Un Ma.d.nu.s. a Serra San Bruno, racconto a più mani del viaggio.

Per me è un voler ribadire che in questa fase fetogenetica è fondamentale mettere al primo posto l’albero della conoscenza senza scinderlo dall’albero della vita, come hanno fatto i contemplativi, verso i quali nel 1966 volevo approdare dalla scelta missionaria. Spero di rientrare con una crescita in più e molto determinato a verificare l’albero della conoscenza negli aspiranti MADNUS di ambedue i generi

Si parte

Sabato mattina, 22 ottobre 2022, siamo partiti in macchina, Barbara, Mariano, Annamaria, Giovanna, Pernice, Akira alla volta di Serra San Bruno, in Calabria, per visitare la Certosa voluta da San Bruno, fondatore dell’ordine monastico contemplativo dei Certosini. Per noi è stata una bella sensazione, accompagnare Mariano a visitare la Certosa dove un tempo aveva desiderato dedicare la propria vita alla contemplazione, diventando un monaco trappista. Mariano amava la contemplazione e di conseguenza era attratto da quel tipo di vita molto solitaria e tutta concentrata solo sulla meditazione, contemplazione. Per fortuna la scelta è stata diversa cioè, diventare missionario comboniano, ma di spirito trappista. E oggi, a distanza di 50 anni circa, posso dire che ha mantenuto fede alla sua scelta, alla sua missione, nello stesso tempo ha arricchito la sua vita stando nella realtà.
Altro scopo di questo viaggio è stato quello di fare visita alla coppia Teo, Marinella e Domenica, per dare un contributo alla nascente associazione Calabria. Altro scopo di questo viaggio, è stato, come sempre Mariano fa, l’accompagnamento dei componenti della macchina a fare un cambiamento. Di conseguenza, sia il viaggio di andata che quello di ritorno è stato dedicato a noi.
Giovanna

