Una PilSup per il Progetto Nuova Specie

La Fontana dell’Eterno Ritorno

         

Valentina: Non racconto la storia perché abbiamo detto che lo facciamo domenica, però stasera è stata un’emozione vedere tutto così perfetto, tutto così illuminato sembra quasi una cosa fatta da una ditta professionista.

Mariano: Ma da dove siamo partiti, questo possiamo dirlo.

Valentina: Ma non lo dobbiamo dire, lo diciamo.

Mariano: A loro si che sono venuti, poi però non lo dicono agli altri ma lo dicono mentre dormono così non lo sentono.

Valentina: Allora siamo partiti che stavamo lavorando al muro, facendo il murales, poi arriva lo scoiattolo…

Mariano: “Squirell”.

Valentina: “Squirell” e ci chiama e dice: “c’avrei una proposta per voi” e ci avviciniamo dietro al pozzo “questo qui sarebbe bello” lì dietro al pozzo “fare una fontana dove all’interno c’è rappresentato l’otto dell’infinito” doveva venire una cosa larga così, l’interno intorno l’infinito, doveva diventare una cosa così, siamo partiti da lì e poi alla fine siamo arrivati qua

Mariano: Le nostre cose sono sempre aperte, in itinere.

Valentina: E poi sulla parte creativa siamo simili tutti e tre, perché ci facciamo prendere l’uno dall’altra e poi aggiungiamo, poi facciamo insomma poi alla fine è venuta questa cosa qui. Penso anche per te Cri è stato importante perché, si l’idea è stata tua Mariano ma poi quello che ci ha creduto di più sei stato tu. Ti sei messo proprio in punta, stavamo portando avanti anche il progetto del Muro tante altre cose e tu ci hai creduto, proprio ti sei messo in questo progetto, ci hai messo il cuore, il ritmo. È stato bello anche per la nostra coppia è stato un po’ un momento di cambio. Per tanto tempo sono stata più davanti io, che lui si sentiva più insicuro e quindi è stato anche un percorso di crescita suo, dove lui si è messo davanti. Dove tu hai detto “non ho paura, vado” anche se poi io ci sono stata perché qua abbiamo fatto il cemento, abbiamo fatto anche i lavori di muratura, mi sono messa anche io in prima persona, è questo. Quindi è come se ancora non realizzo che è veramente, è finita, faccio fatica perché sono due anni che stanno andando avanti i lavori, alla fine del duemila diciotto a settembre, ottobre abbiamo iniziato.  E va bene, io penso anche è bello il fatto tuo Mariano che dai cioè alla fine comunque ha avuto anche un costo questa cosa che anche la Fondazione ha dovuto sostenere perché i materiali quando vai da Intiso da quello che vende i materiali edili, ogni volta ti chiedi che ci sono i materiali per fare la parte scultorea di pregio: geolite, vetro fuso, rame, comunque c’è un costo del materiale.

Mariano: Pietra di Apricena.

Valentina: Pietra di Apricena il pavimento, il legno il larice siberiano. Hai dato la possibilità anche a noi a esprimerci perché uno potrebbe anche non farle queste cose, tu ci hai creduto in primis Cristian ma anche io, Teo, altre persone che hanno lavorato qui si sono messe quindi è veramente un’opera corale ma anche di coraggio perché sfido chiunque chi è che ti fa la proposta, noi non abbiamo mai fatto una fontana, tu ci hai creduto prima di sapere che eravamo capaci di farla.

Cristian: sei uno sfrontato.

Valentina: Dentro c’è tutto l’impianto idraulico, tutto l’impianto elettrico è un appartamento praticamente. Adesso voi non vi rendete conto sotto che cosa c’è. La prima volta che abbiamo fatto la prova dell’acqua.

Mariano: Si, ma tutto il materiale anche realizzato da voi in metallo, proprio fatti da loro, sia il vetro, sia i metalli. Se vedete tutta la forma che ha, sembra un uovo è l’uovo cosmico se lo vedete.

Cristian e Valentina: È un feto.

Mariano: Questa parte così è un feto, queste sono le vertebre e comunque questo poi lo spieghiamo meglio, adesso sono cose tanto per anticipare qualcosa.

