Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. “Perché i fratelli devono soffrire così tanto, prima di potersi incontrare?” Domanda di Annamaria, riscontro di Sebi
Grazie Annamaria per questo input….
Sono il secondo figlio, mio fratello è più grande di me di quattro anni. Per me lui da piccolo rappresentava il mio punto di riferimento anche più dei genitori che fra l’altro appena nato mi avevano affidato a una mia zia nubile sorella gemella di madre…ma questa è un’altra storia.
Dicevo, per me era un riferimento, lo ammiravo per tutte le cose che faceva. Nell’adolescenza mi trovai ad abbracciare gli ideali del comunismo, per sua imitazione, entrando a far parte dei collettivi studenteschi degli studenti medi. Cetti con la sua ironia mi definiva CCAP comunista convinto addetto a pulcinellate. 😊
Mio fratello, dal canto suo, fin da piccolo, ha tentato di farmi fuori prendendomi dal collo nella culla o studiando la caduta di un corpo da tre metri (una volta mi fece salire su un albero per poi convincermi a buttarmi giù). Anche se ci leviamo 4 anni come scuola, gli anni di differenza erano 5, per cui siamo andati a scuola insieme soltanto quando io ero all’ultimo anno dell’asilo e lui in quinta. Ogni volta, che per qualche mia marachella, mi portavano dalla direttrice che era anche la maestra della quinta elementare, lui provava molta vergognava, come mi ha anche detto anche dopo, perfettino come era e come è tuttora…
Gli sono comunque grato perché grazie a lui ho conosciuto Cetti, l’unica vera donna della mia vita…ma anche questa è un’altra storia.
Con il tempo siamo cresciuti, lui è diventato uno stimato professore della facoltà di Medicina e io un burocrate della p.a. ora lui è in pensione ma continua a lavorare per la ricerca. Dal 2014 condividiamo lo stesso appartamento, che era la casa dei miei genitori, che lui, a sue spese, ha diviso in due dopo circa un anno di convivenza con lui, convivenza che però si concretizzava in rari momenti di condivisione in quanto evitavamo, per un motivo o per un altro, di cenare o fare colazione insieme neanche la domenica.
Lui da un paio di anni non sta più nello stesso appartamento perché si è trasferito dalla compagna e viene a casa solo di giorno per lavorare. Sono rari i momenti di incontro ma che rimangono sempre sul piano simbolico. Soltanto due volte, con il senno di poi, ho sentito il suo biorganico, la prima volta quando andò via nostra madre e gli dissi che ormai eravamo degli orfani, e quando Piero si è suicidato. La polizia che venne a casa mi disse che non sarebbe andata via fino a quando non fosse arrivato qualche mio familiare. Chiamai mio fratello e lui ci fu…
Ma al di là di questi estremi episodi, sento ancora mio fratello molto distante da me, confido nell’ INDICO
Sebi