Giorgia: “E’ tempo di rivolgere i miei benedetti occhi a me”

Per fare certi passaggi ci vuole tempo e autoreferenzialità, l’unico strumento valido ancora in mio possesso è prendermi una pausa da tutto ciò che di esterno e condizionante sento. Essendo una struttura altamente ancora troppo eterereferenziale questo ne richiede tanto di tempo e concentrazione focalizzata. Il prezzo da pagare è risultare disarmonica, ma il prezzo da pagare se non lo facessi sarebbe decisamente più alto, e a mio discapito.
Per rivolgere i miei benedetti occhi a me, questo è ciò che sto facendo e voglio fare, fin quando sento la necessità di doverlo fare.
Finalmente non ho più voglia che l’esterno mi definisca (nel bene e nel male) e finalmente sto costruendo il MIO specchio. Ma ancor prima di questo il mio punto stabile in cui prevalgono gioia e piacere di vivere, sempre state sovrastate negli ultimi dieci anni della mia vita da inquietudine e disperazione.

Mi dispiace aver sentito tante cose negli ultimi mesi, e quello che mi dispiace ancora di più è essere stata interpretata senza aver avuto chiarimenti diretti, che ancora non mi sono stati richiesti DIRETTAMENTE, ma a questo sorvoliamo, ho sicuramente contribuito io con la mia evanescenza. Ecco perciò il motivo di questo mio scritto.

Buongiorno a tutti,

Sono Giorgia, voglio condividere brevemente i miei passaggi sottili che hanno prodotto comportamenti più visibili. Cosi oltre l’esterno, faccio chiarezza anche dentro di me.

Negli ultimi due anni si sono accumulate una serie di coincidenze, il mio volermi sperimentare nella vita, con una rinnovata forza e fiducia per la quale devo ringraziare  Mariano, il suo vedermi oltre quello che mostravo e il suo accompagnamento devoto.
Forza e fiducia che mi hanno permesso di rimettermi in gioco intraprendendo la scelta di riscrivermi all’università, fidanzarmi, e tornare a casa con i miei. Esperienze di vita PERO’, PER ME NON AFFATTO SEMPLICI. Anzi, proprio quelle che in precedenza mi avevano fermata.
Queste vecchie/nuove sfide non mi hanno permesso di avere energie libere per continuare il mio lavoro attivo all’interno del progetto, anzi piuttosto sentivo che giorno dopo giorno non avevo strumenti per reggere l’esterno.
Nel frattempo ho continuato a cercare di fare autonomamente, questo anche per contrastare la mia grande dipendenza dall’accompagnamento di Mariano, e vivermi il ‘lutto’ della mia prima figura di significativo riferimento.

In tutto questo, nell’ultimo periodo, si sono accumulate tante coincidenze, lentamente ho scelto di allontanarmi seguendo quello che accadeva , la mia situazione poco chiara all’interno del progetto faceva da sfondo
non sentivo né la motivazione e la forza di essere parte attiva, né avevo voglia e fiducia di stare in trattamento, il mio non sapere quello di cui avevo bisogno e non saperlo verbalizzare mi ha fatto stare molto male, né ho sentito relazioni strette a me. Piano piano non ho più trovato il mio senso di stare lì.

Negli ultimi due anni, le volte che ho cercato timidamente qualcosa per me non mi sono sentita capita e accolta. Ho desiderato un minimo di accompagnamento, sia per me, sia nella mia precedente relazione con Marco, diventata molto complicata per me. Ma anzi piuttosto mi vivevo dimensioni non sicure nella quale mi sentivo giudicata. Questo ha sicuramente rafforzato la mia voglia di chiudermi.

Questi bisogni e desideri negli ultimi due anni mi hanno provocato grandi delusioni e dolori. La rabbia e le aspettative che avevo che l’esterno capisse mi stavano allontanando dalla mia responsabilità di salvarmi. La contingenza che avevo verso tutto mi faceva vivere solo di reazioni, e per questo sono stata veramente molto male.
Sicuramente mi ero incaponita a aspettare riconoscimenti e accoglienze esterne, è vero che dovevo crescere, ma non posso comandare quello di cui avevo bisogno in quel momento!

Di strade di crescita per me continuavo a non trovarne, anche le ultime richieste di far partecipare mio padre ai progetti (che chiaramente da anni esprime la sua non partecipazione) mi esponevano a ulteriori frustrazioni che piuttosto che spronarmi mi buttavano giù facendomi sentire incastrata, in una strada senza via d’uscita.

La voglia di costruirmi la mia autonomia non poteva essere legata al fatto che i miei, ma soprattutto mio padre si mettesse in viaggio. avrebbe significato scavarmi la fossa!

In tutto questo perciò, ho deciso in maniera determinata di intraprendere strade diverse, che sentissi più adeguate a me in questo mio periodo. Proprio per non continuare ad affossarmi, e fissarmi. E’ una importante distinzione che sentivo necessaria, grazie a questo sento che ho più spazio per preservare quello che di buono c’è.

Di bello c’è che, nell’ultimo periodo, da sentirmi una pecorella spaesata, ora sto acquisendo sempre di più fiducia nella mia forza anche con l’esterno, con l’univeristà sto avendo dei bei risultati e nell’ultimo mese ho visto sul campo quante competenze ho incarnato.

La strada da fare è ancora moolto lunga, ma finalmente so verso dove voglio andare.

Quello che sto costruendo è ancora molto fragile, e fin quando non sentirò la mia base un po’ più stabile, in questo momento storico non sento di voler partecipare alle attività della FNS che ora sento lontane.

In più sono sicura che le relazioni vere e profonde che ho costruito rimarranno indipendentemente dalla frequenza di partecipazione.

Giorgia

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