“Voglio festeggiare l’aver recuperato la vista della vita e dei suoi meccanismi”, Elisir

Rispetto al rapporto con me stessa voglio festeggiare in primis l’aver recuperato la vista della vita e dei suoi meccanismi, andando oltre la paura. Circa due settimane fa, una sera sono tornata a casa (non avevo i bambini), quando sono entrata ho visto che il vaso degli ombrelli era stranamente girato e subito mi è salita la paura che qualcuno fosse entrato nell’appartamento, più precisamente che ci fosse Adalberto nascosto da qualche parte per farmi del male. Ho chiamato Marino e gli ho chiesto di stare al telefono mentre controllavo l’appartamento. Da lì è iniziata un’immersione profonda, che è durata tutta la sera, la notte e la mattina seguente. La sera stessa ho chiamato mia mamma e le ho raccontato il fatto, le ho detto che avevo avuto paura … la stessa paura che provavo quando nell’adolescenza aprivo i cassetti di casa e trovavo le mie foto con gli occhi tagliati da mia madre, capitava che di notte non dormivo per paura che mia madre mi uccidesse con un coltello (in quel momento mentre raccontavo ho visto la mia paura antica, il mescolamento con le dinamiche presenti e come le influiscono, come se le paure si sommassero e diventassero più giganti). Al telefono ascoltava anche mio padre, e così ho raccontato anche che un giorno presi coraggio e feci vedere a mio padre una di quelle foto e la risposta fu “Non ti preoccupare, va tutto bene…”. Da lì ho chiuso definitivamente il rubinetto della fiducia con mio padre. Mentre raccontavo ho pianto molto, profondamente e a lungo. Mi accompagnava solo la luce calda del mio nuovo abatjour, che ho acquistato perché mi ricordava un momento felice della mia infanzia. Anche mia madre si è messa a piangere e mi continuava a ripetere di non aver paura, che lei era lì con me, e un po’ era come se davvero sentissi la sua presenza. Mia madre mi ha assicurato che non ha mai pensato di uccidermi, però anche lei ha avuto paura di venire uccisa, da suo padre: spesso mi ha raccontato l’episodio in cui per un rientro in casa in ritardo, l’aveva spinta vicino alla finestra e le aveva messo fuori la testa come per volerla buttare giù. Con questo evento ho capito meglio anche un commento che mi era stato fatto ad un ascolto, più meno era cosi “ancora dentro il tuo Graal vive anche il Graal di tua madre” (rif. Graziana). Eccolo. Penso che fare questa immersione mi ha aiutato molto. La notte è stata un travaglio, come se avessi avuto la febbre.
Il giorno dopo mi era salita anche la paura per i miei bambini, e proprio nella stessa giornata Zeno ha avuto una crisi per una dinamica con Adalberto. Quando sono sola e ho il tempo sufficiente di guardarmi profondamente, talvolta sento ancora la paura, soprattutto quella di non tutelare me e le persone che amo, la tutela non la posso più delegare, diciamo che nessun altro la può fare bene come la farei io per me stessa o per le persone che amo. Ho lavorato tanto sulle paure (raccontarmi a mia madre e a mio padre, espormi con le mie verità degli ultimi due anni, affrontare il negativo che ne è conseguito, ribadire le mie posizioni a lavoro con determinazione). Ho ripreso anche con qualche incubo. Uno è stato che io, Frida e Adalberto eravamo in una nave da crociera, ad un certo punto ci siamo messi a guardare un film e Adal ha tirato fuori il pene, chiedendomi una prestazione sessuale. Al che ho detto di no e lui ha dato uno schiaffone alla Frida, quindi ho preso Frida e l’ho nascosta nella stiva della nave. E anch’io sono andata a nascondermi, e lì mi sono rivista quando ero bella, allegra con i capelli blu. Poi sono uscita ho cercato Frida, anche in fondo al mare, ma non c’era più … mi sono svegliata piangendo. Sento di aver perso nuovamente un po’ la mia Elisina, riconquistata con tanta fatica, sotto le bombe di un passato che non era ancora ben elaborato e di paure che mi facevano ancora sottostare in meccanismi vecchi (e ho il terrore di ricaderci). Sento che il corso sulla coppia e il progetto Pamoja potrebbero essere un’occasione per affondare con determinazione in questo cambiamento, che sento profondissimo e anche lacerante (i pianti non si contano), senza scordarmi di andare oltre ad alcuni limiti in generale che ci sono stati, per poi dedicarmi nuovamente alla ricerca della mia Elisina, leggera.
Oltre i pianti, c’è in contemporanea anche il festeggiamento del riuscire a portare abbastanza fluidamente al simbolico, con le parole, i miei vissuti. Non sono più appannati e annebbiati come una volta, magari possono assumere delle forme un po’ più giganti ma me ne accorgo anche. Riesco a decifrare i segnali, anticipare, cogliere i dettagli, vedere i limiti, non sciogliermi nel positivo, verificare, non prendere su tutto, valutando quello che è buono o meno per me. Questa è la vista della vita ed è un regalo che porterò sempre dentro di me.
Un’altra cosa che ho elaborato con tutte le vicissitudini dell’ultimo periodo, è che sono stata molto, troppo generosa, senza dar il giusto valore ai miei doni-regali, ma anche al mio corpo. E questo “vedere” mi porta ancora in onde che ballano tra la rabbia e il dolore. Le mie preziosità le vorrei iniziare a donare solo a chi sento io, con cautela e dove sento amore. Questo è un atto d’amore verso me stessa, che dovrebbe essere una cosa che si insegna a tutti i bambini del mondo, ma non è così scontato.
Sono fiduciosa che ora l’elaborazione delle zavorre è inevitabile, e che dopo tutto questo lavorio, ritroverò quell’Elisina ancora più bella, allegra e forte.

