Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. “Se l’esistenza è un viaggio perché preferiamo attardarci nella staticità? Domanda di Grazia, riscontro di Benedetta
Appena ho letto questa domanda ne sono rimasta colpita e mi è piaciuto proprio il fatto che venisse da te Grazia. In realtà non ho chissà quale risposta, non ho voluto leggere le altre per non farmi condizionare. Mi viene di più da soffermarmi nella parola staticità. Se parto dalla mia storia in realtà ho sempre cercato di combattere e sfuggire alla staticità e forse è stato anche quello l’incantesimo che poi non mi ha permesso di viaggiare in profondità. Se penso al Ceu e al mio arco di sinistra sono due i tasselli su cui ho fatto morula e che mi hanno illusa di viaggiare mentre continuavo a ripercorre sempre gli stessi cicli: la genericità e la contestazione-contrapposizione. Quando è così non si aderisce mai completamente al viaggio e non si aderisce neanche alla staticità, diventa una lotta continua tra il desiderio di andare verso qualcosa di diverso e rimanere inchiodati col piede fermo nelle nostre pseudo certezze. Per me è ovvio che questo è stato molto rappresentato dalle mie due figure più importanti, mio padre e mia madre. Mia madre con il suo percorso spirituale soprattutto nella preadolescenza mi faceva respirare il viaggio, la ricerca, il desiderio di trovare risposte all’esistenza, mio padre dall’altra parte un sognatore molto intellettuale che si dilettava a fare viaggi teorici; entrambi non sono riusciti a trasmettermi il senso del viaggio, anzi spesso erano in contrapposizione tra loro e questo mi creava una forte confusione. Fin da subito mi sono sentita stretta nei loro mondi che comunque aderivano ad un modello simbolico culturale che non ritornava all’esistenza, due satelliti che gravitavano al di fuori della esistenza stessa. Una delle prime teorie che mi sconvolse quando conobbi Mariano fu proprio il Graal delle Profondità e quindi i nostri codici. Per me poter dare una risposta più profonda al mio “analogico svenduto” e al mio “biorganico invaso” è stato una grande rivelazione, mica una cosa così, c’ho messo anni per iniziare a conquistarmi il mio corpo e le mie emozioni. E l’ontologico?… Sono solo pochi mesi che sento di aver iniziato a percepire la mia parte più profonda, la mia placenta, quella focaccia che si presta a trovare un contatto con la fusionalità per poi dissetare la mia esistenza. Non è un’esperienza semplice da verbalizzare, e ancora la vivo ad intermittenza, con le fatiche di chi per tanti anni ha dovuto sottomettere i propri codici più profondi a lui, il simbolico.
Perché ci attardiamo? Perché andiamo rieducati ad un concetto di esistenza più amplio, appunto un viaggio, con le sue fermate, ma non per fermarsi e rimanere stanziali, ma per ricaricarsi di quella giusta fusionalità che carbura il nostro Graal delle profondità. Io non ho soluzioni a questo, da poco e grazie alla grande apertura sull’esistenza di Mariano (e quindi di spingere ad andare fuori di una nostra comoda staticità) sto scoprendo il valore di dar valore ad ogni cosa, man mano che si procede, regalandomi ad un continuo “presente” così che il viaggio si affatica sempre meno. Un qui ed ora che pro-cede e si sottomette ad il proprio javindico. Quindi si può uscire dalla staticità e iniziare a viaggiare facendo circolinfare il nostro potere fusionale? Penso proprio di sì. Per troppo tempo ho delegato il simbolico di comandare sul mio biorganico, ora è tempo di rivoluzione.
E quindi grazie Grazia, per questa riflessione che spinge al viaggio. E grazie Mariano per regalarmi ogni giorno il desiderio di una gravidanza esistenziale sempre più ricca.
Benedetta