COME IO OGGI LEGGO L’AVVENTO

(stralcio dal corso DIN-AVV 22-11-04)
MARIANO: Oggi inizia l’avvento. Cos’è l’avvento?
PINA: Finisce l’anno liturgico e inizia un nuovo anno, inizia la preparazione al Natale.
MARIANO: Spero che i non credenti non vedono questo come un voler parlare di una fede confessionale. Io sto cercando di leggere anche la religiosità che ho vissuto, partendo dalla vita. Non bisogna rigettare qualcosa perché secondo noi è parziale. Ognuno ha diritto di prendersi le parti che gli servono o che giudica opportune. Volevo presentarvi come io oggi leggo l’avvento. Prendetele come informazioni, che neanche io sapevo, perché come uno sa come sono le stelle, può sapere anche queste informazioni. Ieri, con la festa del Cristo Re dell’Universo (ogni religione e verità è “psicotica” quando diventa universale, questo lo vedremo proprio durante il corso), è finito l’anno per la religione cristiana. L’anno della fede cristiana non termina il 31 dicembre, ma è terminato ieri, e finisce con l’immagine che il fondatore di quella religione è il re di tutto (le altre religioni direbbero lo stesso). Chi ci crede è buono, chi non ci crede è una informazione. Oggi, quindi, è il 1° gennaio. Come inizia l’anno liturgico, cioè l’anno della fede cristiana? Inizia con l’avvento. Che significa “avvento”? Significa “venire presso” e quindi anche “raggiungere”, ma se io vengo presso di te, l’altro cosa fa mentre io vengo? Attende, aspetta. Quindi oggi è il giorno in cui ognuno di noi si aspetta che venga presso di lui una cosa importante. Leggetelo così, perché anche a me tutti questi privilegi di Gesù non mi piacciono, solo perché è il figlio di dio, si sarà scocciato pure lui! Io lo vorrei leggere in un altro modo. Vorrei attendere che qualcosa di importante venga, che può essere anche il 25 dicembre, che venga qualcosa di importante presso di me. Allora è un archetipo della nascita mia e delle cose a cui ci tengo. Certo, posso dire pure che Gesù è una persona importante, ma è importante oggi la mia nascita! Perché che lui sia nato duemila anni fa non me ne sbatte più niente! È bello fare
i presepi che sono artistici, ma non mi piace sempre questo celebrare il principino, sempre queste raccomandazioni! Io voglio celebrare che, come lui ha fatto, voglio nascere io, quindi è una attesa di una nascita mia e di persone a cui ci tengo (mia sorella, mia figlia, mia moglie). Vorrei che oggi dentro di me nascesse l’attesa anche in qualcuno che a me sta a cuore, allora sì. Ci tengo a fare un periodo dell’anno in cui vivere di più l’attesa, un periodo che non è lunghissimo (4-5 settimane), in cui dovrei vivere interiormente la condizione di attesa, di qualcosa di importante che può nascere.
Attesa non significa attendere lo spacciatore che porta la droga, quella non è attesa, ma un “riflesso  condizionato”, come i cani di Pavlov, che hai uno stimolo e attendi quello che serve allo stimolo. Attesa significa: non so bene cosa avverrà, se avverrà, ma quando lo virò e lo incarnerò, sentirò che è una cosa importante. “Venire presso” significa incarnarsi. A questo punto capite che non è solo l’incarnazione di Gesù, non ci sto più a questa lettura infantile della vita! Io oggi sono Gesù Cristo, ognuno di noi! Io queste cose le vivo da molti anni in questo modo. Attesa di qualcosa che rinnova la vita, non l’attesa di una cosa che già so! Se no va a finire che dico: “Gesù bambino portami i regali!”, cioè abbiamo abituato i bambini ad aspettarsi il regalo. Ma vera attesa non è questa. La vera attesa è una attesa di una identità, una cosa che ancora non ho mangiato, edito, ancora non ho pubblicato nella mia vita. Se attendo, mi ritiro dentro di me, non ho bisogno di perdermi in tante cose, comincio a contemplare di più chi sono, cosa è la vita.
