Il cerchio è la figura più antica e naturale come il cibo che la ciotola contiene. (3)

Carissime/i, sono Mariano Loiacono e ho pensato di avviare l’iniziativa PdM, ovvero Pillole di Mariano. Un modo simpatico, per me, di sentirmi vicino a voi.

Coppia 2017 Il valore del Progetto Nuova Specie è che ha un punto di vista globale e profondo. Io nel ‘66 sono partito da questo, dal cercare un punto di vista più a 360 gradi. La teoria che vi presento è una teoria di radici che spiega i vari rami che viviamo nell’esistenza e orienta nella prassi.
Ormai l’università è vecchia, perché non riesce più a collegare quello che dice a un sapere profondo, e la gente si rompe le palle a studiare. Stiamo lavorando con esigenze più profonde, dettate dal disagio diffuso; queste cose spezzettate non ci nutrono più come prima.
Per es., si potrebbe anche leggere la letteratura in modo nuovo. Oggi anche quelle cose vanno riviste. L’università è vecchia, c’è tutta l’analisi letteraria che si fa che è complicatissima, che non porta a un cazzo di niente e torna poco all’esistenza da vivere.
Vita e conoscenza oggi è obbligatorio metterli insieme; invece, nel Villaggio-Mondo o eri uno dell’albero della vita, quindi producevi praticamente, oppure uno dell’albero della conoscenza, eri un prete, un professore, un laureato: c’era una divisione di compiti che oggi non ha più senso. Oggi ha senso che un professore faccia anche un po’ l’agricoltore o anche lo spazzino, imparerebbe molto e farebbe una teoria più globale. Però il sapere dominante è essenzialmente ancora quello. Sta a voi giovani costruire non in antitesi o contrapponendosi, ma creando condizioni nuove per andare in profondità.
Ma, l’andare in profondità dipende da che teoria hai. Il Progetto Nuova Specie, pur apprezzando le teorie precedenti generate dalla epistemologia mitico-religiosa, filosofica e scientifica, ritiene che sono parziali e che bisogna ampliarle. Quindi, la mia ricerca del ’66 è partita non per curare il mio disagio; sono partito dal mio disagio, ma per cercare un punto di vista più ampio – il Quadrimensionalismo – che mi facesse respirare di più, mi desse un nuovo spirito, una nuova spiritualità. La spiritualità (un termine datato e da rivedere) è come l’ossigeno che ci permette di bruciare, consumare le risorse che abbiamo e mantenerci in vita. Io posso avere quintali di grasso, potrei vivere, come gli animali, cento anni in letargo, ma se non ho ossigeno muoio. Per morire di fame ci mettiamo molti giorni; per morire di mancanza di ossigeno pochi minuti. Tant’è vero che, sapendo che è così, la morte più brutta è impiccarsi, togliersi l’ossigeno, o strangolare una persona.
Tornando a noi. La spiritualità dovrebbe essere la conoscenza più profonda e più globale che mi tiene collegato alla fusionalità. Oggi dare ai figli tutto quello che a noi è mancato non equivale a niente o a poco, se non gli dai l’albero della conoscenza globale, cioè il fatto di vedere, contemplare, osservare, capire, ricostruire, farsi una idea globale dell’esistenza, da tradurre poi in prassi.
La cosa più importante del Progetto Nuova Specie non è aiutare il disagio, ma dare a ognuno gli strumenti di conoscenza globale, in modo che vedi a 360 gradi, possibilmente, e anche l’ultravioletto, come abbiamo detto fa la mosca. Questo fa il Quadrimensionalismo.

