Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. “Se l’esistenza è un viaggio perché preferiamo attardarci nella staticità? Domanda di Grazia, riscontro di Amerigo

La domanda di questa Rubrica Pasqualina parte col postulato che l’esistenza è un viaggio e penso si possa considerare questo uno dei postulati del Progetto Nuova Specie. Penso però che bisognerebbe specificare meglio che cosa vuol dire che l’esistenza è un viaggio e di che viaggio si parla. Penso che in realtà il viaggio sia duplice, ovvero un viaggio sincronico e un viaggio diacronico. Il viaggio sincronico è un viaggio che noi dovremmo avere innato per poterci ricaricare il nostro secchiello di Fusionalità e potere spargere l’acqua nel secchiello per far crescere il nostro secondo viaggio che è quello diacronico. Il CEU mi aiuta a dire questo: il viaggio sincronico è quello che si fa percorrendo il Cum-munitometro, il viaggio diacronico è il nostro PiraGraal che cresce e diventa sempre più specifico e inedito.

 

Il viaggio sincronico che fa crescere il diacronico è però spesso una favola con poche fondamenta, ciò che abbiamo vissuto nell’infanzia, i tagli del nostro infinito, le violenze e le invasioni subite, i nostri FUK, ci impediscono di fare il nostro viaggio sincronico poiché per farlo dovremmo aver sciolto sufficientemente i nostri FUK, e questo non è una cosa scontata, è una cosa per la quale bisogna impegnarsi costantemente e non fermarsi ai tanti fallimenti che si incontrano nello sciogliere le Zone Pellucide.
Perché allora preferiamo attardarci alla staticità? Questo perché abbiamo così rinunciato alla possibilità di percorrere il nostro viaggio sincronico per ricaricarci, che ci fermiamo in soluzioni che ci illudono di attingere alla Fusionalità. Può essere una sostanza, può essere l’impegno per un progetto, la funzione ruolo di un lavoro, una relazione, la contrapposizione alla propria famiglia d’origine, in ogni caso ci fermiamo in una casellina del nostro CEU. Pensiamo di vivere la Fusionalità, ma non è così, è un qualcosa di eteroreferenziale che non ci ricarica.
Mi piace però l’utilizzo della parola “attardarci”, perché mi fa pensare che comunque, prima o poi, il nostro stare nella staticità viene combattuto dal nostro essere figli dell’In.Di.Co., può essere attraverso un sintomo, ad un non essere più felici, può essere attraverso la caduta nel Pozzo di Vermicino, ma prima o poi il nostro preferire la staticità si rompe, si può non ascoltare, ma la realtà è che si rompe e ci spinge al viaggio.
Crediamo così poco nel nostro infinito che pensiamo che il nostro viaggio sincronico è impossibile, penso che in questo non c’entra conoscere o non conoscere la teoria del Progetto Nuova Specie, penso che sia un qualcosa insito in tutti gli uomini. Penso che il Progetto Nuova Specie sia proprio questo, sapere che è difficile toglierci dalla nostra staticità, ma che c’è una strada. Non basta volerlo e non sempre basta l’impegno, bisogna anche fidarsi, rompere le proprie certezze, credere di nuovo che è possibile un felice incontro con noi stessi.

Amerigo

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