Scambio con P. Antonio Guarino, missionario comboniano in Zambia.
Ciao carissimo Mariano, ne è passato di tempo. È da tempo che volevo scriverti. Ma non sembra ma la vita in noviziato a volte impegna più della pastorale. Oggi il buon Dio mi ha dato l’occasione di scriverti. Ma sia fatta la volontà di Dio. Lui fa sempre le cose buone e belle. Non so da dove iniziare per raccontarti di me. Intanto mi è dispiaciuto non essere riuscito a venirti a trovare di nuovo prima della partenza. A parte la macchina che mi hanno rubato a Foggia dopo un giorno che ci siamo visti, ma realmente mamma è andata molto giù soprattutto moralmente. E gli ultimi giorni ho visto che lei chiedeva la mia vicinanza. Sono rimasto con lei una settimana intera e poi è arrivata la partenza. Mi sono portato nel cuore il rancore che non sono più riuscito a vederti anche perché eravamo rimasti d’accordo che sarei passato per prendere il libro. Mah…, Dio sa. Tu conosci il mio cuore e sai che, se avessi potuto, sarei venuto. Ma lasciare mamma in quelle condizioni non me la sentivo. Una mamma che ti dice ” chissà se ti rivedrò..”. e cose del genere… tu comprendi molto bene.
Poi una volta arrivato qui chiaramente il lavoro è iniziato e anche alla grande. Le giornate sono piene. Mi alzo alle ore 04 del mattino per pregare e stare solo con Dio. Poi prego fino alle 07.30 messa inclusa. Poi insegno e faccio catechesi ai novizi che quest’anno sono 14. Poi pranzo, poi una ora di riposo e poi colloqui personali con i novizi, dal lunedì al venerdì dalle 15 fino alle ore 18.30. Ore 19 vespri e poi cena e poi ricreazione con i miei confratelli. Per le 22 sono a letto. Questo orario è valido per due anni. Nessun cambio di orario.
Spessissimo ti ho pensato. Non apro sempre Facebook, però ho visto che il Vescovo è venuto a benedire il mosaico, se ho capito bene. Ho gioito tanto per questa benedizione. È come se il Vescovo avesse compreso l’importanza di tutto. Davvero mi ha reso felice. E ho pensato che il bene, prima o poi, porta i suoi frutti. Anche se lontano, tu sai che sono vicino a te e alla tua opera nella quale ho sempre creduto. E tuttora credo tantissimo. Prego affinché il Signore dia a te la forza assieme ai tuoi tanti collaboratori.
Sono sereno e tranquillo.
Mi dispiace tanto per non averti scritto prima. Peccato che non hai WhatsApp così ci potevamo sentire. Pazienza. Dio conosce i tempi e noi li rispettiamo.
Salutami i tuoi con tantissimo affetto di tutto cuore, mi riprometto di scriverti più spesso. Bene so che mi comprendi.
Grazie di cuore carissimo
tuo Antonio
Caro Antonio, tu sei nel mio cuore, anche se non ci vediamo. Sei l’unico comboniano con cui mi sento ancora vicino da tutti i punti di vista.
Ammiro e apprezzo quello che fai. Non so se avete fatto il capitolo e com’è andato. Sento una congregazione che avrete bisogno di essere rappresentata da uomini come te.
Noi qui stiamo andando avanti con i poveri di questo terzo millennio che è il popolo di disagiati che cerca e costruisce una strada di speranza e di costruzione di cieli e terre nuove.
La tua tempra, corporea e spirituale, mantiene bene e si rigenererà attraverso questo transitorio negativo.
Molti mi chiedono di te. Posso pubblicare questa tua mail sul nostro blog?
Buona tenuta continuattiva.
