Grazie Nico, mi hai fatto sentire il mio Jahvè.

Mi è arrivata adesso una tua foto con tuo padre e tua madre mentre ascoltate il Ma.Bi.Ma. e ho sentito una forte stretta al cuore e alla pancia.
Ci sei ora tu nella mia vita e ho paura di perderti. Sei per me un enzima potente che mi costringe ad essere più adulta, mi hai scaraventato nell’intricato mondo adulto che io non volevo vedere, e mi hai accompagnato a sentire il vuoto della mia mancata maternità.
Sei il figlio mio, ontologico, vivo in me. È proprio come se ti avessi partorito io e adoro Annamaria che l’ha fatto per me 32 anni fa, proprio quando io piangevo e sentivo dei dolori potenti alle ovaie perché il corpo reclamava di essere soddisfatto. Mi illudevo persino di rimanere incinta senza avere rapporti sessuali. Tu questo lo sai, te l’ho raccontato in una delle nostre mattine quando ti commuovevi con le mie canzoni stonate o con i miei racconti.
Non ti voglio perdere come ho perso tutto ciò su cui avevo puntato e che ho amato incondizionatamente.
Mi hai fatta sentire finalmente “mamma”. Ed è bello. E ho sentito naturale aiutarti a fare la doccia, nutrirti, giocare con te, farmi abbracciare da te. Hai fatto da quarta dimensione tu per me, amore mio. Conosci i miei bisogni prima ancora che io li dica. E ho sentito l’amore. L’amore che si può dare forse ad un figlio. Benedico i tuoi genitori.
Quando dormivamo insieme, non ti addormentavi fino a quando io non dormivo e, quando ci svegliavamo, mi riempivi di baci. “Signora bella, quanto ti devo per tutto questo?” mi hai dato tanto! Compresa la capacità di fare teoria senza paura, senza schemi. Sono quello che io già sono.
Ero pronta per te e non lo sapevo. Abbiamo stabilito un patto relazionale secondo i nostri bisogni, senza barare amore e mi sento più libera. So che c’è ancora tanto lavoro da fare per entrambi. So che ci riusciremo. Sento che possiamo farcela insieme. Francesco è stato molto importante per te, per noi, ma io voglio parlare di me e di ciò che sento.
Non smetterei mai di baciarti e di portarti in giro a fare shopping! Non smetterei mai di guardare il mare insieme a te. Abbiamo fatto da quarta dimensione tu per me e io per te, ha vinto la tua sensibilità e io ho messo fuori la mia parte creativa quando inventavo dinamiche sul momento e ti divertivi un sacco.
Ora ci vuole un buffering più libero per entrambi. Un buffering femminile che sappia accogliere meglio le nostre gravidanze del negativo. Mi hai insegnato l’autoreferenzialità perché mi hai aiutato a mettere da parte le sciocchezze, il vecchio, le complicazioni della mia casiglia.
Tu hai visto, hai visto come è facile per me tornare indietro sulle stupidaggini e sui vissuti che non mi nutrono.
Ti ricordi le mie applicazioni per il C.I.A.K.? Sei stato la mia cavia e ti divertivi e comprendevi perché la tua teoria è profondissima. Aspetto solo che ti risvegli, che lasci le rappresentazioni, che le lasciamo entrambi perché ci fanno sentire radicati in un mondo che non è il nostro, Nico, non ci appartiene perché noi siamo istintivi, viviamo di pancia e di emozioni, sembriamo esagerati, ma i giudizi li fa chi non sente se stesso e si rivolge all’esterno perché è privo di profondità.
Il più bel regalo? Mi hai fatta sentire il mio Jahvè. Lo custodisco, è un sentire, è piccolo e mi hai aiutato a mettere un muro tra il mio esterno e il mio interno.
Grazie Nico
Sabrina

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