PilSup sul mito di Teseo, Arianna e il Minotauro. Riflessioni di Mirella

Ringrazio Giovanna che, con la sua lettura del Mito di Teseo e Arianna, ha stimolato in me
un aspetto (quello della Teoria) che ancora non mi autorizzo abbastanza a mettere fuori.
Una riflessione che mi è venuta rispetto a me stessa, è di vedere il Labirinto come la parte profonda
di noi che contiene anche parti “bestia”, il Minotauro appunto, che ci fa paura, che si fa fatica ad
affrontare, e che possiamo sconfiggere solo con l’aiuto del nostro Femminile, cioè Arianna e il suo
Filo, che rappresenta per me anche la mia “cordicella”, la Fides a cui io per mia fortuna mi sento
ancora legata.
Un altro aspetto che ho potuto osservare è quello che il Minotauro è sì un mostro, ma per Arianna è
anche il fratellastro, quindi una parte della sua famiglia d’origine, quella parte che più ci ha fatto
soffrire e ci ha tagliato. Per quanto mi riguarda il mio incontro con Roberto-Teseo mi ha dato la
possibilità di “uccidere” quella parte della mia famiglia di origine che per me rappresentava il forte
Angolo Alfa di mio padre e mio fratello che hanno tagliato tante belle parti di me, che ora sono
consapevole di aver avuto ma che ho dovuto eliminare, sotterrare, per adeguarmi e per essere
riconosciuta.
Quando ho conosciuto Roberto col suo bel Femminile è stato naturale innamorarsi, vedere lo
spettacolo, la possibilità di “liberarsi”, ma ad un certo punto c’è stato “l’abbandono”, la caduta
nell’obbligo/dovere che in una coppia non avviene in maniera repentina, ma si sviluppa negli anni, a
volte in modo subdolo, che non si vede, infatti sembra che le cose vadano comunque bene, ma
prima o poi interviene un fattore, sia un figlio che con il suo disagio, legge la situazione prima di
tutti, sia una crisi economica, lavorativa, o anche un Caronevirus, e le cose precipitano.
Purtroppo nella situazione di Arianna “abbandonata” c’è sempre uno squilibrio, c’è chi abbandona,
perché magari ha già trovato altro, e chi rimane sull’isola di Nasso e deve trovare con fatica e dolore
la forza dentro di sé per vedere il suo “Dioniso” e arrivare a diventare una stella, anzi un’intera
costellazione!

Mirella

1 Commento/i

  1. debora

    Mi piace molto la metafora del Dioniso: occorre infatti, autorizzarsi anche a vedere le nostre parti dedite al piacere della vita per poi in seguito farle danzare con le profondità e saperci stare, non spaventandosi di fronte alle difficoltà.

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