Voi oggi iniziate proprio con un momento di ritorno dentro. Faremo un viaggio nella archeologia nostra, della vita, di Jahvé. È una ipotesi, non è verità assoluta, di cosa è questo Programma, questa cosa scritta nella vita. Già prima della nostra esistenza la vita ha un suo fondamento, e anche qualcosa che è a favore nostro, della nostra vita. Più seguiamo questo pro-gramma e più è favore mio. Oggi inizia il periodo dell’avvento. In questo senso uno può anche fare qualche sacrificio, non perché va in paradiso, cioè divento sobrio, rinuncio a delle cose. Infatti quando uno non sta bene, si ritira dalla realtà, è triste, è notte, ci sono le tenebre, cioè devo rientrare dentro di me, non vedo, sento solo i miei respiri, i miei ritmi, è una cosa bellissima.
Il Natale che cosa ha rappresentato? Sapete perché si festeggia il 25 dicembre? Perché hanno trovato un papiro in cui hanno detto: “Proprio oggi è nato Gesù a Betlemme”, c’era scritta pure l’ora pure di nascita, tutto hanno scritto! … Si sa per certo, invece, che Gesù non è nato il 25 dicembre, questo è sicuro, probabilmente è nato nel periodo della primavera, fine inverno-inizio primavera.
Gesù sicuramente non è nato il 25 dicembre. Perché l’hanno fatto nascere il 25 dicembre, gli hanno cambiato la data di nascita? Perché quando il cristianesimo, grazie o a causa di Costantino, è diventato religione di Stato, hanno dovuto riempire le festività che prima esistevano. Perché se io prendo il comando dell’Italia e dico: “Adesso comandano i talebani!” (che sarebbe meglio!), allora io da domani devo sapere cos’è la fine dell’anno, come festeggiare la pasqua, ecc. Cioè se vogliono inculturarmi nel loro talebanesino (i cugini del cristianesimo) devono sostituirmi le mie festività, se
no si crea una grande astinenza. Per me, per esempio, Natale significa fare l’albero, il presepe, è uno stile di vita. Per cui quello che viene deve inculturarsi in quello che io già facevo.
I cristiani cosa hanno fatto? Cosa si festeggiava il 25 dicembre? La festa del dio sole. Perché si festeggiava la festa del dio sole? Perché in quel periodo si situa il solstizio invernale, cioè voi, a cominciare dal 21 giugno fino ad adesso, la mattina cosa avete notato? Che la luce il sole si è accorciata, cioè sempre di più le tenebre prendono tempo alla luce. Questa è la metafora di un ciclo che noi viviamo realmente, non è che l’ha inventato la religione. A cominciare dal 21 di giugno, le tenebre sono più della luce, e continueranno a essere più forti fino al 20-22 dicembre: in quel momento si capovolge la clessidra e la luce comincia guadagnare qualche minuto in più alle tenebre, fino al solstizio di giugno in cui il sole straripa, la notte è corta.
Cosa hanno fatto i cristiani? Se leggete, anche il vangelo di Luca ne parla: “Sorgerà dall’alto un sole”, e parla che ci sono “le tenebre e le ombre di morte”. Cos’è la nascita del fondatore del cristianesimo? Cosa sono le tenebre? Tenebre può essere dire: “Non capisco niente, non ci vedo più, mi sento morire, sono triste!”, ognuno ha i suoi sintomi, “non ce la faccio più, non vedo prospettive! Sono le tenebre lette in maniera metaforica. Tenebre e ombre di morte. Cosa sono le “ombre”? Significa che molte parti mie stanno morendo, sono morte, non mi sento più nella vita. Quello è il momento in cui inizia l’avvento: attendo che nasca una cosa inedita nella mia vita.
