Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. “Perché i fratelli devono soffrire così tanto, prima di potersi incontrare?” Domanda di Annamaria, riscontro di Nadia
Nella mia famiglia della cultura contadina e molto religiosa da cui provengo era dato per scontato che fra fratelli ci si doveva volere bene, non si doveva dirsi il negativo o tanto meno litigare.
Io sono la prima di tre sorelle, quando sono nata io in casa oltre ai nonni paterni c’era mia cugina Antonella di due anni più grande perché da poco era morto il papà (il fratello di mio padre). I miei nonni l’hanno portata in casa con noi per un po’ di tempo e mia madre se ne prendeva cura.
Mi ha raccontato che mia cugina era molto dispettosa e quando riusciva saliva in camera e veniva nella culla a picchiarmi.
Dopo quattro anni è nata mia sorella Margherita. Ero molto contenta perché finalmente avrei avuto compagnia e qualcuno con cui giocare. Purtroppo è nata con una malformazione al cuore e i miei genitori e nonni erano presi da grande preoccupazione e sofferenza e da quel momento caddero tutte le mie aspettative, anzi persi anche quasi tutte le attenzioni verso di me. Se prima mia madre ci stava poco con me, da quel momento le sue attenzioni erano rivolte sempre a mia sorella e io mi dovevo accontentare delle briciole.
Questo ha causato una grande sofferenza in me tanto che a cinque anni ebbi una malattia alle gambe e per circa un mese non riuscivo più a camminare. Margherita è sempre stata molto fragile, non la potevo toccare perché le davo fastidio e per un nonnulla piangeva e così mi sgridavano. Ogni tanto qualcuno le regalava dei giocattoli specie quando andava in ospedale, non potevo toccarli perché erano suoi. Così siamo cresciute come due estranee. Io stavo sempre fuori in campagna mentre lei stava rinchiusa in casa con le sue cose, le sue Barbie e la sua amica immaginaria.
Dopo altri quattro anni è nata Mariangela ero felicissima!
Mio padre avrebbe voluto un maschio anche se diceva che era lo stesso. Ricordo ancora il momento che è arrivata a casa dall’ospedale, mi presi cura subito di lei, avevo otto anni ma ero già una piccola mammina. A mia madre non sembrava vero avere una bambinaia così efficiente e premurosa. Le ho fatto da mamma a tutti gli effetti.
Quando è diventata più grandicella con Margherita erano come “cane e gatto” continuava a farle dispetti. Così in maniera molto povera attirava l’attenzione dei genitori e mio padre la picchiava spesso però non si arrendeva.
Nella grande conflittualità di coppia dei miei genitori Margherita è sempre stata quella che si metteva di mezzo per difendere la mamma, io invece mi spaventavo, mi bloccavo e poi andavo a piangere di nascosto. Mariangela invece sembrava che se ne fregasse…. Per farmi voler bene ed essere vista ho sempre fatto la parte della brava figlia obbediente e lavoratrice anzi, come forza lavoro per mio padre sono stata anche il maschio che non ha mai avuto l’ho sempre aiutato in qualsiasi lavoro in campagna senza mai ribellarmi. In questo mio padre mi ha anche riconosciuto ma ha fatto anche tanto confronto/differenza con Mariangela perché a lei non piaceva andare in campagna.
Per quanto mi riguarda sento che fra di noi non c’è mai stato uno scambio profondo. Quando mi sono sposata a diciott’anni c’è stato un taglio netto con Mariangela. Al mio matrimonio ha pianto tantissimo, una grande delusione/tradimento, non ero più la sua mamma. Pochi mesi dopo è morta Margherita di arresto cardiaco e ha lasciato un grande vuoto.
Mariangela si è ritrovata figlia unica.
Una lunga storia con tante cose non dette, desideri non condivisi, sentimenti non espressi e una madre che ci raccomanda d’andare d’accordo.
Sono cresciuta molto nella solitudine e nella sofferenza e ancora non so cosa voglia dire incontrarsi tra fratelli in profondità spero che un giorno possa avvenire anche per me.
Nadia