Benvenuti in Calabria

Sabato 22 ottobre del 2022, Laino Borgo, a casa MariTeo, Domenica, Lady e Oscar, i due micetti che da qualche mese ci fanno compagnia qui a Laino borgo, è arrivata una macchina piena di… Co-creatori di Nuova Specie, ovvero, Mariano, Giovanna, Barbara, Annamaria, Penice e la sempre splendida ed affascinante Akira.
Per me, Teo, è stato molto bello ed emozionante vedere la mitica ed ineguagliabile Toyota grigia, percorrere le strade del mio paesello nativo in cui la vita, proprio come i due fiumi che lo attraversano, scorre lenta, inesorabile e sempre uguale. Vedere tutta questa gente a cui sono profondamente legato venire a farci visita è stata la più grande e bella benedizione che la vita mi avesse potuto fare.
Barbara, Giovanna ed Akira già c’erano state a farci visita, ma per Pernice, Annamaria (la nostra conterranea) e Mariano è stata la prima volta. Le emozioni dentro di me erano un turbinio di felicità e di festa, non capita tutti i giorni di poter ospitare colui che per me ha un immenso ed ineguagliabile valore umano, in questo mondo in cui tutte le varie epistemologie hanno da tempo ormai esaurito i loro dogmi, accogliere l’epistemologo globale non ha prezzo per le mie emozioni di umanoide in crescita.
Sia durante che dopo il pranzo ci siamo scambiati amorevolmente dei pensieri e doni che hanno arricchito la nostra casa.
Nel pomeriggio, alle 16, è iniziato l’incontro dedicato all’associazione nascente. Noi abbiamo pensato di invitare ed incuriosire alcune persone del paese che ci erano sembrate più sensibili ed aperte a nuove conoscenze.
Tra gli ospiti, per delineare e capire chi potessero essere i soci fondatori della futura neo nascente associazione, vi era anche Antonio da Cosenza, l’unico a partecipare di tutte le persone del territorio, che hanno conosciuto e giovato del Pro.Nu.S., da noi invitate.
Mariano ci ha mostrato sul campo il suo essere un magistrale Ma.d.nu.s., interagendo con tutti i presenti, immergendosi con tutto il suo Graal, ed utilizzando tutto il C.E.U. Ha iniziato il pomeriggio facendo una bella ed interessante teoria sull’Ameba, ossia un organismo unicellulare, fatto di prolungamenti irregolari che usa per muoversi e sopravvivere, senza creare alcun intreccio e tanto meno alcun tessuto, paragonandola alla Calabria e ai Calabresi.
La Calabria è una regione rimasta legata a schemi della cultura contadina, quindi ancora i suoi territori sono incontaminati e pieni di bellezze naturali e nello stesso tempo è una terra che non si lascia contaminare in positivo e invadere, come un Ameba, vivendo ancora una vita fatta di vecchi e superati schemi, seppur buoni, senza riuscire a creare relazioni né con l’esterno né addirittura fra noi calabresi stessi, senza creare alcun tessuto.
Le prospettive nate sul campo, per la nascente Associazione, sono quelle di creare innanzitutto rete tra di noi e con le associazioni del dipartimento sud, in particolare con la Sicilia e la confinante Lucania. I soci fondatori sono già stati nominati, ma sarà una sorpresa che sveleremo al momento dell’atto formale.
L’incontro ci è servito moltissimo per chiudere con il senex e chiarire meglio lo juvenis, semplificando il nostro procedere, sia rispetto al nostro percorso personale, che dell’associazione che dovrà nascere. Ci ha aiutato a partire più leggeri e con molta più determinazione.
Il nostro intento è di costituire l’associazione per la festa della G.U.K., con l’augurio di poter essere cocreatori ma.d.nu.s., non tanto per la crescita del territorio, ma per la crescita di ognuno di noi che ne farà parte.
Poi finita la cena ci siamo comodamente arrangiati per il riposo notturno, ed ognuno di noi è riuscito ad avere il suo giaciglio, compresa Akira, nonostante la presenza di Oscar e Lady, nella nostra piccola e scomoda casetta.
L’indomani la sveglia è suonata presto per proseguire l’emozionante ed intenso viaggio verso Mongrassano prima e Serra San Bruno dopo, in sette più Akira dentro la mitica ed ineguagliabile Toyota grigia.
Con affetto Teo, Marinella, Domenica, Oscar e Lady

Puntatina a Mongrassano

Come stabilito la sera, alle 8.30 siamo pronti per partire verso Serra San Bruno. Tutti insieme nella mitica Toyota partiamo, ci aspettano tre ore di viaggio, così almeno io pensavo… L’ Autoterapia inizia con l’ascolto del nostro stato quiete siamo in sette e quindi occorre un po’ di tempo, dopo circa un’ora di viaggio la mitica Toyota prende l’uscita per Tarsia, mi sale l’emozione e anche un po’ la paura. È l’uscita che porta anche al paese dove sono nata, gli altri sorridono un po’, giocano e intanto è ormai chiaro che stiamo andando a Mongrassano. Mi sento contenta, in questo posto ho tanti ricordi della mia prima infanzia, ci dirigiamo verso la casa che è rimasta proprio come nei miei ricordi. Comincio a raccontare di me bimba e Mariano mi accompagna in un rito, proprio su quella scala dove, a poco più di due anni, sono caduta con in braccio un bottiglione di olio, la grossa cicatrice che ho sulla coscia sinistra me lo ricorda ogni giorno. Racconto come è successo, sempre più chiaro vedo che già a quell’età avevo bisogno di fare cose per l’esterno, per essere inclusa e voluta bene dalla famiglia di mia madre. È doloroso… Mariano mi accompagna a tornare bambina e a riconsegnare a mia madre “Giovanna”, questa mia ferita ontologica. Mi chiede di scendere quelle scale e sputare su ogni gradino, all’inizio ho fatto difficoltà poi ad ogni gradino sentivo che stavo facendo uscire da me rabbia, delusione e dolore. Alla fine del rito ho portato con me alcuni oggetti che erano davanti alla casa, tra cui dei vecchi chiodi, che erano sulla scala e che Barbara li ha visti come quelli che mi hanno inchiodato per tutti questi anni. Poi siamo andati al bar della piccola piazza a festeggiare, io mi sentivo leggera leggera. Ringrazio, in primis Mariano, per questo rito di liberazione che ha condotto per me e, tutti i presenti, che ho sentito come un’amorevole famiglia, che mi vuole bene pure che faccio schifo, anzi me ne vuole di più. Grazie.
Annamaria

