In ricordo di Padre Gianni

                                                          Quanta storia bisognerebbe recuperare…
                                                                           Mariano Loiacono

Oggi è il 13 aprile 2022, alle 5,30 di stamattina… Padre Palmiro, comboniano, con cui ho fatto tante esperienze, mi ha comunicato che è morto Padre Gianni Capaccioni. Ci tengo a lasciare un ricordo perché è stata una persona significativa del mio passaggio, dalla cacciata dal seminario, poi, all’andare a Roma per studiare Medicina e, anche altro, ovviamente, che ne è seguito… Mi piace onorarlo perché, sicuramente, è stata una persona significativa, ha portato dei segni nuovi nella mia esistenza.
Innanzitutto, mi ricordo che la prima volta che arrivò a Troia, io stavo al Liceo, non mi ricordo quale anno fosse di Liceo, però io stavo nella Chiesa della Madonna Mediatrice, quella dei comboniani, un po’ come era il mio solito, abitudine, cercare la mia interiorità in chiesa o in cappella, quando stavo a Carraia, cercando un ambito di silenzio e per favorirmi, potrei dire, questo ricontattarmi cose più profonde e mi ricordo… Forse era di pomeriggio o mattina… Lui fu destinato, appena ordinato, a venire a Troia, come un padre che doveva interessarsi dei seminaristi.

All’epoca il seminario era abbastanza pieno di persone, di ragazzi che facevano le Scuole Medie, non a caso, il seminario di Troia si chiamava “seminario minore”. Poi si passava ai “seminari maggiori” che erano quelli in cui si faceva quarto e quinto ginnasio e, poi, si andava al Liceo, gli ultimi tre anni. Una casa dei Comboniani che stava a Carraia, vicino Lucca, dove io sono stato gli ultimi tre anni….
Quindi, venne a Troia con questa funzione… La cosa che subito colpiva, era una caratteristica di Padre Gianni Capaccioni… Non ho detto che era originario della provincia di Perugia, era un umbro. Si presentava con quella faccia di uno che ha pace da darti, forse perché venivo da una figura paterna, come mio padre, o da altri comboniani un po’ più sbrigativi. Anche il modo di parlare era dolce, un po’ più lento, però, portava, nelle cose che diceva, una voglia adolescenziale di cambiare! Mi ricordo quando, questo successivamente, si opposte al Vescovo rispetto a un suo atteggiamento e noi eravamo i giovani della parrocchia… Con un messaggio positivo di incoraggiare, di non fermarsi. Penso sia la parte più buona del messaggio legato un po’ al cristianesimo, insieme ad altri aspetti che, non per forza, sono legati al cristianesimo…
Quindi, fui il primo che incontrò, mi salutò, mi disse che sarebbe rimasto, dopo di che, passò direttamente dai comboniani.
La seconda manche è quando io tornai a Troia perché cacciato dai comboniani che scambiarono la mia ricerca post crisi, direi adesso, delle epistemologie, compreso quella religiosa, come uno che non aveva più il senso della realtà e, anzi, aveva atteggiamenti un po’ così e si convinsero che avevo disturbi mentali.
Quando arrivai a Troia, la nostra relazione era cambiata perché prima ero un seminarista, quindi, uno che stava maturando la sua stessa identità e, poi, invece… Divenni quello che ho detto. La mia fortuna fu che lui, in quel momento, insieme a Padre Caparrotto… Non mi ricordo bene il cognome…Un veneto, forse di Verona, avevano attivato il gruppo giovani. Per me fu buono questo accompagnamento, perché mi trovai a fare delle cose insieme agli altri, però, con la difficoltà che ero un seminarista fallito, più per gli altri, ma per dire le difficoltà che avemmo.
Intanto, io mi ero, nel ’68, l’anno in cui feci fuori, verso marzo, aprile, cominciò il mio primo interesse per Giovanna la quale venne con me a questi gruppi giovanili di cui non ricordo se avessero un nome. In pratica ci conoscemmo lì, c’erano delle feste di socializzazione, venne anche la sorella, è normale in parrocchia dare momenti di crescita, non solo spirituale, fu una cosa buona per me che non avevo avuto nessuna adolescenza vera e propria. Quell’anno fu importante perché alla fine di novembre dovevo partire per l’Università, alla fine di ottobre, l’inizio di novembre e il mio problema qual era? Che verso settembre ci eravamo dichiarati io e Giovanna e, quindi, avevo desiderio di continuare a mantenere la relazione. Il problema era che loro avevano solo il telefono fisso e basta ed eravamo obbligati a utilizzare, appunto, le poste, la lettera.