Valentina: Domenica.

Cristian: Io non ho parole.

Mariano: Una parola.

Cristian: Non ho parole nel senso che sono stanco.

Mariano: Hai ragione.

Cristian: E, quindi, rimando tutto a domenica.

Mariano: Si, anche perché se no non vengono domenica, meglio che rimaniamo così. Va bene, per acquistare questo uliveto non sapete tutte le peripezie, con il proprietario che sta di là. Tra le varie cose a parte, ci ha imposto di fare un muro alto due metri e venti perché pensava chissà qua che, perché purtroppo il mio paese non mi conoscono cioè mi conoscono ma non sanno niente ma neanche l’amministrazione, abbiamo invitato più volte cioè, è più apprezzato da chi viene da fuori. L’abbiamo dovuto realizzare in tempi così, non ha voluto mettere la sua quota del cinquanta per cento però io dopo ho detto va bè è nato il Muro dell’Utero Psi la storia di questi primi quattordici miliardi di anni e quello che poi secondo noi verrà, un po’ è l’idea, il senso dell’esistenza che diamo. Poi vedrete l’altra parte che si sta, i due proprio pilastri fondamentali sono stati proprio Cristian un drogato di merda, che ne ha combinate tante e Valentina una scorfanella che insomma timidina, già si sentiva molto che non dava fastidio e quindi, però quel video lo dobbiamo recuperare quando ci siamo visti lì ad Ancona. Per cui questi per me sono tantissimi soldi, interiori, a parte il valore qui proprio questo è il senso del Progetto Nuova Specie e oggi grazia a dio è diventato diffuso questa situazione cioè, avere dei figli di valore anche come dire, coppie di valore che si perdono e diventano oggetto di psichiatrizzazione, di quello che poi significa.

Questo è il sogno, io ho cominciato quando avevo diciotto anni a partire da me, dal mio disagio, ho sognato sempre per andare avanti, per quarant’anni sono stato dentro l’azienda ospedaliera universitaria con tutte le difficoltà dei colleghi, delle cose, però oggi sono contento che c’è qualcosa che accoglie le persone, ci sono delle metodologie. Pensate che Cristian e Valentina erano quelli che coordinavano le Settimane Intensive però le abbiamo dovuto cioè, loro hanno chiesto a partire da questa settimana che chiaramente già lavorare qua ti impegna molto, poi loro accolgono anche ragazzi che vengono dalla Svizzera, con ottimi risultati. Non li vedete così questo è il senso nostro che queste storie, queste fiabe vere del terzo millennio che partono proprio dal disagio, dallo stare nel pozzo di Vermicino noi diciamo, o altre.  È bello, è bello perché non sono più chiacchiere, sono cose concrete penso che questa atmosfera tra gli ulivi con queste luci. Diamo la parola all’architetto che ne conosce tante di queste se ci vuol dire, Sandro l’architetto un po’ adesso che sta organizzando tutti i lavori.  Prima abbiamo dovuto realizzare l’edificio che chiamavamo la masseria, era una masseria che abbiamo dovuto riattare poi sospesi i lavori perché sennò non nasceva mai la foresteria, le persone dovevano andare di qua e di là penso che fare un’esperienza insieme non ha valore, non ha prezzo volevo dire, poi è nato un po’ tutto questo. È un bel sogno vero che non è solo un sogno per gli altri, per i lebbrosi, i bisognosi, è un sogno per tutti perché io ho sempre sentito dal ’66 che sarebbe diventato diffuso il disagio, non ero né medico né psichiatra né niente ma il sentire spesso partendo da sé ti capire molte più cose.

