Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. Perché si diventa timidi? Domanda di Mara, riscontro di Maria Gabriella
Perché si diventa timidi?
Come scrive Elisa,timidezza deriva da temere, temere cosa? IL GIUDIZIO! Che può venire dall’Esterno o da un Giudice ben più temibile e spietato: il GIUDICE INTERIORE.

Il bambino diviene timido quando perde il PUF (potenziale unico fondamentale, la meraviglia che solo lui È). Ciò può avvenire già in gravidanza, dove già si vive e percepisce tutte le difficoltà, le paure e i vissuti negativi che la madre elabora e/o subisce. Certo la situazione, molto comune, di mancanza di specchi riconoscenti e l’incapacità (per non averla ricevuta a loro volta) di saper accompagnare il bambino e poi l’adolescente a RICONOSCERSI le proprie specificità, peggiorano e riducono la capacità di espressione libera dei propri bisogni.
Un esserino ancora inconsapevole di ciò che significa viversi le proprie emozioni in questa Arena Esistenziale ha difficoltà a viversi e a godere, sia al positivo che al negativo, suoi Stati quiete che emergono.
Tutto potrebbe essere facile e consequenziale se ognuno potesse ascoltarsi ed esprimersi sulla base di ciò che sente, ma la convivenza con adulti o troppo assenti, in preda alle loro dinamiche, soprattutto con le regole esterne, angoli alfa e beta irrisolti, o troppo intrusivi e irrispettosi della interezza o fragilità, ci fanno perdere quella naturalezza e libertà di metterci alla pari, lasciando libero accesso così ai condizionamenti che continueranno nell’adolescenza, nella giovinezza e nell’adultitità, dando via libera alla timidezza prima e al disagio poi. Tutto questo accade se non ce ne accorgiamo in tempo, se non ci rendiamo conto che qualcosa non va, che non ci appartiene, dando così inizio alla RICERCA.
Anch’io, anche se ho fatto difficoltà a riconoscermelo, ho vissuto e vivo situazioni di timidezza, di timore, in profondità, di sbagliare, di non essere capace e all’altezza di una Performance.
Mi è chiaro che da bambina i limiti del mio fisico, il vivermi come il brutto anatroccolo, il dolore e la paura di perdermi nel nulla, di ritornare al tutto inconsapevole, hanno memorizzato in ogni mia cellula un senso di onnipotenza, dandomi una falsa percezione delle mie possibilità.
Bambina sveglia, intelligente e diretta nelle mie espressioni, ma un po’ chiusa nelle richieste, è consequenziale che mi vivessi e a tratti mi vivo ancora questa onnipotenza o meglio Totipotenza, con decisa autorevolezza, vivendo saldamente ancorata al mio albero maestro, spesso indipendentemente dal giudizio esterno. Ma tutto questo non teneva e non tiene conto di parti fragili che, come per tutti, ci sono e mi riconosco da tempo e che richiamano dal profondo bisogni che una neonata ha dovuto viversi diversamente, sempre tesa all’azione per sentirsi viva, parti che a volte, ancora, quando le osservo, diventano insicurezza, che solo io sento e sperimento come timidezza.
In passato, tutto questo osservarmi ed ascoltarmi mi ha fatto arrossire per la paura di arrivare a giudicarmi incapace. Da bambina camuffavo con l’esuberanza e l’aggressività verbale e non solo. Ora,quando ancora mi succede, mi sforzo di non reagire (con qualche difficoltà ma sempre meno) per essere Cigno, come da tempo mi sento e non più brutto anatroccolo.
Maria Gabriella De Biasi