Quindi, il discorso era che, a casa sua, in cui mi avevano visto come uno che aiutava, che stava aiutando Giovanna a fare gli esami di riparazione, avevano non previsto… Specie la mamma di Giovanna, che ne aveva avuto anche piacere, con delle posizioni un po’ ambigue… Il papà, a questo punto…Non era possibile continuare! In che modo? Ed ecco che, questo fu bello da parte sua e mi disse: “Mariano, non ti preoccupare, tu scrivi la lettera a Giovanna, la metti in una busta però la metti in un’altra busta con il mio indirizzo” così mi sembra… In modo che arrivavano a lui e, poi, Giovanna se le andava a prendere mentre lei poteva scrivere direttamente al mio indirizzo.
Insomma, apprezzai questo aspetto ma, prima ancora, è stato significativo perché io, nel marzo del ’67, anche scambiando con Padre Giuliano Volpi, mio padre spirituale, volendo fare l’università e chiedendo come fare psicologia, che era proprio ciò che lui faceva e che sentivo più vicine per comprendere le mie difficoltà, e Padre Giuliano mi disse che era meglio fare Medicina perché psicologia era una specializzazione, non era una facoltà come lo è stata dopo e come lo è anche adesso! Io direi: “Per fortuna!” lì Padre Volpi mi disse di fare prima Medicina che era un modo di aiutare anche gli altri, tenendo conto che il medico entra nelle malattie degli altri.
A questo punto… Veramente viene prima il discorso di Gianni perché io avevo già elaborato alcune cose, cose iniziali, per me, forse perché sono un po’ frettoloso o perché, per me, era importante arrivare il prima possibile, anche per mettermi in una nuova modalità di stare nella realtà, che non era il seminario, ma era annunciare questa novità, questo messaggio. Quindi, avevo deciso di non andare all’università perché è come se avessi trovato un mio ruolo, per modo di dire, all’interno di questa ricerca per aiutare gli altri a comprendere le cose che io avevo già compreso!
Padre Gianni, con il suo modo di fare, rimproverandomi mi disse: “Va bene, Mariano, io non dubito che le cose che vuoi dire già ci sono, però io vedo buono che tu vada all’università. L’università ti arricchisce, puoi apprendere altro, puoi scambiare.” Mi fece intravedere questa prospettiva realista. Rispetto ai miei passaggi e, vedete come l’In.Di.Co. ci è stato nella mia vita, anche attraverso questi diecimila esseri, mi immagino che cosa sarebbe successo se mi fossi fermato negli studi. Come avrei potuto fare questa ricerca senza avere una mia autonomia economica? Oltretutto anche dei titoli o altro per come era la società allora e come lo è ancora!
Questo per dire come la mia crescita è stata un po’ strana. Accompagnato da queste figure che non avevo scelto io e che non sono stato io a chiedere. Questo mi portò a chiedere a Padre Volpi che facoltà avrei dovuto fare… Poi, ho detto, quando sono andato all’Università, ha fatto da tramite epistolario tra me e Giovanna. Quando tornavo, chiaramente… La bellezza di Padre Gianni è che ti faceva sentire unico e a casa tua, anche se non aveva relazioni specifiche. Per alcuni versi sì…. Questa era una delle cose che mi faceva star male, questo atteggiamento religioso di grande accoglienza, anche positivo ma, in un certo senso, perché il valore è… Il prossimo, amare gli altri, ma io in questo capivo che lui, però, non arrivava alla mia specificità. In quell’epoca, mi ricordo che, composi anche qualche canzone. Gliela feci sentire. Capivo che lui non era curioso di questo mio iter ma, essenzialmente, era un modo di accompagnarmi in una maniera un po’ a-specifica però, rispetto al nulla e a ciò che avrei potuto incontrare, è stata una presenza importante.