Questo dovrebbe essere l’avvento, il natale, perché poi l’altra modalità in cui li abbiamo intesi è una modalità banale che serve soprattutto alle industrie e ai negozi per vendere regalini da mettere sotto albero, che sono diventati obblighi-doveri. Allora dovremmo dire: “Io in questo momento che regalo di nascita vorrei fare a mia moglie, a mio marito, ai miei figli a natale? Non il regalino! Quello lo posso anche fare in un altro giorno dell’anno!”. Se no questo contrasta molto col fatto che Gesù nasce nella stalla e noi invece tra le stelle! Proprio i cristiani sono tra i più bugiardi che esistono, specie a Natale! Perfino il papa a Natale si mette lo slip rosso! Invece proprio i cristiani dovrebbero dire: “È importante la nascita”, allora sì. Che significa nascere in una stalla? L’archetipo della nascita è così, nasco fuori casa, perché quando sto male non sto dentro casa mia, e in una stalla patisco il freddo, sto male, è lì che bisogna attendere e credere che ci sarà un evento importante di nascita.
A questo punto l’avvento mi fa piacere che cominci oggi e che oggi comincia questo corso di dinamiche di gruppo. Vivetelo anche questo corso come un iniziare l’avvento, ritiravi dalla realtà per una settimana, perché il corso intensivo è pesante; per rientrare dentro, per attendere che nasca qualcosa, ma non bisogna attenderlo rimanendo seduti.
Attendere significa proprio volendo entrare in contatto con quello che io sono. Il corso riuscirà se mi aiuta a conoscere quello che già io sono, chi è Jahvé, anche se è una ipotesi. Io sono una espressione concreta, storica di questo Jahvé, e allora io devo conoscere chi sono, la mia profondità chi è, che cosa è, come ipotesi, perché la conoscenza non è mai la vita. Ciò che noi conosciamo è sempre una piccola parte della vita, però è buono che già sia una conoscenza meno ristretta di quella che abbiamo. Il corso saprà darci una conoscenza meno ristretta di ciò che è il fondamento nostro e
della vita. Chi vuole pensare con questo corso di avere la tecnica per gestire i gruppi, le tecniche non servono, il corso non è questo! È un visitare, un corso speleologico, cioè abbandoniamo la crosta terrestre e ce ne andiamo in profondità. È un corso molto interessante, quelli che ho fatto finora mi sono piaciuti, serve anche a me, perché mentre porto gli altri a visitare paesaggi nuovi, stalattiti e stalagmiti, fiumi sotterranei, lo faccio anche io, (massimo due volte all’anno), serve pure a me. Mi piacerebbe arrivare a un momento in ci sto meno col disagio diffuso e posso fare più questo lavoro
che adesso so fare più io. Speriamo che nasca anche questa possibilità nella mia vita, anche se già è molto che ne faccio due all’anno.
Vivetevi in questo senso questo corso, riprendetevi le metafore religiose o di altro tipo ma leggendole in forma di vita. L’avvento è un archetipo della via: un momento dell’anno solare in cui io mi voglio mette più in attesa, in gravidanza. L’attesa non è passiva, è una gravidanza, cioè io lavoro, ho un seme, sono preso da questa attesa, mi costa. Una donna incinta non può fare la vita di prima. Se nel corso dell’anno avessimo la capacità di attenderci, sarebbe molto bello. Allora sì che ha senso anche riprendere il valore religioso di dire: “Non mangiare carne”, non quel tipo di sacrificio,
ma nel senso che taglio delle cose in questo periodo, ognuno sa quali sono le cose sue, taglio delle cose della mia vita perché mi voglio mettere in attesa, in gravidanza, che nasca qualcosa. È un periodo breve, di due settimane, il resto vedete voi. Mi sembra una cosa buona anche per riprendere delle cose che hanno un loro valore, perché una cosa che non ci piace o che l’abbiamo subita e la vogliamo rifiutare o ributtare, non è giusto, all’inizio sì è normale, però se uno è cresciuto si prende quella parte e la adegua a sé.

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