Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. Perché si diventa timidi? Domanda di Mara, riscontro di Filippo

Perché si diventa timidi?

Anch’io mi sono sempre ritenuto un timido, non credo perché sono nato così, ma suppongo come conseguenza ad un contesto familiare in cui ho dovuto mettere a tacere i miei bisogni di figlio per tutelare equilibri già precari e in cui io poi sono rimasto incastrato per tanto tempo…

Sicuramente spiegare a parole è un po’ complicato, però volendo utilizzare le unità didattiche, la mia famiglia di certo mi ha formato in tante cose legate all’angolo alfa, regole, ecc.. ciò che è mancata è la dimensione del gioco, dell’esprimere altre parti ed inevitabilmente questo nell’adolescenza si è manifestata come “timidezza”, ma io più propriamente mi sentivo incapace di esprimere delle parti, soprattutto con le ragazze, perché non le avevo vissute come gioco, aggravato dal fatto che poi avevo tanti buchi legati alla figura femminile, il che aumentava le insicurezze, paure di rimanere deluso, bisogni di dipendenza, che poi allontanavano le ragazze.
In realtà poi se una ragazza mi faceva capire che mi voleva, io non mi “buttavo” nemmeno, ancora non capisco il perché, probabilmente avevo troppo idealizzato la figura femminile e cercavo chissà che da una relazione e penso anche per non tradire mia madre e l’equilibrio che poi grazie a me si era creato in famiglia, con un padre assente e tre sorelle più piccole… per cui penso che la timidezza, come tante chiusure, sono una modalità che ci mantiene incastrati nella famiglia d’origine, sia perché siamo stati tagliati per mantenere quell’equilibrio, sia perché poi per liberarci, esprimendo altre parti più “leggere” e libere, stiamo male…
Da qui per me si spiega perché tanti giovani che vivono situazioni familiari pesanti, per liberarsi e vivere ciò che oggi gli adolescenti vogliono viversi, che è più il triangolo del cambiamento, il gioco, piuttosto che le regole del mondo familiare e culturale da cui veniamo, ricorrono alle sostanze.
Io penso che ci ho messo troppo tempo per liberarmi da incastri, buchi, incapacità che mi facevano apparire “timido”, almeno con le ragazze, perché comunque è un aspetto fondamentale per un adolescente, rimango ancora timido su altri piani, tipo nei gruppi, anche perché pure lì il modello familiare non aiuta a darci una idea che possiamo essere molto altro rispetto a quello che già siamo.
Per cui, dato che ognuno di noi è espressione dell’In.Di.Co., che è appunto infinito, dinamico e complesso, e dato che veniamo da contesti che sono finiti, statici, chiusi, ognuno di noi ha sempre delle parti “timide” che ancora non si esprimono e che almeno a me rattristano, perché oggi penso che ognuno di noi ha l’esigenza di esprimersi e scoprirsi nei vari piani della piramide, piuttosto che chiudersi in un modello “simbolico”.
Penso che in questo il Progetto Nuova Specie è “globale”, in quanto permette ad ognuno, se vuole, di esprimere tutto il proprio Graal e in tutti i piani della propria Piramide, tenendo conto che almeno per me, liberare le proprie parti “timide” o congelate o non ancora manifeste o tagliate, ci vuole tempo. Mi ritengo fortunato oggi ad avere strumenti e contesti “devoti” che già ci sono o da co-costruire ordinariamente.
Con affetto,
Filippo

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