si impone sui più fragili, l’esclusione delle diversità o anche solo di idee opposte, gli equilibrismi da mantenere per non rompere schemi consolidati, i pregiudizi, la freddezza, il rifiuto, il non ascoltare. Il maschile pervade.
Oggi, in questa giornata della festa di un papà monco, mi impegno dentro di me a fare un altro passo per partire da me. Parto da questo grande dolore verso un maschile troppo imperante, per cercare di accettarmi per quella che sono anche quando ancora mi sottometto, o quando cerco di liberarmene in modo disarmonico, per cercare di spezzare questa catena di maschile che potrebbe portare i miei figli al disagio, per godere comunque delle gocce d’amore e di opportunità che mi arrivano, per preservarmi dal negativo.
Festeggio oggi il mio maschile al servizio del femminile
Elisa

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