Oggi siamo in tanti, oggi io non faccio più niente l’ho spiegato, sono stato perché volevamo facilitare questo, fare delle cose insieme con il Pesciolino Rosso ma lo metteremo qui penso, è inutile fare un acquario, non lo so. Abbiamo acquistato poi quest’altra parte in cui verrà la A.P.P. (Area Percorsi di Profondità) perché il disagio indebitamente viene visto come malattia, è delegato agli psichiatri e alla sanità e quindi ha una delle industrie più riuscite al mondo che è quella degli psicofarmaci che però cosa fanno non ci fanno produrre le nostre, oppure uno star male potrebbe essere un evento di crisi per aprire delle cose e invece si chiude in soluzioni virtuali ma con effetti collaterali abbastanza pesanti. Da noi la masseria l’abbiamo chiamata Masseria Caos perché, “caos” viene indebitamente utilizzata, tradotta come “disordine” invece non è, Cháos in greco significa “fessura” per cui una crisi ti porta caos perché ti disordina ma perché ti elimina il Giano senex, quello vecchio, quello che guarda indietro, lo specchietto retrovisore mentre, devi guardare il parabrezza, guardare davanti e il disagio, letto da noi questo è, una spinta al cambiamento non è più una malattia.

Allora, voi pensate che loro due sono diventati per alcuni mesi, perché noi poi qua tutti impariamo a fare tutto non è che uno, i coordinatori delle Settimane Intensive. Io alle persone non dicevo mai niente, quando è alla fine dicevo “mo’’’, vi voglio dire in mano a chi vi siete messi” e quindi raccontavamo la storia Cristian la sua, perché uno ovviamente quando vede sul campo, qua le persone acquistano competenze, ce le abbiamo tutti, io ho sempre creduto che queste sono cose di tutti, cose popolari, questo è un Metodo deprofessionalizzato i professionisti non c’entrano, penso che un professionista, un bravo chirurgo che ti aggiusta il naso quello sì ma, per la crescita interiore, per lo star bene nell’esistenza che specializzazione c’è, non ha nessun senso e tutti imparano. Per cui i nostri progetti sono rappresentati tutti da persone che prima hanno fatto il loro percorso, per riprendersi le proprie parti quindi, sono saputi del loro patuto e sono i professionisti più affidabili anche perché lo fanno con grande dedizione, tante qualità che vi assicuro che i professionisti che sforna l’università non sono in grado di fare, specie oggi che anche l’approccio un po’ umanistico delle persone è stato sostituito da un approccio professionale di soldi da dare, di tempi. Quindi, teneteci a questa realtà perché è un piccolo granellino alternativo che potrebbe invece produrre in maniera più diffusa ma non, a noi non è, noi non è che facciamo queste cose per arricchirci anzi, ripeto pur avendo debiti facciamo, l’ho già detto.

È un bel sogno che è nato da me nel ’66 dal mio disagio, poi sono diventato medico psichiatra meno male perché ho avuto il potere di non fare le cose che mi avevano insegnato a fare e invece, di utilizzare gli spazi, le persone ma noi dall’inizio è sempre stato così, chi mi conosce dal ’76 ho iniziato a lavorare nel Centro di Medicina Sociale, dal ’76 prima dieci anni ho lavorato su di me, che il primo tra virgolette “paziente” per modo di dire cioè il primo trattamento del disagio sono stato io.

Nel ’74 mi sono laureato, nel ’78 mi sono specializzato ma nel ’76 già ho cominciato a lavorare e lì quello che è servito a me, l’ho fatto diventare proposta per gli altri che l’unica cosa seria perché io posso dare a te quello che a me è servito, non posso leggere trattati astratti e dire, li devi conoscere però in quello che tu vuoi dare devi partire dalla tua vita. Ha funzionato, perché adesso ci sono tantissimi, molto più bravi di me e che lavorano insieme, in stormo perché la figura di una sola non ha senso.   Questo è quello in cui voi state che, adesso, ha anche un contesto, noi siamo stati cacciati, hanno chiuso il Centro, Vendola ha chiuso un Centro dove veniva gente da tutta l’Italia, approfittando del mio andare in pensione, nonostante lo avevo avvisato un anno prima. Se vi racconto tutta la storia, anche lì sto scrivendo un libro ma chissà quando lo finisco, capite che è stata una cosa difficile cioè, ostacolata e a me che cosa mi ha dato la forza se il dolore, la sofferenza che io ho attraversato mi ha fatto diventare una persona seria del dolore degli altri, alla base c’ho questo, non solo dolore ma anche la metamorfosi di persone addolorate, limitate che possono diventare protagonisti. E proprio Cristian che se n’è andato, e Valentina sono due dei tanti esempi ma, tutte le persone che conducono, sono tutti patuti, si formano, perché noi ci formiamo continuamente.

