Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. “Se l’esistenza è un viaggio perché preferiamo attardarci nella staticità? Domanda di Grazia, riscontro di Samuele
Voglio avere una visione positiva di questa domanda e, pur conscio della loro parzialità, dare e darmi risposte che possano incoraggiare chi si sente -più o meno spesso, ed ancora- “statico” nella propria Esistenza.
Dalla etimologia leggo che “preferire” significa portare avanti, e che “portare” ha la radice nel sanscrito por- (poi cambiata in par-) che ha senso di condurre al di là.
Io dico che una preferenza, anche nell’apparente staticità, è comunque una scelta più o meno consapevole che vuole portarci al di là di quello che stiamo vivendo, oltre il nostro tempo-spazio; Perché? Perché semplicemente (semplificando un pochino) …non ci sentiamo più appagati, pieni, interi nel nostro viaggio diacronico, e ci sembra di andare come e dove non ne vediamo pienamente il Senso.
Anche il fatto di “attardarsi” può essere una cosa positiva se, andando oltre ciò che nel tempo-spazio è considerato “tardi” o “presto”, riusciamo coll’attardarci a recuperare i pezzi della nostra metastoria e a dare un Senso più compiuto alla nostra stessa storia.
Poi il contrario di attardarsi è affrettarsi, ed all’aver fretta non ne darei sempre un senso positivo… (“Vado piano, perché ho fretta!”).
Poi oggi sono particolarmente in vena di etimologia, per cui dico anche l’essere “statici” (da statòs, che sta) ha un significato relativo: primo perché un reale staticità è paradossale nell’Arena Esistenziale e nel diacronico, poi perché anche ci sentiamo o sembriamo “statici”, è molto probabile che abbiamo -ancora- bisogno di attraversare, di sciogliere e risolvere varie cose di noi che ci stanno appesantendo o che ci hanno fatto perdere il Senso stesso del Viaggio.
Una delle cose più terribili ma anche benevole che ho vissuto e che mi capita ancora, seppur raramente, di vivere è il proiettarmi con la mente avanti di 5, 10, 20 e più anni e di sentirmi deluso amareggiato e soprattutto spaesato del “dove sto andando” e del “chi sto diventando” …perdendo contemporaneamente il Senso del Viaggio!
Quasi tutte le volte che è successo è seguito un mio periodo di profonda riflessione, a volte anche di “anello diabolico/arco di sinistra” più o meno lungo che mi ha fatto “attardare”, ma che contemporaneamente mi ha portato a perdere cose vecchie e ad alleggerirmi.
L’attardarsi, specie se fatto con la consapevolezza che ci stiamo svuotando, può essere il voler “scendere” a fare un bilancio della propria Vita, a ri-vederne le priorità e modo di procedere: io credo che bisognerebbe “attardarsi” più spesso” e, più d’ogni altra cosa, farlo di proposito prima che sia la Vita stessa a fermarci!
Grazie.
Samuele M.