Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. “Se l’esistenza è un viaggio perché preferiamo attardarci nella staticità? Domanda di Grazia, riscontro di Emanuele

Intanto volevo ringraziare Grazia per questa domanda.

Tante volte mi sono fermato anche io a riflettere su questo aspetto, e devo dire che un perché che mi convinca non sono riuscito a trovarlo cioè ho riflessioni ma disordinate.
Ultimamente studiando per un esame di fisiologia riflettevo sul fatto che il nostro organismo è di una complessità enorme, ma nello stesso tempo riesce a mantenere degli equilibri che gli permettono di sopravvivere. Una cosa che studiando mi ha lasciato un segno forte è stato approfondire come funziona il meccanismo del ” DOLORE”. Adesso non è il caso di raccontarlo nello specifico, ma di fronte ad un a sterno che ci provoca un Dolore che può essere da una puntura ad un taglio o ad una caduta o ” IL CIGNO NERO” …… la reazione fisiologica del nostro analogico, cioè del corpo del cervello è: INIBIRE, cioè sopprimere il più possibile i recettori del dolore per non sentirlo. Cioè è proprio un meccanismo di difesa del nostro SNA, credo sia anche necessario perché all’inizio mi ha mandato in crisi. Dicevo ma se è già così, perché devo credere che attraversare il dolore è il modo più sicuro per andare in profondità per poi crescere? Se poi in natura la vita questo aspetto lo sopprime già di suo?
Poi però sempre nei miei deliri di ricerca ho pensato e riflettevo sul fatto che questo primo aspetto è vero, ma è altrettanto vero che noi siamo fatti anche di ONDE che io ho sostituito alla parola SPIRITO, che la trovo un po’ embriogenetica legata alla visione religiosa.
È se emaniamo vibrazioni o onde o energia l’alternanza del CEU che noi impariamo, perché di nostro ci piacerebbe stare in una sola parte che non è solo quella del giorno o luce, ma c’è anche chi vuol rimanere nella parte notte buio o in altre parti non dipende esclusivamente dal dolore, ma credo sia legato alle RELAZIONI.
NEL SENSO CHE: È difficile rimanere nella variabilità delle relazioni o nella rete, ma ci permette di fare gli spostamenti nel CEU, e alimentare la vita stessa.
Rispetto a queste mie piccole considerazioni, io non so perché ci attira di più la staticità, credo più che dietro ci sia il grande desiderio di utero, anche perché ci riporta alla nostra prima esperienza esistenziale, dove appunto non dovevamo ATTIVARCI per niente, era l’utero che ci proteggeva, scaldava nutriva, cioè ci attardiamo aspettando che ci arrivi questa sensazione di pienezza o almeno io la sento così.

Emanuele

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