Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. Perché si diventa timidi? Domanda di Mara, riscontro di Patrizia

Perché si diventa timidi?

Sono stata timida tutta la vita.
Se riguardo le foto di quando ero piccola posso dire che fra i 2 e i 4 anni sono diventata timida e non sono mai “guarita” fino ad ora.
Avevo sempre la testa bassa ed il broncio.
Ero timidissima, alle scuole elementari ma anche alle medie, ho sofferto tantissimo perché non riuscivo ad esprimermi in nessun modo, a parte la fatica che facevo a studiare, perché in testa non mi rimaneva nulla, alle interrogazioni era sempre una tragedia (almeno, io la vivevo così), una sofferenza immane, facevo sempre scena muta, sentendomi un’asina, sentendomi un’incapace di fronte agli insegnanti e i compagni di classe.
Andava un po’ meglio quando dovevamo scrivere i temi, allora riuscivo a scrivere un po’.
Oh, come mi vergognavo, come mi sentivo inferiore, ma anche incompresa, sola, piccola e “nera” come Calimero.
Crescendo, poi, mi sono dovuta costruire una spessa corazza a difesa della mia fragilità, ma la timidezza è rimasta, nascosta dietro alle maschere che ho dovuto indossare, ed era tutto disarmonico; l’aggressività, la rabbia a celare fragilità e timidezza.
Cercavo di evitare lo sguardo degli altri, evitavo sempre di guardare il viso, dritto negli occhi.
Per tanti anni ho sempre indossato occhiali da sole neri, mi riparavo lì dietro.
Lì dietro potevo evitare gli sguardi diretti.
Pochi anni fa una parente di mio padre mi ha aiutata a mettere a fuoco meglio mia madre, mi disse: “tua madre sfuggiva sempre lo sguardo, non si riusciva mai ad incrociare i suoi occhi. Girava sempre lo sguardo altrove.”
Ho riconosciuto che era vero, che mia madre era così, mi sono anche rivista, mi sembrava parlasse di me.
Spesso mi torna alla mente quando sono arrivata a Foggia la prima volta, il 9 giugno 2012, al Centro di Medicina Sociale, all’ospedale D’Avanzo, come ero messa, ed ogni volta che mi porgevano il microfono per parlare era una tragedia, un misto di vergogna, timidezza ma anche desiderio.
Il desiderio di poter finalmente parlare.
Il desiderio di poter armonizzare le mie parti, di poter esprimere il tanto che avevo dentro, soffocato… ma non ero in grado di mettere insieme dieci parole per formare una frase di senso compiuto.
Sono molto migliorata in questa parte, mi riconosco di essere un po’ cresciuta, adesso: adesso, quando guardo una persona cerco di osservarmi, se mi accorgo che distolgo lo sguardo mi correggo subito.
Riconosco che mi ha aiutata molto anche l’uomo con il quale ho avuto una storia alla fine del mio matrimonio.
Ho riconosciuto che mi ha aiutata a vedermi e farmi crescere, perché pretendeva sempre il mio sguardo diretto, nei momenti d’intimità, costringendomi a vedere la mia dismaturità, il mio essere ancora la bambina timida di 55 anni prima, e lo ringrazio perché mi ha “costretta” a crescere su più aspetti.
Oggi mi sento ancora un po’ timida, mi osservo, grazie al Nuovo Punto di Vista e anche affrontare l’argomento sento che aiuta.
In questi anni ho potuto riconoscere che mia madre aveva colonizzato il mio territorio, da bambina.
Prima di 4 figli, mi ha utilizzata per i bisogni suoi, ed io, desiderosa di amore e di affetto, le avevo consentito di appoggiarsi a me, proiettare cose e bisogni suoi su di me, mi sono fatta zerbino, l’ho difesa, l’ho protetta, cercando di fare l’adulta io, nel vano tentativo di essere vista e amata.
Aveva così con-fuso le nostre vite che quando è morta, la notte in cui è morta, ho sentito come fossi morta anche io insieme a lei, tanto lei ha vissuto dentro di me, tanta simbiosi aveva creato fra noi due.
Non ho ricordi ma sicuramente non ha mai accolto ed ascoltato il mio dolore e i miei bisogni perché le avrei fatto vedere i suoi.
E così io ho dovuto trattenere tutto dentro.
Vivendo in una piccola frazioncina di montagna, immersi ancora nella vecchia cultura contadina parzialissima, si preoccupava solo dei giudizi della gente e questo mi ha condizionata tantissimo, penso che la mia timidezza sia iniziata allora, avendo sempre dovuto reprimere tutto quello che sentivo, quindi non avendo potuto imparare, allenarmi a dire senza paure, senza timori.
In questi anni mi sono allenata a dire, mi sono sforzata, mi sono spinta anche quando era molto difficile, grazie al PRO.NU.S (Progetto Nuova Specie) ho imparato che devo sempre e solo superare me stessa, oggi sento che la mia timidezza è un po’ meno, grazie a te, Mariano cigno nero, che sei sempre stato TEORIA-PRASSI.
Patrizia Rocchetti

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

FACEBOOK

5x1000-Fondazione Nuova Specie