Se lo Stato fosse più intelligente dovrebbe dare dei titoli di specializzazione a queste persone, no quello di leggere libri così che poi non, vi assicuro che sono cose molto lontane però per intanto, è così. Chiudiamo con un qualcosa che ci dice Sandro il nostro, da là io ti ho dato un po’ di tempo.

Sandro: Io mi ero rilassato completamente.

Mariano: Io non sono come Stefania che poi ti lascio andare. Ti faccio rilassare poi, quello che vuoi dire.

Sandro: Voglio dire, prima di tutto voglio dire che io ho seguito un po’ la vicenda della fontana sin dall’inizio e devo dire che questa sera mi sono emozionato quando l’ho vista accesa in mezzo a questa natura in mezzo a questi alberi che vengono esaltati, è stato un momento molto bello emozionante. Devo dire bravi, bravi, bravi, cioè non ho parole, bravi. Bravi perché io l’ho visto il lavoro e lo so il lavoro che ci sta qua dietro, ce n’è tanto bisogna avere tanta perseveranza per raggiungere un risultato di questi, è bellissimo, è un bel pezzo del Villaggio che finalmente riusciamo a vedere. Io da parte mia vi posso dire che sono stato coinvolto da Mariano, mi ha fatto l’onore di coinvolgermi nella realizzazione di questo sogno, lo sto facendo con tutto l’impegno, tutta la passione che insomma cerco di.

Mariano: Mo’ stiamo realizzando l’ingresso, faremo, poi quando verrete, se verrete la prossima volta, vedrete anche cioè noi nonostante i debiti, andiamo avanti in realtà poi le cose anche si, finora ancora non ci fermiamo.

Sandro: Mariano è un visionario, è un sognatore.

Mariano: Concreto.

Sandro: Concreto certo. Un sognatore che dopo cerca di raggiungere i propri sogni con tanto lavoro, tanto impegno, tutto qua si fa con passione ma anche con lavoro. Io mi sono immerso in questa realtà, è una cosa bellissima, anche faticosa perché comunque mi sta levando anche energie soprattutto agosto con il caldo però, stiamo realizzando qualcosa di importante. Questo Villaggio da come l’abbiamo visto, dovrebbe diventare un organismo, è un luogo da abitare, un luogo dove noi possiamo abitare per tornare nell’agio, cercare di abbandonare quindi, ce lo siamo immaginato come un posto che possa vivere come un organismo completo. Entrare nel Villaggio dovrebbe essere un passo verso il cambiamento, verso il tornare all’intero, alla nostra salute interiore. Ci sono tante cose da fare è inutile anticiparle tutte perché ne sono veramente tante, abbiamo messo tanta carne al fuoco però ci crediamo tutti quanti penso qua, la squadra si sta arricchendo abbiamo Isaia, abbiamo Ariete.

Mariano: Isaia è un imprenditore veneto, che non è venuto qua per disagio ma perché dopo il fratello che ci ha conosciuti che era un missionario comboniano. Persone che vengono da Bassano, molti sacrifici, lui è anche membro del consiglio di amministrazione, la moglie Nadia che sta scoprendo la sua vena artistica quando andrete nel Mosaico, Nadia gli fai vedere il Roveto ardente. Sono storie vere, di gente che ha transitato da cose in cui stava limitate, a esprimersi questo è il Progetto Nuova Specie. Quelli più adatti, più sensibili sono quelli che stanno male, quelli più che non si fanno imbrogliare e noi grazie a dio siamo partiti in questo modo.

Sandro: si aggiungono professionalità, competenze e cerchiamo di incastrarci fra di noi per trovare il tempo e il modo per realizzare tutto ed è una bellissima avventura questa, sono convinto che si realizzerà.