Corso sull’adolescenza, febbraio 2017 L’argomento “Sessualità adolescenziale” mette insieme due aspetti.
Adolescenziale. Vedete l’adolescenza come una ripresa del viaggio dopo l’infanzia. “Mi sono adattato ad una identità che non va bene neanche per me, ma non la voglio cambiare”: questa è l’infanzia. Non c’entra l’età, posso avere anche 70 anni ed essere rimasto uno che non parla più. La parola infanzia, etimologicamente, significa “chi non parla”. Pensate un po’ con quale miserevole e negativa parola abbiamo nominato una fase così importante del percorso umano: è stato sottolineato solo la mancanza di linguaggio che interessa agli adulti per semplificare i problemi di comunicazione verbale. E gli altri livelli di comunicazione profonda che esprime il bambino-infante (corpo, emozioni, senso dell’esistenza) e che vengono messi a tacere per limiti dei genitori e adulti? Infante, allora, viene a significare: la vita mia profonda non parla più.
In questa prospettiva, l’adolescenza significa “rompo questa staticità dell’infanzia e decido di mettermi in viaggio di nuovo. Questa è l’adolescenza. L’adolescenza è una benedizione che più capita durante tutta la vita e meglio è, anche in tardi età o prima di morire. Quando non siamo più adolescenti siamo statici e la nostra specificità non parla più. Ma l’unica cosa rigida, statica è la morte. Se ci osserviamo, siamo morti nella nostra staticità. L’adolescenza può avvenire ad ogni età anche attraverso il negativo di un figlio. Questo è il Kairòs o tempo favorevole per la nostra esistenza.
Quindi, il primo elemento della sessualità adolescenziale, è lasciare la staticità che non parla e tornare a viaggiare: stiamo parlando delle chiavi del viaggio anche se, come abbiamo detto ieri, questo ci fa star male perché dobbiamo abbandonare soluzioni statiche infantili alle quali ci eravamo abituati. Per ritornare in viaggio è necessario scucire precedenti comode soluzioni; non basta dire: “Senti, mi lasci libero? Devo eruttare magma!”. Ma eruttare magma, come fa il vulcano, non è semplice perché il magma straripa, distrugge l’esistente che sta attorno. L’adolescenza obbliga a scucire e ricucire (scus e ncus). Abbiamo visto anche prima, nella relazione tra Melissa e Daniele, come è sofferente scucire per ricucire. Spesso ci si perde oppure il dolore è eccessivo o non ci si comprende. L’adolescenza è proprio un meccanismo fondamentale della vita e dell’esistenza; noi lo rifiutiamo solo perché è costoso e ci sembra pericoloso, specie dopo le reazioni che gli adulti hanno manifestato quando eravamo adolescenti. Quanti danni sono stati fatti e si continuano a fare agli adolescenti per ignoranza su questa importante età. Ecco perché, anche da adulti, evitiamo i nostri periodi e passaggi adolescenziali, perché abbiamo troppa paura di perdere ed essere giudicati.
Più ci arriviamo tardi a riconoscere l’adolescenza, più costa inserirla nella nostra vita. Più cambiamo tardi e più costa. Più siamo pieni della identità precedente, viviamo di rendita infantile, più è difficile accoglierla e farla eruttare.

Corso sull’adolescenza, febbraio 2017 Il secondo elemento è: “sessualità”. Il vorticoso movimento adolescenziale crea frantumazione: l’abbiamo visto prima, il movimento di Melissa ha creato la frantumazione di una coppia precedente. I maschi subiscono spesso i movimenti che si generano nella coppia. Proprio oggi, noi maschi siamo inadeguati ai movimenti, ai viaggi che fanno le donne, perché non riusciamo a staccarci da soluzioni infantili, vogliamo mantenerci un minimo assicurato e non rischiare.
La parola “sessualità” deriva da “secare”. Il movimento adolescenziale in sé crea “secare”. “Secare” significa “fare a pezzi”. Di conseguenza, cos’è la sessualità realmente? È come rimettere insieme i pezzi “secati”. Non a caso, maschio e femmina sono parti “secate” di un intero. La sessualità diventa come riformiamo un intero in maniera simbolica, mettendo insieme le parti “secate” attraverso la penetrazione e altro.
La sessualità, di per sé, è partire dalle frantumazioni; è avere a disposizione energia attiva che necessita per tornare a formare un intero. Se voi vedete: cosa è la relazione sessuale? È due persone molto distanti, distinte che, grazie alla sessualità, vogliono formare un uno. Qual è il segnale che si è formato l’intero? È l’orgasmo: tanto è vero che, dopo l’orgasmo, per molti maschi non c’è più niente che mette in movimento e stimola a continuare la relazione.
Quindi, la sessualità è sia l’esito di una frantumazione (“secare”), sia la strada per ritrovare e mettere insieme ciò che abbiamo perso. Se ci pensate, riferendoci ai codici del nostro Graal, la relazione sessuale tocca tutti e quattro i codici e stimola tutte le parti coinvolte nei nostri bisogni e nelle soddisfazioni e delusioni che abbiamo sperimentato. Ad esempio, una parte importante è la bocca e la lingua: i baci sono molto usati nei preliminari per eccitarsi. È come un attraversare e stimolare quelle zone che hanno fatto parte del nostro percorso di crescita nelle relazioni infantili.

Corso sull’adolescenza, febbraio 2017 Oggi, per i cristiani, è Venerdì Santo, giorno di passione e di sofferenza.
Più il negativo sembra allineato, più ci dà una spinta forte. Ve l’ho spiegato con le tre sofferenze da parto (da disagio-allontanamento dall’utero perché cacciati; da attraversamento dell’angustus del canale da parto; dal dover entrare in un contesto estraneo, nuovo, pieno di bisogni aperti e impaurenti). Quando si allineano le tre sofferenze, e stiamo in dolorosa passione, non ci allarmiamo: significa che l’In.Di.Co. (Infinitum Dinamicum Complexum) ci sta caricando di nuova fusionalità. Se ci lamentiamo, le vediamo solo come pesi che ci angustiano e ci scaricano; ma se le vediamo come ricariche nuove per buttarci nell’esistenza ed esprimerci come co-creatori, allora le accettiamo di più e riusciamo a starci, facendoci attraversare, mentre aspettiamo di risorgere.
Purtroppo, siamo stati formati alla visione positiva del solo arco di destra del CEU (Ciclo Esistenziale Universale) che vi allego: l’arco pieno dei tanti colori che vanno dallo spettacolo agli obblighi-doveri, l’arco che mette insieme le varie parti di spazio-tempo per produrre vita. Invece, le tre sofferenze fanno parte dell’arco di sinistra che, se attraversate, fanno morire cose vecchie e superate mentre accrescono il nostro “potere-potenziale fusionale”: cioè, il potere di mettere insieme l’esistenza in una maniera infinita, dinamica, complessa. È il “potere-potenziale fusionale” che ha l’In.Di.Co. (Infinitum Dinamicum Complexum) e che ce lo trasmette per essere ed esprimerci come scintille-figli dell’In.Di.Co. (Infinitum Dinamicum Complexum), soprattutto quando stiamo nella pesantezza e ristrettezza dello spazio-tempo, e attraversiamo le tre sofferenze collegate.
Quando ho, e sento, questo “potere-potenziale fusionale” allora creo e, nel creare, si dilatano gli orizzonti, si vedono infiniti mondi, si sentono dinamiche forti e si creano prospettive di intrecci e di ricca complessità nello spazio-tempo.

