Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. Perché si diventa timidi? Domanda di Mara, riscontro di Teresa

Perché si diventa timidi?

Cara Maestrepola Mara,

Secondo me si diventa timidi quando manca un rapporto profondo con le persone con cui ci relazioniamo in famiglia e nella società. Fin da bambina ho sentito intorno persone critiche, distaccate che facevano continui confronti/differenze alle cose che facevo e cercavo di esprimere e già da allora ho iniziato a temere l’adulto, ad osare di meno e pian piano a  chiudermi. 
Ho vissuto lunghi periodi di timidezza nel periodo della scuola primaria e superiore. La relazione con i coetanei era quasi assente. La timidezza mi bloccava, dicevo poche parole con tantissimo imbarazzo e inoltre mi sentivo inadeguata. Durante l’adolescenza la relazione, lo scambio con i ragazzi è mancato, mi sentivo anche brutta, piena di difetti, con un corpo magro, che non accettavo. Scaricavo la rabbia che mi saliva insieme alla svalutazione a casa, soprattutto con mia madre, immersa negli obblighi/doveri.
Il mio lavoro, insegnante di scuola materna, mi ha permesso di stare vicino a tanti bimbi che avevano bisogno di sentirsi abbracciati, incoraggiati e con loro riuscivo a creare relazioni dove l’analogico e il bio-organico erano in dinamica. Aiutando loro, aiutavo anche me perché questi desideri rispecchiavano i miei FUK.
La mia vita di coppia e i figli che abbiamo cresciuto sono parti importanti nella mia vita, ma in profondità ho sentito che qualcosa mancava…
Conoscere e iniziare il percorso individuale nel progetto Nuova Specie ha dato una svolta importante alla mia vita e alla famiglia.
La teoria che pian piano riesco a calare nella mia vita mi aiuta a scoprire più in profondità quanti FUK ho ereditato e costruito inconsciamente dentro me.
Mi aiuta inoltre a liberarmi, sciogliere i blocchi per fare emergere i desideri, i sogni che per molto tempo sono stati congelati. Man mano che mi sperimento e mi autorizzo porto nuova linfa alle radici del mio albero della vita.
Riconosco anche l’importanza di questa esperienza come Maestrepola che mi stimola, fa emergere e sentire il dolore di parti ancora ferme. Finché sono in questa arena esistenziale, accompagnata da persone devote che procedono come me alla scoperta della loro specificità, io vado. Se sbaglio, cado ancora una volta, mi rialzo e riparto proprio come il mio nipotino di un anno. In questo periodo inizia a stare in piedi sulle proprie gambine cercando un suo equilibrio per procedere provando e riprovando.
Ho scritto a fatica questo contributo per provare a me stessa che anche io ho qualcosa da condividere.
Rimanere nel silenzio per me è facile, ma ora non ha più senso farlo, perché io posso e voglio cambiare e scambiare.
Con affetto,
Teresa Severini

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