Armonia di perle
Stanno per esaurirsi le dispense della cultura embriogenetica contadina e per sterilizzarsi i meccanismi sottostanti. Nemmeno il faraone finanziario potrà trovare e assicurare rimedi. È necessario un passaggio fetogenetico. Mariano Loiacono
Buon giorno Mariano. Queste parole mi fanno ben sperare. Io per adesso attorno a me vedo tanto disagio, le persone sono smarrite, la solitudine le attanaglia, hanno paura e non hanno riferimenti. Le istituzioni embriogenetiche non danno risposte e se le fanno sono troppo parziali, frammentate. Il nuovo c’è io lo sento. Esistono individui di buona volontà che credono che è possibile vivere, è possibile trovare strade e sentieri da percorrere ma serve la fetogenesi, è indispensabile. Siamo in un momento storico delicato, le minacce d’aborto ci sono ma io credo nella GUK e credo nel fatto che si farà tutto il possibile per non abortire. Anche se io ancora non lo vedo e non lo vivo. Lo sento! Ci vuole un cambio di rotta! Grazie per tutto quello che mi hai trasmesso, mi trasmetti e mi trasmettersi. Ci vogliamo bene.
Un po’ di settimane fa ho visto questo nuovo cartone animato. Niente di eclatante, però mi ha colpito il fatto che sono in un mondo che è l’organismo di una creatura, la loro vita era fondata sull’usare un’unica risorsa che era, per quell’organismo, un cancro che l’avrebbe distrutto da un momento all’altro. Mentre questa famiglia si mette in viaggio per tutelare questa risorsa, si accorge che li avrebbe portati tutti a morire, che facevano parte di un organismo e compiono un cambio di rotta e tutto rivive. Certo sarebbe bello fosse così semplice, era un cartone. Credo però che i messaggi passati in questo modo abbiano un grande potere come nelle favole. Ci vogliono occhi per guardare, orecchie per ascoltare e una profondità per sentire.
Marinella
Caro Mariano, grazie per aver condiviso queste riflessioni, è una cosa che dovremmo fare più’ spesso tra di noi, proprio su queste tematiche che nascondono tanti tabù, ci farebbe crescere molto.
In questi giorni sto rielaborando alcuni aspetti sulla sessualità e mi sembra che questo scritto bellissimo è arrivato proprio a fagiolo.
Ecco alcune mie riflessioni: prima di entrare nel mondo della sessualità per essere riconosciuti, sarebbe opportuno riconoscersi prima da sé. La ricerca del riconoscimento all’esterno copre dolori antichi, di non riconoscimenti ricevuti dalla famiglia d’origine e che non abbiamo ancora sanato. Così li pretendiamo spasmodicamente dagli altri, e la prima via più facile è proprio il sesso.
Se entriamo nella sessualità con il bisogno di essere riconosciuti, allora ecco arrivare la fusionalità lineare, la fretta di annaffiare, le carezze che sono carta vetrata sul velluto, toccare l’altro come un trattore che ara la terra. L’ascolto e il sentire si sciolgono sotto i colpi della velo-voracità. Che sofferenza questa impossibilità, questo non poter essere sentiti nei tempi, nelle profondità, nelle emozioni.
E invece quanto bello è se si può entrare in relazione con l’altro, nella sessualità come essere abbracciati dentro l’universo, ognuno per sé, ma profondamente collegati.
Se abbiamo avuto il coraggio di farci vedere per quello che si è anche con l’altro, questo è il massimo riconoscimento di sé stessi, costruendo con fiducia la relazione. Non ho più paura di quello che sono, anche delle mie schifezze, mi posso abbandonare. “Io sono quello che solo io già sono” è fondamentale per la sessualità.
Elisa
Condivido pienamente che la cultura contadina, almeno qui in Occidente, sta esaurendo le sue dispense ed il faraone finanziario non è altro che una estrema espressione di un punto di vista embriogenetico sulla esistenza, in cui domina la specie uomo con tutte le sue contraddizioni, parzialità, incapacità di vedere e sentire il globale (almeno come espressione del modello epistemologico ‘europeo’ che poi è diventato quello dominante). Sicuramente la Fondazione Nuova Specie ha risposte epistemologiche più adeguate rispetto ai cambiamenti in atto, anche per integrare il faraone finanziario che oggi sta desertificando tutto, rendendoci solo sterili ‘produttori’ e ‘consumatori’ di merci, con tutti i danni e ‘allontanamenti’ da una ‘armonia’ e senso del globale che un po’ con le vecchie epistemologie (religiosa e cultura contadina) era preservata. Spetta a noi fare da cerniera verso la preservata. Spetta non mi pare sarà un passaggio scontato, ma sarà frutto di scelte concrete, capacità di saper fare Teoria e inserirsi sempre più nell’Universo, sentendoci parte co-creatrice di questa GUK (gravidanza universale cosmica).
Filippo