È successo che lui, poi, è andato in missione ed è stato l’unico periodo… Non mi ricordo in quale nazione africana, forse il Togo o il Camerun, però tornò dopo due o tre anni, per una serie di problemi fisici ma, secondo me, l’esperienza, pur essendo missionario, fece questa esperienza e non ha fatto più niente di esperienze… E, quindi, poi, in realtà, fu trasferito, mandato a Lecce, alla casa di Lecce dove è morto. La casa di Lecce è diventata la sua residenza fissa, tranne alcuni anni in cui ha fatto il superiore a Bari. Sostanzialmente a Lecce aveva creato un gruppo e allora mi ricordo che il mio andare a Lecce nella casa dei comboniani, molto bella donata da una signora, c’era qualche ettaro attorno con alberi e un po’ di arte africana e c’era questa casa dove avevano costruito una specie di dormitorio per i gruppi quando venivano…
Qui subentra un’altra fase dell’80 si era conclusa l’esperienza però ero molto svuotato, caso strano, il primario mi concesse di prendermi, forse un mese, ed io me ne andai da lui. Vissi lì, con i comboniani, sentendomi uno che aveva fallito in questa prospettiva da parte di gente che poteva non capire e neppure accoglierti… Qui c’è stata la grande accoglienza di Padre Gianni, anche a facilitarmi, a mettersi a disposizione, una persona che sembrava che non ci fossero difficoltà. E, quella fu una cosa importante. Fu la prima volta in cui io e Giovanna ci siamo distinti e, chiaramente, iniziai a scrivere tutto ciò che era successo in questa esperienza per poterla, poi, pubblicare. Per cui, dopo, periodicamente, ci andammo in gruppo, non mi ricordo per quale evento. Quanta storia bisognerebbe recuperare… Quindi, venne anche la mamma di Giovanna, eravamo un bel gruppetto… Mi ricordo che di notte la mamma di Giovanna russava tantissimo, molti si alzavano, si allontanavano e lei era dispiaciuta però non si rendeva conto! Questo è un altro aspetto…
Lui attivò un bel gruppo missionario… Dopo partì per l’Africa ma, al ritorno, tornò un po’ acciaccatello… Già prima aveva creato un gruppetto di giovani, dedito al commercio eco-solidale, di cui lui aveva portato le sue… Era molto interessato all’arte africana, ai batik, si mise a commerciare queste cose che venivano dall’Africa proprio per dare valore a questa parte dell’Africa. Quando tornò si trovò a fare le prime esperienze, gli antenati dei gruppi alla salute, e tra le varie esperienze ci fu anche questa e cioè quella di fare i GEG gruppo in esodo giovanile. Fece un gruppo parrocchiale GEG MED e dopo con Mario, Adriana feci il GEG NOE noi di origine ecumenica, se lo diedero loro questo nome, e lì partecipò anche Padre Gianni. C’era una metodologia come se fosse di immersione e poi di elaborazione delle immersioni, poi di sistematizzazione, insieme ad alcune iniziative… Lui, allora, apprezzò questo e facemmo un’altra esperienza di GEG ALI… Era questo gruppetto di giovani che aveva attivato molto prima della sua partenza e fecero anche loro questo… Lì fu il massimo dell’incontro come se io gli avevo ridato quello che mi aveva dato all’inizio, non solo accoglienza umana, ma anche metodologia. E riuscimmo anche ad integrarci con l’Associazione Nuova Specie che, intanto, aveva avuto anche i suoi locali. Facemmo mostre di arte, incontri e varie cose insieme… Però lì poi successe la frattura perché lui si dedicava molto all’arte, andava per conto suo, lo aiutai a costituire una nuova associazione ecumenica che si chiamava A.M.E.N. Associazione Missionaria Ecumenica Nuova e lui fu molto contento, però, l’essere arrivato ad una sua associazione, non lo aiutò più ad interagire con noi e partì con le cose sue. I missionari sono un po’ così.
In quel periodo io notai che non ci rispettava per niente, che lui andava per conto suo e allora… In una lettera gli dissi qualcosina anche di duro, un po’ come sono fatto io, aspetto aspetto e poi sparo… E lui, come è tipico dell’ambiente clericale, incassò il colpo e gli sembrò troppo per il ruolo che aveva. Queste sono mie interpretazioni. Però, sta di fatto che da lì in poi, è cambiata radicalmente la relazione. Ci siamo visti quando ci sono state altre esperienze, ci ha accolto a Lecce, però devo dire che la relazione è rimasta lì. Io gli ho mandato… Nell’88 quando io, poi, pubblicato il libro “L’uomo a quattro dimensione” si comprò delle copie, lui era generoso in questo, che poi vendeva. Aveva proprio innato lo spirito di commerciante nel senso buono, senza dover dipendere da finanziamenti o da altro con le cose che gli arrivavano dall’Africa.
Io rimasi abbastanza male perché era una persona con la quale mi sarebbe piaciuto elaborare ma, la differenza di ruoli, non ci ha facilitati o non lo ha facilitato e, poi, altre cose più piccine che non ricordo… Negli ultimi tempi, poi, andare a trovarlo… Io, quando stavo in zona, mi attirava incontrare questa persona, era ancora superiore della casa di Lecce per cui, parlando, io gli mandai anche il Vangelo Globale, mi disse che trovava molti spunti presi proprio dal Vangelo Globale. A me non fece piacere perché mi aspettavo che lui, in seguito a queste cose, riprendesse una relazione ma, da allora in poi, ci fu solo una relazione di buon costume, non lo ha mai ripreso. Quindi, fu una relazione che, onestamente, si è conclusa. Però mi ha aiutato molto a dovermi staccare dai comboniani che mi avevano dato una forte zona pellucida, buona per tanti versi, ma con tanti limiti! Sia nel non accettare altri aspetti della realtà, dell’esistenza ordinaria, ma anche con alcuni aspetti molto interni.
