“Elogio alla vecchiaia”, suggestioni di Enrico.

Sirolo 29-12-2021

Caro Mariano voglio darti un riscontro rispetto al tuo “Elogio alla vecchiaia” del quale mi hai fatto dono il giorno delle Nascite 2021.
Sei partito dal mostrare la crudezza con la quale viene per lo più vissuta la vecchiaia, come perdita delle funzioni dei ruoli, degrado dell’aspetto e conseguente allontanarsi e allontanamento dal sociale, uno scadere di tutto l’aspetto esistenziale. Di quanto il preservare l’aspetto cronologico di longevità sia ormai da anni un terreno entro il quale il Faraone Finanziario stia traendo profitto.
Vorrei aggiungere, quanto in questo periodo di emergenza Covid anche l’aspetto della morte sia divenuto terreno fertile per il business, se da una parte tutta questa morte alla quale tutti siamo legati potrebbe essere l’occasione di accogliere un punto di vista su come stiamo vivendo la nostra esistenza, il faraone finanziario in questa arena è sempre il più lesto, guardati su You Tube “magari muori-romina falconi FT.Taffo”.
Ho sempre notato invece quanto l’aspetto di un vecchio si avvicini a quello di un neonato con tutte le sue rughette che ritengo, è una mia intuizione/suggestione che vorrei approfondire, dovute a una osmosi tra liquidi interni al feto e liquido amniotico, come succede alla nostra pelle se stiamo a lungo immersi nell’acqua e ricordo i medici e i genetisti che a proposito di Tancredi feto, mi dicevano che sarebbe stata determinante la sua capacità di eliminare cellule così dette negative nel liquido amniotico.
Le rughe del vecchio potrebbero essere frutto di una osmosi tra sé e l’ambiente esistenziale in cui si è immerso, di quanto solvente ha dovuto spendere per trattenere un po’ di soluto per sé, le soluzioni, non a caso il termine è appropriato, sono soluzioni che si generano e spendono nella vita per ottenere della sostanza nutriente, ma anche rispetto a questo aspetto il letto di Procuste ci ha portati a individuare nella sostanza qualcosa di meramente materiale, o di prestigio sociale. È vero pure che troppo di una sostanza ci può avvelenare, facendoci scadere dallo spettacolo agli obblighi dovere e il salto precipiziale, il tuffo nel liquido amniotico, ci possa diluire e nel perdere disintossicare un’esistenza pronta per un nuovo ciclo Universale. Il tuo punto di vista su una parte neonato già vecchio, me la sento tanto vicina perché, spesso, mi sembra tanto stridente la superbia di un adulto o una istituzione ignorante che, con spavalda sicurezza, fornisce nozioni banali a un bambino senza tenere conto delle sue specificità ontologiche, ancora il, grazie a te famoso, letto di Procuste. Mi ricordo che da bambino un racconto colpì il mio immaginario riempendo lo spazio delle mie riflessioni.
È la storia di una famiglia ricca che pranzava in un giorno di festa ad una tavola finemente apparecchiata e c’erano tutti compreso un bambino, solo un vecchio mangiava in disparte in una ciotola di legno su un tavolo grezzo. Il bambino chiese perché il nonno mangiasse lontano e in una ciotola,gli risposero che avrebbe sicuramente sbrodolato la tovaglia, fatto rumore nel succhiare il brodo e probabilmente rotto la scodella in porcellana.
Il bambino si alzò e in un angolo seduto a terra cominciò a intagliare dei ciocchi di legno. “Cosa stai facendo?” gli chiesero, la risposta fu “sto preparando delle ciotole per voi per quando sarete vecchi”. Vedevo come un bambino fosse predisposto a dare una lezione a degli adulti che prediligevano preservare l’effimero piuttosto che la compagnia di un loro antenato al quale dovevano la loro stessa esistenza.
Non sto aggiungendo molto rispetto a quanto tu hai messo in luce, ma io in questo racconto in questo bambino vedevo la saggezza, l’ipotesi che un bambino potesse essere saggio più di un adulto. Complice la mia asma, ora posso dire cara asma, se il respirare è il primo ingresso nello spazio tempo, è come se il mio ingresso nell’esistenza esitasse, si prendesse tempo, una parte di me voleva restare nell’ambito più fusionale della non esistenza riflettendo sul vissuto degli altri come esterno a me.
Grande però era il mio desiderio di parteciparvi e trovare riconoscimento in queste parti esterne a me, e così costruivo e costruivo montagne di costruzioni Lego nei periodi in cui stavo meglio, ma non mi era permesso uscire all’aria aperta a giocare con gli altri.
Ora riconosco che il bambino della storia faceva due cose, dava una lezione agli adulti ma preservava pure quanto di questo bello e materiale i suoi antenati avevano costruito grazie all’impegno e creatività. Il Ciclo della nostra Esistenza diventa Universale quando riesce nel contemplare e attraversare il tutto, sia la parte della festa/spettacolo, arricchita anche della sua stessa preziosità e bellezza materiale, preservando comunque e prima di tutto la parte contemplativa di una parte più profonda e saggia rappresentata dal vecchio senza paura di perdere qualcosa.
Rischiare di perdere qualcosa di ciò che già abbiamo per non perdere la novità che potremmo raccogliere addentrandoci con fiducia nel negativo. Il 24 Dicembre abbiamo festeggiato in famiglia il novantesimo anno di vita delle mie Mamme gemelle ed è stato speciale il momento in cui io mi sono steso nel “lettone” proprio in mezzo a loro con Erminia poco
in disparte ed ho raccolto nell’abbracciarle anche un po’ di Aletheia sulla loro vita mai raccontata prima e nella teoria che ho raccolto ci siamo fusi e diluiti tutti. Come dire! Ti sono grato.
Enrico Antonio detto Tango

 

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