Ci vogliamo tanto bene, Mariano
Carissimo Mariano, grazie di cuore per la tua risposta ma soprattutto per quanto il tuo cuore ha ti ha suggerito di scrivere. Il capitolo lo avremo questo anno a giugno. Tutto il mese di giugno. A Dio piacendo io dovrei venire per il Capitolo penso alla fine di maggio. Saremo impegnati tutto il mese. Ci sono cose molto importanti da discutere come l’interculturalità, ma soprattutto prendere coscienza della reale situazione della Congregazione. La situazione della Congregazione è stagnante dall’alto in basso. Purtroppo è così. Nel mese di dicembre abbiamo avuto la visita del P. Generale alla nostra provincia del Malawi/Zambia. È stato tutto il mese e lui stesso si è reso conto che un po’ dappertutto si fa acqua. Molta gente in crisi. Tanti che lasciano la Congregazione e il numero degli anziani e ammalati (tra cui tanti di mezza età, malattie come depressioni e affini) che aumenta. Sembra quasi voler dire “si salvi chi può “. C’è tanta paura di fare delle scelte che 20 anni fa erano normali. Ora neanche quelle scelte si riescono a fare. Sembra che il detto “finché la barca va lasciala andare… ” e purtroppo va e non sappiamo neanche in che direzione va. Il Generale è contento che partecipo al Capitolo. Mi ha detto che farò bene. Mah
Intanto sto traducendo dall’Inglese all’Italiano la relazione del continente Africano. Vengono fuori tanti problemi senza uno spiraglio di luce. È triste dirlo ma purtroppo è la realtà. Si sono moltiplicate le voci che parlano, ma sono pochissimi quelli che non hanno perso la bellezza dell’ascolto profondo dell’altro.
Certamente io ce la metterò tutta. Caso mai prima di arrivare al capitolo possiamo avere un confronto, non so se Barbara o tu sai usare zoom, non è difficile. Possiamo condividere. E tu sai che lo faccio volentieri. I comboniani non appartengono a se stessi ma all’umanità e chiaramente anche al buon Dio.
Si puoi mettere sul blog.
Mi sento sereno e tranquillo. Si ne approfitto per fare le traduzioni e poi leggere, riflettere e pregare.
Grazie a te di cuore come sempre, anche io ti porto nel cuore, sempre… sempre
grazie ancora
tuo Antonio
Sono convinto che svolgerai un ruolo importante in questo capitolo partecipando con parresia.
Buon risveglio aperto e riandante.
Mariano
Ciao Mariano. Grazie di cuore. Ho dormito bene. Adesso, anche se in stanza, faccio qualcosina. Circa il ruolo al capitolo, io ce la metterò tutta. Alcune questioni devono essere trattate in maniera approfondita e devono portarci a delle visioni diverse. È tempo di cambiare e voltare pagina. Questo ce lo dice chiaramente la storia. Buona giornata di cuore anche a te
Antonio
1 Commento/i
Cristiano
Caro Antonio, ho letto con piacere lo scambio epistolare con Mariano e mi ha fatto scaturire alcune riflessioni. Dal mio piccolo osservatorio di teoria-prassi personale posso dire che le povertà di oggi sono profonde, oscure, complicate ovvero nascoste tra le tante pieghette sostenute da un modo di concepire l’esistenza che ha retto finora ma che ora non riesce più. La povertà non è solo di chi la manifesta attraverso un sintomo o la mancanza di un lavoro, di una casa, di soldi, di istruzione… anche, ma non solo. Una struttura statica è esplosa e dobbiamo avere nuovi occhi per capire il senso profondo di questo cambiamento senza limitarci a giudicarlo, piuttosto a farci guidare per vedere dove ci vuol portare. E’ come una diga che perde acqua da tante crepe profonde e noi volessimo rimetterla dentro utilizzando tanti secchielli che sono stati pur buoni ma che adesso non bastano più.
Il mio non è pessimismo, anzi, è tutto l’opposto! Credo che questo passaggio difficile possa portarci ad un nuovo modo di esistere più “pamoja” con il tutto, più pieno e più creativo.
Per questo motivo oggi più che mai ritengo che le tante isole che abbiamo costruito finora debbano iniziare ad avvicinarsi, ad aprirsi e ad allearsi per un procedere più ricco, coeso e non in confronto-differenza.
Ho una grande stima per il lavoro che fai, essendo tu uomo di frontiera, e confido che un giorno potremo collaborare su questo fronte comune, esteso in cui siamo tutti immersi 🙂
Ti voglio bene
Cristiano