I rapporti forti: un’altra cosa bellissima che mi sto vivendo in questo periodo è essere diventata madre biorganica. Prima mi fermavo al simbolico (presenza, giochi, etc.) e all’analogico (corpo a disposizione, massaggi, coccole, etc.) ma ora sento il canale emotivo aperto: sento che entrambi Zeno e Frida, si affidano e abbandonano di più, e stanno un iniziando a fidarsi. Madre biorganica lo sono diventata liberando in primis il mio biorganico, che è comunque abbastanza malconcio però c’è, con canali di accoglienza profonda e liberando spazio emotivo, prima molto occupato dalle dinamiche di coppia ma anche nei FUK della famiglia d’origine.
Ho ripreso anche i contatti con mio fratello, con il quale sono emerse delle verità e ora ci sentiamo più fluidamente e costantemente, anche andando in profondità.
Sabato sono andata dai miei genitori, oltre le limitazioni del COVID (fino a poche settimane fa non volevano che andassi per la paura del contagio, invece poi si sono aperti e hanno accettato la mia proposta, anzi non hanno usato nemmeno la mascherina). Sono partita senza aspettative particolari. Quando sono arrivata e mio padre mi ha abbracciato ho iniziato a piangere, non so ma non mi aveva fatto un abbraccio come al solito robotico. Ho pianto per due ore, senza dire una sola parola, loro non sapevano più come fare per farmi smettere. Poi mio padre ad un certo punto ha detto a mia madre: “basta, guarda vuole essere solo coccolata come una bambina, è la nostra bambina”, mi ha preso la mano, mi ha steso sul divano e mi ha messo una copertina, ha spento la luce e ha iniziato ad accarezzarmi il viso. Mia madre intanto ha iniziato ad accarezzarmi i piedi e parlavano piano. Mi sembrava di essere tornata nella culla, sentivo che si dicevano a vicenda “parla piano, che si sveglia.”. È stato un bel momento. Mio padre mi ha stupito, considerando che un mese fa mio padre non voleva nemmeno partecipare telefonicamente all’ascolto di coppia, alla fine è stato lui a fare la quarta dimensione e a capire i miei bisogni, mia madre faceva più fatica. Era diventata un po’ di sasso, come quando piangevo quando ero piccola. Penso che da piccola, mio padre mi ha salvato dall’aridità di mia madre, però poi quando ha iniziato a stare male anche lui per la sua famiglia d’origine è finito tutto. Quando mi sono svegliata sono stata in silenzio per un bel po’, solo verso sera ho iniziato a dirgli di come mi sono vissuta gli ultimi anni nella coppia e come l’aver accettato alcune dinamiche di cesso erano dovute alla paura che avevo, soprattutto a quella provata con loro. Mio padre per la prima volta mi ha chiesto scusa, mi ha chiesto preoccupato se quella mancanza di fiducia durerà per sempre o si può recuperare. Poi mi ha detto che era dispiaciuto che anche se aveva visto dei segnali che non quadravano non era riuscito ad intervenire, in quel momento gli ho spiegato che il Progetto Nuova Specie ha fatto le sue veci. Ho sentito che mio padre ha capito più in profondità tutto il mio percorso, e mi ha chiesto cosa significa il Pamoja, il corso della coppia, ed entrambi non li ho più sentiti contrariati: mi hanno detto vai e resta lì che ti aiutano. Un po’ in sta cosa ci ho visto, il loro sollievo per sentirmi in mani di persone che hanno più strumenti di loro, ma anche il fatto che così non si scomodano troppo. Infatti, in questo momento loro hanno un equilibrio buono, leggero, ma molto precario: per mantenerlo hanno tagliato qualsiasi contatto esterno che può in qualche modo metterlo in crisi. Insomma, mi accompagna sempre il proverbio “el lupo perde el peo ma non el visio”, ovvero “il lupo perde il pelo ma non il vizio”, però ci sto e mi prendo quello che mi serve e quello che mi possono dare, senza sconti. Un po’ alla volta.
Per quanto riguarda la coppia: sento che la parola d’ordine è stand by. La scorsa settimana ho sentito al telefono la mamma di Adalberto per una cosa pratica che mi doveva far sapere e poi mi è venuto da piangere. Ho sentito che in lei si è aperta una fessura e poi ha chiesto di incontrarci (io, Adalberto, lei e Tarcisio) perché non aveva ben capito delle cose che erano emerse durante l’ascolto e voleva capire meglio da noi. Durante l’incontro, al contrario di come ero riuscita a fare con Rita, con la presenza dei due maschi ho sentito che mi sono chiusa. Sento che non ho toccato il livello del biorganico perché c’erano dei contenuti che mi facevano ancora troppo male e ho anche avuto paura di essere invasa se mi aprivo. Da parte di Tarcisio per le donne sento una grande rabbia, pertanto per me diventa davvero difficile.

I gruppi: in questo momento non sono molto tollerante con la moltitudine, quando l’aggregazione avviene per motivi e in modalità superficiali (riunioni a lavoro parlando di cose inesistenti per il senso della vita, persone che stanno insieme per esprimere lo stesso giudizio, forme di chiusura nei sottogruppi, equilibrismi, poca fluidità, etc.)

Globale massimo: sento che le paure che mi sto vivendo nel primo piano della piramide stanno terremotando anche alcuni ambiti del mio Globale Massimo, non nel suo senso profondo, quello resta (il senso del viaggio, dentro la GUK) ma nelle modalità con cui voglio starci. Penso molto alla lentezza. Per ora è tutto nebbioso, il primo piano è ancora aperto.
Con affetto Elisir

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

FACEBOOK

5x1000-Fondazione Nuova Specie