Rinuncio e mi cancello dalle professioni di medico e psichiatra! Riscontri
Manfredonia, 17 maggio 2022
Caro Collega,
solo oggi leggo la tua mail poiché, essendo in pensione ormai da tre anni, non apro più quotidianamente la casella di posta elettronica pec, e per questo mi scuso del ritardo con cui Ti rispondo, volentieri, per esternarTi tutta la mia solidarietà, essendo rimasto costernato da quanto ti è accaduto.
Vorrei potermi scusare a nome di tutti i Colleghi, ma non posso farlo non avendo alcun ruolo istituzionale, lo faccio a titolo personale, per quel poco che può valere la solidarietà di un singolo, ma fiducioso che alla mia si siano già, nel frattempo, aggiunte altre simili manifestazioni e con l’auspicio che altre, ancor più numerose, se ne aggiungano.
Purtroppo la Tua delusione non mi ha sorpreso; da sempre, infatti, vado constatando il progressivo decadimento delle più elementari norme deontologiche nei rapporti professionali e umani nella nostra categoria.
Ricordo con tenerezza le parole con le quali il prof. Puccini, ordinario di Medicina Legale a Bologna, mi congedò dopo aver sostenuto l’esame che, per oltre metà del tempo, si svolse sul Codice Deontologico e che Egli dimostrò di aver molto gradito, raccomandandomi di non dimenticare quelle norme, di tenere sempre con me una copia del Codice, di rileggerla ogni tanto, nel tempo libero, e di uniformare sempre il mio comportamento ad esso.
Era l’ottobre del 1979 e pochi mesi dopo, iniziando ad esercitare la professione, mi resi conto che la categoria, che durante tutto il corso di laurea mi era parsa una grande famiglia, non corrispondeva granché alle mie aspettative. Noi neolaureati eravamo visti dai colleghi delle ex Mutue come dei pericolosi contendenti delle quote eccedenti i massimali di assistiti che il nuovo S.S.N. aveva fissato e che i detentori difendevano strenuamente.
Più recentemente, alcuni anni fa, ricoverato d’urgenza per ernia inguinale strozzata, osai rivolgermi al chirurgo che mi ridusse l’ernia, ringraziandolo nel presentarmi, con la richiesta di darci del tu.
La risposta fu: “Diamoci del lei, anzi diamoci del voi..” Le parole si commentano da sole…
Perdonami se mi sono dilungato, era solo per meglio manifestarTi la mia condivisione della tua amarezza. Per la stessa amarezza sono volontariamente andato in pensione con tre anni di anticipo, stanco della sempre più ingombrante burocrazia che affligge la professione e che ne limita la libertà di esercizio secondo scienza e coscienza.
Ho letto con molto interesse delle Tue iniziative e della disinteressata dedizione con cui te ne occupi e Ti ringrazio per avermi con esse dimostrato che esiste ancora una professione medica come l’avevo immaginata fin da ragazzo.Ti giungano i miei saluti più cordiali con tutta la mia stima.
Salvatore Donato De Padova