Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. “Perché i fratelli devono soffrire così tanto, prima di potersi incontrare?” Domanda di Annamaria, riscontro di Mirella

Anch’io, come tante persone, ho un rapporto non risolto con mio fratello.
Lui è il primo figlio a cui è seguito un altro figlio morto a due anni, infine sono nata io, non so fino a che punto desiderata e anche femmina, che nel mondo contadino non era proprio la condizione ideale…
Con mio fratello ricordo di aver avuto sempre un rapporto asimmetrico in cui lui, fratello maggiore (più grande di me di 8 anni) era per me un idolo, morivo per lui, anche alla luce del fatto che per i miei genitori lui era quello perfetto, lui mi trattava anche con tenerezza, giocosità, come si fa con una sorellina piccola, ma con gli anni ho sentito che questo atteggiamento è venuto a mancare lasciando posto all’indifferenza, che era il sentimento che mi vivevo in famiglia anche da parte dei miei genitori, in quanto non servivo a molto, visto che non ero funzionale al lavoro di contadino, al contrario di mio fratello che anche durante gli anni della scuola nei momenti liberi aiutava mio padre nei lavori in campagna.
Quando si è fidanzato (era molto giovane aveva 15 anni) da quel momento non mi ha proprio più considerato nella sua vita e sono diventata per lui un fastidio, gli davo fastidio se toccavo le cose in camera sua, mi riprendeva o picchiava se, apparecchiando la tavola, dimenticavo di mettere qualcosa, insomma era diventato un altro padre per me, addirittura, se qualche volta chiedevo a mio padre di uscire, lui decideva se potevo farlo o no.
Quando siamo diventati entrambi adulti con relative famiglie ci vedevamo a casa dei nostri genitori, ma il nostro rapporto non è mai diventato alla pari.
Io ho sofferto tantissimo per questa sua indifferenza, perché lo vedevo perfetto e sentivo il bisogno di avere approvazione da lui, ma questo non è mai successo e la nostra relazione è stata sempre e solo in funzione dei nostri genitori che erano anziani e avevano bisogno di cure.
Ora che i nostri genitori non ci sono più, il nostro rapporto è ancora più simbolico, non passiamo più una festa insieme (Natale, Pasqua) e ci sentiamo solo per farci gli auguri (ipocriti) di compleanno o Natale.
Ho lasciato andare il bisogno di riavvicinarmi a lui, ormai per me è come un estraneo, e anche alla luce del percorso che sto facendo sento che siamo lontani mille miglia, non so più nemmeno quello che succede nella sua vita come lui non sa quello che succede nella mia.
La sofferenza che avevo nel non essere considerata da lui, l’ho lasciata andare e credo che non avremo più molte altre occasioni per ravvicinarci.
Mirella

 

 

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