Mariano: Per un mese abbiamo anche Ariete che viene da Damanhûr Piemonte, anche lui sente cos’è il disagio come oggi le strutture sono inadeguate, anche degli ambienti che sono partiti bene però, è questo. Io dico sempre, come ho già ripetuto almeno a noi “il disagio come il metano, ci dà una mano” perché nel profondo sud in pochi anni realizzare tutto questo senza il contributo di nessuno, né pubblici, né privati, provate a farlo voi ma, soprattutto a farlo in funzione di accogliere le persone per esempio le convivenze intensive sono molto interessanti chi non le ha mai, che convivenze di dieci o quindici giorni sia di genere ma sia anche proprio miste. Noi abbiamo metodologie innovative, che non trovate molto immodestamente in nessuna parte ancora, stiamo facendo, sperimentando degli intrecci tra i due generi maschili e femminili nei progetti che per me sono unici a livello planetario, poi uno mi può anche smentire però mi deve dimostrare dove ci sono. Ci sono tante novità che il disagio è stata solo la spinta per andare verso il nuovo, a partire da me ma anche negli altri, non è poco e io ho potuto fare perché sono psichiatra psicoterapeuta sennò non avrei, e ho approfittato delle istituzioni per far nascere il cavallo di Troia, essendo io cavallo di Troia. Adesso è un esercito di persone, capaci di viversi loro l’esistenza meglio, di avere competenze a fare teoria, ad accompagnare le persone, periodicamente vengono qua tra tutti i conduttori che voi avete visto, questi vengono tutti gratuitamente non gli diamo neanche il viaggio perché noi siamo, abbiamo dei debiti con il costruttore, l’elettricista e poi abbiamo i prestiti infruttiferi che scadono ogni anno e io ci tengo a onorarli. Perché come anche per me, io non ho mai fatto visite perché per me vedere la crescita di una persona per me quelli sono i soldi e così è nato poi tutto questo insieme, io pure se avevo tanti soldi, a parte che io vengo da una famiglia non abbiente, io ho studiato grazie al presalario sennò non potevo studiare perché la mia famiglia non era in grado. Per me è una cosa molto interessante, sono cinquantaquattro anni è vero che non ci conoscono ma, noi abbiamo dico noi, pensato a costruire perché oggi con internet ti puoi fare un grande fenomeno qui invece è una cosa fondata, vi assicuro che è fondata. Questo è uno schiaffo al faraone finanziario!

Noi nel 2017 ci hanno cacciato dall’ospedale perché fino al 2013 siamo stati lì poi sono andato in pensione, grazie a Vendola ha chiuso tutto, io li ho minacciati per i soldi spesi inutilmente perché poi ci hanno spostato al D’Avanzo poi non vi dico tutta la storia. Nel 2013 abbiamo acquistato questo terreno, che io avevo capito che ormai lì, nel 2015 ho avuto il coraggio di iniziare i lavori senza che avevamo soldi, nel 2015 ci hanno definitivamente, i locali del Centro gli ho imposto di darceli per quattro anni a noi perché avrei fatto uno scandalo in quanto avevano investito quattrocentomila euro per farci stare quattro mesi.

Sandro: La ristrutturazione, di comodo.