Non vi ho detto che un anno lo volevano eleggere padre Provinciale di Italia. Non so se aveva anche vinto però, dopo, i superiori centrali non accettarono questo perché intanto, forse, era successo, così mi hanno detto, che Padre Gianni aveva avuto un periodo di innamoramento con una donna e, quindi, capite bene che, in questo ambiente verginale, una cosa del genere non gioca a favore della affidabilità. Fu un altro colpo perché era stato eletto da tutti i confratelli, ma fu rifiutato dal Padre Generale. Qualcuno, sicuramente, ne aveva parlato male per i motivi che ho detto. Sta di fatto che la cosa che mi ha interrogato e che lui non è mai più tornato in missione. Il territorio della sua missione è diventata la città di Lecce, nel seminario di Cavallino ed io ho ricordi belli di quando sono andato e di aver conosciuto queste persone compreso l’introduzione che lui fece!
Non è che si può dire tutto, ho ricordato le cose più significative. Il fatto che lui non sia mai stato in missione, mi ha un po’ interrogato. Lui venne alla Festa della Mediatrice… Si vedeva che era diventato anziano, aveva 8-9 anni più di me. E ho saputo del suo star male, qualche settimana fa quando è venuto Padre Eliseo il quale, quando cercava una casa per fare un movimento, io gli consigliai di andare a Lecce dove è anche andato per parlare con Padre Gianni, sto parlando di Padre Eliseo… Anche se non hanno quagliato niente.
Eliseo è venuto a visitarmi dopo tre anni e più nei quali non si è fatto vivo e non ha risposto a niente, per dirmi che era passato da Lecce in quanto c’era Gianni che aveva avuto un cancro al fegato e che stava in agonia. Era molto sereno, si era fatto itterico, giallo, perché il blocco della bile porta a travasarsi nel sangue. Il colorito di chi ha l’ittero si vede subito! Anche nei bambini ci sono delle fasi itteriche!
Quando ho saputo questo, ho scritto un messaggio a Padre Palmiro che è il superiore di Bari, e gli ho detto: “Se vai lì, dai un bacio a Padre Gianni da parte mia” non so se l’ha potuto fare e poi gli ho scritto: “Tienimi informato” per cui, stamattina, alle 5 e mezza, è morto.

Io da ieri pomeriggio, anche stanotte, sto un po’ elaborando cose mie di atteggiamento nei confronti dell’esistenza per superare anche delle difficoltà che si creano. Stanotte sono arrivato alla conclusione che devo esprimere un mio Punto Lagrange, significa che deve essere tra due forze fondamentali, la prima è il CEU dentro di noi, dentro di me, che significa? Che io non posso meravigliarmi se una relazione, un progetto, una idea non va bene come l’avevo prevista o che parte bene ma, poi, degrada a Funzioni Ruolo, Obbligo Dovere. Gli schemi io ce li ho, li ho anche proposti, però, adesso, comprendo che devo fare veramente un passaggio! Un passaggio proprio di questo tipo! Devo affrontare l’esistenza a petto nudo accogliendo che io vivo all’interno del mio CEU e posso relazionarmi con gli altri a partire dal mio CEU e allora non mi posso preoccupare o risentire che una relazione non è quella che immaginavo, desideravo. Quindi, davanti a questo, piuttosto che stare male con la mia sensibilità, appena l’Arco di Destra decresce da Spettacolo o altro o, quindi, a diventare conflittuale… Il primo passaggio che devo fare è proprio questo. Quindi, il CEU dentro di me. Parlo della relazione con tutto, con tutti i piani della mia piramide. Quindi, non posso star male, come ho sempre fatto, per fare di tutto che l’Arco di Destra cresca. Ho teorizzato e accolto e espresso e ho utilizzato il CEU per alcuni aspetti ma, ritengo che, nelle relazioni tra persone, soprattutto nelle relazioni con le donne, cioè legate a mia madre, questo non sia avvenuto ancora!
