Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. “Perché i fratelli devono soffrire così tanto, prima di potersi incontrare?” Domanda di Annamaria, riscontro di Giusi
Ho pensato in questi giorni a questa domanda e, seppur rappresenta per me un interrogativo costante la relazione con Gaetano, non riuscivo a mettere giù qualcosa di scritto, nonostante il tanto che ci sarebbe da dire. Resistenza? Non credo piuttosto mi sento che sto in una fase diversa da quella della sofferenza che, pur essendo sempre presente di sottofondo alla mia vita, non mi permette certo di vedere e sentire anche altro, non solo rispetto a Gaetano ma rispetto alla mia esistenza.
Intanto voglio partire dicendo che la nostra infanzia, nonostante tutti i fuk familiari e di contesto, noi due l’abbiamo passata insieme, giocando tanto insieme e divertendoci a creare giochi anche con poco.
Mi ricordo che eravamo comunque due bambini molto creativi e simpatici, allegri anche… parecchio caotici e disordinati… sicuramente abbiamo fatto squadra nell’infanzia e per certi versi ci siamo ribellati all’immobilismo che era presente in casa, soprattutto di Pinuccio.
Credo che poi quanto successo a Maria anni dopo, ci ha in qualche modo fatti risvegliare da un mondo che poi dai non era neanche tanto male. Eravamo abbastanza coccolati da mia madre e da mia nonna materna e dagli zii ancora scapoli che vivevano nel piano superiore di casa nostra. Giocavamo per strada, avevamo i nostri amici con cui facevamo bordello per strada, eravamo abbastanza liberi.
L’allontanamento di Maria, la sua esperienza psichiatrica, per lei che è stata comunque fino a quel momento una mamma molto presente, e questo lo testimoniano i suoi diari pieni di racconti su di noi bambini e sulle sue tante preoccupazioni e ansie, ci ha fatto fare un salto precipiziale da esilio che probabilmente in tante cose ancora ci condiziona come vissuto, anche per il fatto di non essere stati accompagnati da nessuno in quel passaggio doloroso.
Dell’infanzia ricordo anche che i codici tra di noi, quantomeno analogico e biorganico, erano molto presenti… litigavamo, ci prendevamo a mazzate e poi dopo poco tornavamo a giocare…eravamo molto semplificati e diretti e la nostra relazione era secondo me senza tanti filtri e veli che invece poi, anche a causa dell’allontanamento fisico durante l’adolescenza si sono intromessi.
Ci siamo congelati sui nostri codici più profondi trovando ognuno di noi delle soluzioni che ci hanno fatto sentire distanti, non solo fisicamente ma anche nelle profondità, per quanto io ho sempre sentito che nel nostro dna alcune cose sono sempre state vive e presenti e quando stiamo collegati a noi, vengono fuori e fanno spettacolo.
In questo sicuramente ci è stato tanto di aiuto, in questi 12 anni, il percorso fatto all’interno del progetto Nuova specie grazie al quale abbiamo fatto verità su tanti aspetti delle nostre vite che sarebbe difficile ricostruire in poche righe.
Sicuramente in questo viaggio che abbiamo fatto io e Gaetano, ci sono state persone che ci hanno accompagnato… a vedere anche i limiti della nostra relazione, i fuk, la sofferenza appunto.
Oggi come è?
Oggi sento che la nostra relazione è più distinta e più matura e in questi ultimi mesi secondo me ha fatto proprio un salto. Io direi proprio a partire dal progetto Corona, dove, liberi anche dai condizionamenti dei rapporti forti, ci siamo riscoperti vicini su tante cose. E in questo anche il gruppo dei pari secondo me ci ha tanto facilitato nell’alleggerirci e farci rivivere delle belle dinamiche di gioco e divertimento, nonostante entrambi ci stessimo anche vivendo la morte di alcune relazioni.
Io mi sento molto più concentrata su di me, sul mio piragraal, cerco di non farmi prendere troppo dal mio tempo spazio ma soprattutto sento che non lo sto facendo più per l’esterno, in particolare per la mia famiglia.
In questo sento che Gaetano anche sta cercando la sua strada e lo sta facendo con il suo stile, con le sue modalità che io non giudico. Quando ci incontriamo adesso riusciamo, dopo anni di confronto differenza, a vedere anche le cose su cui siamo simili ma anche le nostre differenze che io sento però che non ci ostacolano più nella relazione. Sento che ognuno dà valore al suo viaggio specifico. Poi ci sta anche la giornata che ci mandiamo a cagare, che ci sentiamo anche per qualche istante lontani perché abbiamo visioni diverse sulle cose ma non è più come prima, che questo diventa il tutto.
Voglio concludere questo contributo alla rubrica pasqualina con questa foto che ieri Gaetano mi ha inviato.
E’ la foto del pavimento del giardino dei miei. Gaetano scavando nell’aiuola per togliere un albero, piantato anni fa da mio nonno ormai secco e morto, ha trovato sotto il pavimento, il vecchio pavimento che ci ha visto protagonisti di tante giornate di gioco.
Non so, sento che è un tempo nuovo, un tempo di Juvenis, in cui le macerie su cui siamo cresciuti ce le possiamo vivere come la base per un nuovo pavimento che porta le tracce di quello che siamo stati e ci sostiene per quello che vorremo creare.
Giusi