Un Ma.d.nu.s. a Serra San Bruno

Domenica 23 ottobre scorso siamo andati a Serra San Bruno, un comune del sud della Calabria, confinante col territorio dell’Aspromonte.
Mariano, accompagnato da Barbara, Annamaria, Pernice, Giovanna, Marinella, Teo e Akira, ha chiesto di fare questo viaggio per poter visitare il posto in cui San Bruno, monaco tedesco fondatore dei Certosini, ha passato la parte conclusiva della sua vita e dove ha fondato, nel 1094, una importante Certosa, tuttora abitata da un gruppo di monaci certosini.
Mariano, infatti, nella sua adolescenza, quando era ancora nel seminario dei Comboniani, ha vissuto una crisi rispetto alla scelta se restare nei Comboniani oppure entrare nell’ordine contemplativo (trappista o certosino). Alla fine scelse di rimanere nei Comboniani ma con “spirito trappista”.
Visitare Serra San Bruno significava per Mariano fare un rito di passaggio, come lui stesso ha scritto in un messaggio inviato alla rete prima di partire: “Per me è un voler ribadire che in questa fase fetogenetica è fondamentale mettere al primo posto l’albero della conoscenza senza scinderlo dall’albero della vita, come hanno fatto i contemplativi, verso i quali nel 1966 volevo approdare dalla scelta missionaria. Spero di rientrare con una crescita in più e molto determinato a verificare l’albero della conoscenza negli aspiranti MADNUS di ambedue i generi”.
Arrivati a Serra, dopo aver pranzato in una trattoria con ottimo cibo locale (pranzo offertoci da Mariano), siamo andati alla Certosa dove ci aspettava una guida che ci ha accompagnato a fare una visita alla parte accessibile della certosa: alcune stanze adibite a museo in cui sono stati ricostruiti alcuni ambienti tipici della certosa, non visitabili dal vivo: una cella, una gigantografia della chiesa, ecc.
Non è infatti possibile visitare la certosa dal di dentro, tranne che per richieste eccezionali, e solo da parte dei maschi, durante le celebrazioni religiose; per le donne è proprio vietato entrare. La guida, con tipico accento calabrese, ci ha spiegato alcune delle caratteristiche della vita quotidiana di un certosino: il lavoro, la preghiera, la solitudine, il silenzio, ecc.
Ci ha anche detto che San Bruno ha sì fondato quella certosa, ma lì non ci ha mai vissuto, avendo collocato la sua cella in un bosco distante un chilometro, che siamo andati poi a visitare.
Lì abbiamo fatto anche un piccolo rito per Mariano, che prima ha voluto sputare nella cella di San Bruno, proprio per voler chiudere con questo punto di vista che ci ha crocifisso per secoli, e per andare al di là di questa soluzione storica che è un senex ormai per il mondo di oggi. Abbiamo poi concluso con un piccolo gesto fatto con delle pietre trovate sul posto, ricalcando il simbolo della congregazione in senso capovolto, dandogli un significato più globale.
Cosa mi ha colpito di questa visita? Innanzitutto mi ha fatto riflettere sul senso di questa chiusura dei monaci che vivono nella certosa, in rapporto al mondo di oggi. Mi chiedo: la scelta contemplativa come poi ritorna alla esistenza in cui viviamo, con i suoi problemi, le sue contraddizioni, le sue sfide?
Forse per il periodo storico in cui è nata, aveva anche un senso diverso, ma oggi che senso può avere un albero della conoscenza scisso dalla esistenza?
Rispetto a questo, ho colto ancora più chiaramente quanto il Progetto Nuova Specie va oltre: la teoria, la contemplazione, la conoscenza sono strettamente intrecciate all’albero della vita, in un circolo di andata e ritorno continuo. Mariano ha da sempre collegato la vita alla conoscenza, la teoria alla prassi, prima di tutto partendo dalla sua vita a disagio, e poi da tutte le persone che ha incontrato, immergendosi nelle sfide e nelle situazioni più disperate e scartate, accompagnandole con un punto di vista più ampio. Così la conoscenza-contemplazione torna alla vita e la sana, la salva. Ma quale salvezza può esserci in una contemplazione scissa dal ritorno all’albero della vita, scissa dal disagio del mondo di oggi, dalle emergenze in atto?
Di fatto, il rito di Mariano per me ha avuto un altro significato. Mariano con San Bruno e con i contemplativi c’entra poco o niente! Perché lui da sempre ha messo insieme vita e conoscenza, e tuttora continua a farlo. Anzi, adesso, grazie al suo essere sempre più un MADNUS (Maschile di Nuova Specie), ha sviluppato ancora più arti per centrare l’obiettivo in maniera chiara, per spingere ed accompagnare in una modalità decisa, diretta, insieme al suo grande femminile che coglie, che accoglie, che apre.
Quindi, secondo me, questo rito per Mariano è stato un modo per verificare ancora di più sul campo, in una Calabria non semplice e “amebica”, come lui l’ha definita, la sua crescita di Madnus e il suo sapere circolare in tutte le parti del CEU.
A me tutto questo mi fa ancora di più sentire la necessità di crescere nel mio insieme vita-conoscenza all’interno di questa esistenza, ed in collegamento con la Gravidanza Kosmica Universale.
Barbara

