TeoLab teoria sul posto di lavoro, 3 novembre 2022

In questa settimana sono in cucina con altre persone per preparare il cibo ai partecipanti a due importanti progetti di convivenza, la Finestra di Babich (al femminile) e l’Evviva (al maschile).
Con grande piacere sono venuta a sapere che in questa settimana si sarebbe svolta la TeoLab, un progetto molto interessante ideato da Mariano Loiacono, che prevede di fare teoria sulla vita, partendo da scritti, canzoni, aforismi proposti dai lavoratori stessi, sul posto di lavoro, partendo dal presupposto che la teoria può essere fatta dovunque e da chiunque.
Ho già partecipato altre volte e sono entusiasta di poter partecipare ancora, questi momenti sono preziosi durante il lavoro in cucina, in cui si è molto presi dal fare e dagli inevitabili angoli alfa (orari, controllo delle quantità ecc.) E potersi fermare per qualche ora (1 o 2) e riflettere sulla vita, insieme alle persone con cui si condivide, spesso, solo questo angolo alfa, è molto gratificante e ci aiuta a fare gruppo e conseguentemente a lavorare più in armonia.
La teoria di oggi partiva da un brano proposto da me, tratto da “Il profeta” di Khalil Gibran, che parla del matrimonio.
Quando Cindy, che oggi faceva la teoria prendendo coraggiosamente il testimone da Mariano, che lo aveva fatto per tutte le edizioni precedenti, mi ha chiesto di proporre un brano o altro da teorizzare, non ho avuto molti dubbi, e ho scelto quel brano, forse per la situazione personale che mi sto vivendo in questo momento della vita, riguardo al mio rapporto di coppia.
Infatti il brano risponde, attraverso le parole del profeta, ad una domanda sul matrimonio, e tocca gli aspetti che rendono una relazione sana, non opprimente, non deleteria, per i due soggetti che la vivono.
Cindy ha iniziato la sua teoria specificando che lo scrittore nel libro parla, in un altro capitolo, dell’amore, sottintendendo che non sempre il matrimonio corrisponde all’amore.
Inoltre, partendo anche da parti sue, ci ha spiegato di quanto è importante che in una relazione ci sia del vuoto, cioè uno spazio metaforico, per dare la possibilità ai due soggetti di vivere anche partendo da se stessi e non solo in funzione della relazione.
Inoltre, ha evidenziato il fatto che un “matrimonio”, inteso come relazione stretta e a volte indissolubile, non esiste solo in una coppia tra uomo e donna, ma anche tra un figlio e un genitore, tra una persona e il suo lavoro, o addirittura tra una persona e una dipendenza, per finire a quello con noi stessi, che è quello che dovremmo curare e nutrire di più.
Cindy è stata molto brava a riportare la sua teoria ad ognuno di noi che partecipavamo, ed anche a se stessa, facendoci vedere in qualche modo che potevamo cambiare direzione e nutrire di più la base della nostra piramide, il rapporto con noi stessi, anche se spesso per fare questo bisogna attraversare il dolore.
Ho iniziato ad emozionarmi, a scendere dentro di me quando, dopo avermi proposto di leggere il brano, Cindy mi ha pregato di iniziare di nuovo, facendolo con più calma ed attenzione, perché ha capito che lo stavo facendo con la testa e non con il cuore…
Da quel momento ho sentito che la teoria di Cindy era fatta per me, non solo per me chiaramente, ma è entrata nelle mie profondità, su misura per me.
Ho visto anche la commozione di quelli che assistevano insieme a me ed è stato spettacolo!
Vorrei dire a Cindy: “Missione compiuta egregiamente!” Ti sono veramente grata di questo momento di profondità!

Mirella

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