Questo è un Punto Lagrange da dove è iniziato il tutto e nel tutto c’è il CEU e, quindi, non posso non avvalermi del mio CEU, quindi, delle variazioni, delle transizioni che questo prevede e dà e l’altro aspetto è proprio la GUK. Se il sincronico è l’ontologico il CEU, il diacronico, quello che si sta realizzando o Gravidanza Universale Cosmica, è una specie di “Spes”, ho utilizzato “Spes” come speranza, ma anche “Sp” come “Spirale Esistenziale”, si sta creando, appunto, che non è evidente di per sé, non sappiamo in che direzione espanderla. Questa è una caratteristica di co-creatore del mondo di oggi.
Quindi, che cosa voglio dire? Voglio dire che oggi, caro Gianni, ti saluto, sei stato una figura intermedia tra fratello maggiore e adulto. Ti ringrazio per tutte le presenze che ho avuto nella mia vita e che ho tratteggiato però, proprio oggi, sembra strano che io sia arrivato a questo… Ho travagliato stanotte, come tu hai travagliato per morire. Io ho travagliato per arrivare, forse, al mio Punto Lagrange. Questo, ovviamente, lo devo verificare. Io non vendo le cose solo perché sono angolo beta. Angolo beta lo sono da tanto ma, adesso, farlo arrivare per risolvere cose che sono nate in questi giorni, anche importanti per me, da risolvere, ma anche di trovare un atteggiamento di fondo rispetto all’esistenza, che non può essere quello di impantanarmi in un aspetto del CEU, renderlo assoluto e aver paura di affrontare gli altri aspetti. Questo mi porterà ad avere più serenità. La serenità che avevi tu, Gianni ma, anche, dolcezza nell’affrontare le cose. Certo, in una modalità nuova per le quali tu probabilmente non ti ci sei messo, non c’entra.
In quello che farò, nella mia “storiarrrete”, il filamento che anche stanotte ho messo a punto, ci sei anche tu. Ebbene lo voglio vedere come un tuo accompagnamento a portarmi qui e ad essere testimone dei valori in cui credevi, però affrontati con un approccio nuovo a cui non hai dato valore. Mi hai sempre considerato quel seminarista che stavo lì, un po’ medico, sì c’è stato un interesse ma, mai un crossing over. Bene, non lo so… Spero che, in ciò che di te, crescerà ancora, non so dove, sarebbe bello che ti rendessi conto di quello che noi stiamo facendo da una parte e di novità, ma anche di accompagnarci… Non abbiamo fatto un crossing over, ma non è che non mi hai conosciuto e non hai visto gli esisti. Mi sarebbe tanto piaciuto invitarti qui per farti vedere le opere d’arte a cui eri legato. Le opere della “weltanshart”. Come vedi abbiamo anche cose con le quali non ci siamo potuti incontrare e scambiare.

Ti saluto. Fatti vivo in qualche segno, in quanto io sono anche un “segnitivo”, significa che sono sempre soggettivi, da interpretare, male che va saranno segni che servono a me. Buon viaggio. Augura anche a me buona giornata per creare questo Punto Lagrange che ho spiegato. Oggi è Mercoledì Santo, da domani inizia il clou della Settimana Intensiva…. Sì, che Intensiva, la Settimana Santa, anche l’intensiva è una Settimana Santa ma non c’è bisogno di metterla in relazione alla morte di Gesù o farla una volta all’anno… Questo è un altro concetto!
Oggi la Settimana Santa inizia nel suo clou perché domani c’è la Cena Domini, dove viene detto che il Signore istituì l’eucarestia. Non è vero l’ha istituita Paolo nella Seconda Lettera ai Corinti, oppure è la Prima… Non ricordo e poi inizia c’è il Venerdì Santo, la passione e poi la Resurrezione.
Ci tenevo a lasciare traccia anche perché questo fa parte della mia biografia.
L’offertorio ha visto i doni all’altare, insieme al pane e al vino, di tre dei tanti simboli che Padre Gianni spesso usava nelle sue catechesi ed omelie.

Il bastone della pioggia: bastone perché è l’icona del viaggio. Lui che nella sua vita missionaria ha viaggiato tanto, ha camminato tra la gente con i piedi e con il cuore e oggi continua il suo cammino nel viaggio più grande; il bastone perché è segno del suo sostegno nel Signore; la pioggia perché è simbolo di vita, perché la sua vita è stata feconda di umanità, di accoglienza, generosità e dono di sé.
Poi la sanza, uno strumento musicale perché la sua vita è stata caratterizzata dall’armonia:
armonia con gli altri, armonia con sé stesso, con il nostro Dio e con il Creato tutto. Infine, la maschera africana dell’umana-unità, una maschera in cui più volti diventano uno, che rappresenta l’unione, la comunione, il dialogo e la fratellanza, cose che ci ricordano il suo temperamento ed il suo amore per la cultura africana.

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