Viaggio di ritorno, è tempo di S.qu.o.

Casa di Teo e Marinella, Calabria con vista sul Pollino: un luogo incantevole.
È lunedì mattina, 24 ottobre, ci alziamo intorno alle sette. Riordiniamo le stanze e intanto cantiamo In.Di.Co. mio.
I due intensi giorni trascorsi insieme si sentono nell’aria, si vedono sui nostri volti addolciti. Mentre facciamo colazione insieme, ci ascoltiamo per donarci i nostri vissuti e salutare gli ospiti così generosi e disponibili. Fuor di dubbio che ci lasciamo arricchiti di amicizia e di esperienze, di prospettive che M. ha messo a fuoco ed elargito con una globalità specifica.
Lungo il viaggio di ritorno nella mitica Toyota, testimone anche Akira, il bilancio di ognuno è volto ad estrarre e cogliere elementi necessari per il proprio e altrui Salto Quantico Oltre.
Instancabile il glob-cettore di Mariano che ci guida magistralmente tra i codici del nostro Graal e le situazioni della A.L.L.E., mentre Barbara ci guida attenta verso il ritorno al Villaggio.
Sento fiducia, sento il desiderio mio e delle altre viaggiatrici di lasciare vecchie posture e atteggiamenti per crescere e permetterci di circolare nelle parti del C.E.U.
Emergono cose concrete da fare, cose che anche ci scomodano e, certo, non può essere che così, visto che stiamo progettando cambiamenti, sperimentazioni e non certezze.
Mariano è definito e inequivocabile: ora, lasciato anche S. Bruno la sua direzione è MA.D.NU.S. macchinista della locomotiva, senza fare ‘sconti’ ad alcuno, neppure a se stesso. Questo il suo Globale Massino da co-creatore.
Arrivati al Villaggio Q., le tredici circa, ancora una nota che ci ha commosse alquanto: Mariano propone di fare diventare la fedele Toyota un’auto per la terapia, collocandola in un luogo non ancora definito e utilizzandola a questo scopo, visto tutti viaggi che ha compiuto, i Virus, le dinamiche, tutti gli accompagnamenti che ha ospitato e contenuto. Più MA.D.NU.S. di così…
Pernice

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