Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. “Perché i fratelli devono soffrire così tanto, prima di potersi incontrare?” Domanda di Annamaria, riscontro di Daniela
La domanda di Annamaria mi spinge ad elaborare il mio vissuto con i miei fratelli. Io sono l’ultima di 7 figli, di cui 5 maschi e 2 femmine. Con mia sorella sento che non sono ancora riuscita ad incontrarmi se non superficialmente e molto di rado. I miei tentativi sono cominciati dell’infanzia, ma essendo lei più grande di me ed avendo dovuto svolgere un ruolo di mammina anche per gli altri fratelli, non ha saputo/potuto cogliere il desiderio mia di volerla sentire vicina come donna senza il ruolo che ha dovuto subire di figura sostitutiva di mamma, con una funzione ruolo che sicuramente le sarà costato caro anche a lei.
Con i miei fratelli maschi c’è stata una distanza dovuta molto ai condizionamenti culturali/religiosi che tenevano separati i maschi dalle femmine. Questo essere distanti ci ha fatto vivere dinamiche nascoste, molto comuni peraltro nella cultura contadina, di confusione e di scoperta delle diversità sessuali, con senso di colpa e paure mai accompagnate dai nostri genitori e da nessun altro. Per me è stato fondamentale cambiare punto di vista e rielaborare il vissuto anche doloroso delle dinamiche storiche familiari e ancora di più quelle relative ai fratelli. Ancora non sento che ci sia stato un vero incontro con i miei fratelli, perché la tendenza prevalente è quella di fuggire dal negativo e mantenere un equilibrio molto di superficie. Per assurdo è stato più facile incontrarmi con mio fratello Mario, anche se non è più in vita. Attraverso il tanto dolore suo è anche mio ho rielaborato e fatto tanti passetti e sento che dopo anni di duro lavoro ho potuto/saputo andare oltre la sua morte e sentire che io ho potuto accompagnare lui a sganciarmi e Mario ha potuto sganciare me dalla morte che mi vivevo anche io dentro.
Sul perché si debba soffrire prima di incontrarci con i nostri fratelli credo che molto dipende dal fatto che ci mettiamo in una condizione di difesa/resistenza rispetto proprio al dolore che siamo costretti a riattraversare, non avendo potuto/saputo attraversarlo nel momento in cui c’è stato, perché non abbiamo avuto strumenti per poterlo fare.
Io ho scelto, grazie ai miei figli, di riattraversare la storia d’origine, per sanare le parti doloranti della mia relazione con i miei fratelli maschi e dopo tanto tempo, ma grazie al kairos, sento che la storia d’origine si è un bel po’ più sanata. Le cose di adesso sono meno legate ai ruoli (madre figlia sorella) e più a essere un individuo con delle specificità che posso condividere, scambiare e mettere in relazione con altre specificità (figlio fratello amico).
Sono ad un nuovo passetto!!!
Grazie, Daniela