Mariano: Quindi ho dovuto fare, sono stato anche bravo nonostante io sono timido, bloccato, io non mi vedete così, io sono diventato così grazie al Metodo alla Salute e al Progetto Nuova Specie quindi se vi convinco questo è quello che mi ha aiutato. Nel duemila quindici siamo venuti qua che era un cantiere gli abbiamo fatto aggiustare, noi dovevamo interrompere le attività, avevamo lo avevo fatto notare che c’era l’interruzione ma questi se ne sono fregati altamente qui ho capito che non c’era più da litigare abbiamo fatto aggiustare la sala dove si fa adesso la sala del Sole Globale mentre c’erano i muratori ancora lì, non abbiamo interrotto. Secondo me ci sono state delle persone eroiche che mi hanno consentito oggi di trovare questo, non è perché non è merito di nessun privato, di nessuna istituzione pubblica ma, del sogno di tanti disagiati che hanno saputo sognare e credere in un mondo frazionato pieno solo di virtuale, di ritrovare se stessi innanzitutto ma non tanto per dire, che molti ne parlano di tecniche olistiche io le conosco però sinceramente per me quello che abbiamo realizzato in cinquantaquattro anni è una cosa che non esclude quelli neanche li vuole così, però è una cosa ben diversa. E un po’ alla volta, voi se pensate una visita che vi fa una psicologa o uno psichiatra che in trequarti d’ora, un’ora con una tecnica stereotipata quando il disagio richiede, voi la ricchezza delle dinamiche qua con tutte le critiche i limiti che potete fare, non li trovate ma vedrete alla fine come cambiano tante persone. Sapete chi se ne va, qualcuno all’inizio, le persone che sono state più toccate e non vogliono cambiare, ho saputo che è andato via Alfonso mi dispiace tanto per Alfonso per quello che ho fatto ma lì la madre dall’inizio avete visto come tagliava le gambe, ma non vedeva. Quello per tutta la vita sarà uno cestinato e vi assicuro che Alfonso ha tante risorse però lì chi comandano, la mamma è più psichiatra degli psichiatri ha adottato per difendere sé stessa, secondo me io non ho avuto tempo perché io poi sono anche un po’ cattivello cioè quando devo nel senso, per spingere. Mi dispiace però intanto lui ha capito che c’è un’altra, qualche piccolo seme è arrivato, la madre finirà male se va così quello prima o dopo le farà qualcosa poi dice “ah, malato mentale ha ucciso” ma andate a fanculo ma avete mai visto che relazione c’è tra questa madre e suo figlio. A me è bastato poco per vedere e ci ho messo, avete visto, tante energie perché mi sono messo dalla parte di Alfonso ho cercato di, ma lei con queste modalità qua ci ha dimostrato che lei comanda sul figlio e il figlio è un malato e lo gestisce lei. Vedete come è importante far girare il punto di vista perché se uno non cambia punto di vista chi ci rimette, i figli, le persone sensibili, quello è. Questo lo avete visto voi, che cacchio aspetta almeno, io ho detto allora aspetta fino a domenica, perché sono persone convinte della psichiatria, degli psicofarmaci, l’ha detto lei. Ecco perché noi obblighiamo i familiari a partecipare, però il figlio Alfonso le cose se le porta dentro, ha visto noi, ha visto anche il mio tenerci degli altri, perché lui quando uno sta male vede l’altra che sta male una madre, è capace di farsi fuori lui piuttosto di non far del male.

 Voce femminile: Alfonso le ha urlato io ti odio mi hai rovinato la vita, questo l’ha fatto nel senso è riuscito a dichiararlo.

 Mariano: Ma è così, è presuntuosa oltre che odiosa come fai che cazzo, vieni fino e qua io non capisco alla fine tu fai tutto poi critichi, vedi i limiti, ci sono sicuramente non c’è bisogno di difendere. Ricordatevi Alfonso quello prima o dopo alla madre la fa fuori se continua così oppure gli dovranno togliere il lobo frontale come “Qualcuno volò sul nido del cuculo” perché quello è un tipo che non si arrende Alfonso, anche se non è in grado di ribellarsi.

Voce Femminile: Prima di andare via si è auto dedicato una canzone su un ragazzo ribelle che va contro la sua certezza e se l’è auto dedicata.

 

Mariano: Questo vedi che spirito, quello come potrebbe cambiare per me, io ho sempre capito che i disagiati nel Muro dell’Utero Psi è vero, ti sei stancata cara Valentina un altro po’. Quello, io mi dedico alle persone che vedo che stanno male ma hanno un grosso potenziale e chi ha subito certe cose le cicatrici, in me le cicatrici di quello che io ho subito non si tolgono, non si eliminano io non riesco ad imbrogliarmi, non riesco a fare vie brevi, ma io ancora adesso per me è sacra una persona, pure un bambino, mi dedico molto ai bambini e il mio piacere è questo di dimostrare che la vita è molto più forte, la nostra profondità riesce in tutte le condizioni. Per finire, loro due sono ottimi esempi di persone da buttare via e che invece oggi ci hanno regalato in questo contesto magnifico, ip ip urrà.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

FACEBOOK

5x1000-Fondazione Nuova Specie