Commento Lettera ai Romani 2022 La fede si esprime nel “triangolo del cambiamento” che – vedi quadrangolare allegato – si esprime con gli angoli beta, gamma e pi greco: è un procedere incerto per uscire dalla staticità dell’angolo alfa (ordine, regole, tempo e riconoscibilità), quando questo angolo diventa stretto, angusto, vero letto di Procuste; è un procedere che non decido io direttamente! Ci sto e faccio quel che posso ma, nel momento in cui ho esaurito il mio “potere-potenziale fusionale”, io devo aver fede nel “potere-potenziale fusionale” dei diecimila esseri e dell’In.Di.Co. (Infinitum Dinamicum Complexum): sono loro che mi salvano provvidenzialmente da una situazione di passione sofferente, legata al fermarmi nel viaggio e al voler rimanere nella staticità dell’angolo alfa.

Il Procedere incerto implica e richiede la Provvidenza e il sentirsi co-creatori insieme all’In.Di.Co. (Infinitum Dinamicum Complexum), col proprio “triangolo del cambiamento”.
Ovviamente, la diretta del cambiamento, soprattutto il percorso beta-gamma, è sempre più difficile e impegnativo di quello che programmiamo a tavolino o fantastichiamo. L’importante è che – senza esagerare e rispettando anche le varie difficoltà in campo – sentiamo come cose buone ciò che stiamo facendo, sapendo che si miete dopo tanto tempo e con dura fatica… se tutto va bene.
Come ricordo sempre: “UN PASSO ALLA VOLTA E UN GIORNO ALLA VOLTA: OGNI PASSO RICHIEDE UNO SFORZO E LE PIETRE FAN PARTE DEL CAMMINO”.
E quando cadiamo, come diceva Confucio, “L’importante non è non cadere ma rialzarsi e riprendere a camminare.”

Corso sull’adolescenza, febbraio 2017 Il bisnonno degli umani si chiamava Lucy e sarebbe il primo australopiteco individuato dagli antropologi tra i fossili che sono stati ritrovati. Qualcuno può dire “Madonna, non sono antropologo! Che significa australopiteco?”. Conosci il greco? No? Allora non sei un “fenico” (I fenichi erano gli unichi amichi dei grechi)! Perché “piteco” significa “scimmia”, in greco. Una scimmia trovata nell’emisfero australe. Perciò si chiama “australopiteco”: cioè “scimmia”, non dell’emisfero boreale a cui apparteniamo, ma di quello australe, cioè al sud, precisamente in Etiopia; daterebbe tre milioni e mezzo di anni circa. Sono stati trovati nel dopo guerra questi resti, non pensate chissà quanto tempo fa, e anche casualmente.
Si pensa che sia l’antenata – Lucy è una femmina – da cui è partita la specie uomo. Che cosa ha di particolare per essere considerata nostra antenata? Innanzitutto perché aveva la posizione eretta. Inoltre, aveva un particolare che non c’era nei “pitechi” precedenti, ovvero, l’aumento della cavità orbitaria, nel senso che le era aumentata la vista.
Potremmo dire – anche per onorare questo corso – che, quando tu aumenti-allarghi il punto di vista, inizi una cosa nuova che nel tempo farà discendenza evolutiva.
Spero di rappresentare e di esprimermi sempre di più come una “Lucy” globale di questo passaggio fetogenetico e inaugurare il globcettore che, nel tempo, ci porterà a essere di nuova specie.
Come scrissi quasi quarant’anni fa:
“È tempo di un nuovo essere che possa essere dinamicamente uno, nessuno centomila… che possa visitare gli abissi e le viscere della terra.
Un essere che sviluppi livelli energetici nuovi in sintonia con l’entropia che ci circonda. Un essere che abbia in dotazione nuovi recettori, nuovi modi di elaborare, nuovi modi di dar risposta, più veloci della luce e globali come fu l’inizio.
Un essere che possa sentire gli elettroni e le altre particelle, mettere casa nell’universo, toccare le galassie, giocare coi buchi neri, esprimere nel presente tutto il passato e tutto il futuro”.

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