Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. Perché si diventa timidi? Domanda di Mara, riscontro di Luciano
Perché si diventa timidi?
Cara Mara,
Ti ringrazio perché è una bella e importante domanda, alla quale ancora cerco una risposta adeguata.
Io penso che la timidezza inizia fin dalla nascita, quando in famiglia c’era il concetto che i bambini non capivano e non dovevano parlare di ciò che vedevano e sentivano.
Fin dalla nascita io credo, e lo vedo con i nipoti ed anche con altri bimbi, ascoltano, guardano reagiscono, quindi si relazionano.

Nella mia famiglia non mi sono mai sentito un valore per ciò che io e solo io ero, ma solo in funzione a ciò che facevo. Quell’angolo alfa che dava regole, doveri e riconoscibilità sul lavoro ha fatto sì che io ho sempre parlato poco; a 6 anni con la scuola mi sono permesso di aprirmi con i miei coetanei di classe, ma quando mia madre è venuta a conoscenza, entrambi i genitori hanno aggiunto altri angoli alfa: comportarsi bene, non disturbare, non invadere ecc.
Lo studio per me è stato solo un dovere.
Da quel momento la timidezza, senso di inadeguatezza, inferiorità è sempre aumentata.
Fino all’età di 20 anni non ho avuto relazioni con coetanei, poi per dovere ed anche piacere ho forzato me stesso ed in qualche modo mi relazionavo sul lavoro e non solo, ma in modalità univoca, con pochi confronti e scambi.
Ho iniziato una relazione con Teresa e grazie a lei abbiamo due figli, mi rendo conto di aver dato loro ciò avevo ricevuto, quindi cercando un cambiamento ho conosciuto la Fondazione Nuova Specie e ci siamo messi nel percorso.
Quando ho conosciuto la Fondazione non riuscivo a parlare al microfono.
Attraverso i vari progetti a cui ho partecipato ho conosciuto il valore del corpo, del guardarsi negli occhi, dell’abbracciarsi, della musica e danza in gruppo, il condividere i sentimenti ed emozioni, raccontarsi ed esprimere le proprie opinioni, dar valore ad ogni piccola grande cosa che ognuno fa per la propria vita con coraggio e difficoltà ma con grande amore per la vita stessa.
Vivere quotidianamente osservando i codici: analogico e bio-organico mi porta a riconoscere quanto ho fatto per la mia vita e quanto ancora c’è da migliorare.
Con affetto,
Luciano Spegni