Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. Perché si diventa timidi? Domanda di Mara, riscontro di Annamaria

Perché si diventa timidi?

La timidezza è stata, ed ancora in parte lo è, una mia compagna di vita. Non so bene ricostruire quando ho iniziato a sentire questa ingombrante presenza che nel corso della mia esistenza si è manifestata in vari modi, a volte mettendomi all’angolo e facendomi sentire inadeguata, diversa, indegna, altre volte bloccandomi completamente senza sentire possibilità di uscita.

È cresciuta con me, e più cercavo di nascondere tutto il disagio che mi vivevo e più la rafforzavo, fino ad arrivare all’ansia costante e poi agli attacchi di panico che mi hanno fatto diventare prigioniera della paura.

In tutto questo ho sviluppato con il tempo tante strategie per nascondere all’esterno il mio vissuto interiore, ho spesso mentito per evitare le situazioni che non riuscivo a reggere, ho sviluppato una capacità fantastica per nascondere i sintomi del mio disagio e in questo il lavoro mi ha dato un grande aiuto. Sono diventata una dirigente, una che stava sopra… la verità è che non sono mai riuscita a sentirmi alla pari con gli altri e che ogni riunione, ogni volta che dovevo lavorare in gruppo e non da sola chiusa nel mio ufficio, era una sofferenza enorme.

Oggi, dopo tanti anni di percorso nel progetto Nuova Specie, sento di aver lavorato su piani che mi hanno liberato da molte gabbie, ancora però rimane in alcuni momenti il mio sentirmi all’angolo, mi accorgo che spesso quando parlo delle cose mie lo faccio abbassando lo sguardo, che se non sono attiva verso gli altri mi sento fuori luogo, ancora è così.
A partire dalla mia esperienza di vita, credo che il viaggio di crescita di molte parti mie originarie sia stato bloccato molto precocemente, probabilmente proprio dalla mia nascita: mia nonna mi ha sempre raccontato che quando sono nata mi hanno fatto vedere ai parenti dopo cinque giorni perché ero troppo brutta e per tutta la mia infanzia e adolescenza mi diceva che dovevo imparare bene a fare le faccende domestiche perché brutta com’ero chi mi avrebbe sposato?
Penso che la timidezza, con tutto quello che ne consegue, sia l’esito della nostra impossibilità e incapacità di far crescere queste nostre parti più specifiche e di esprimerle nella nostra esistenza che sarebbe la cosa più semplice e naturale, in realtà dobbiamo prima reprimerle perché l’esterno ci dice che siamo sbagliati/inadeguati e poi costruirci faticosamente e dolorosamente maschere che siano accettate e accolte dell’esterno. I trombi che si creano nel nostro circolinfare ci fanno stare male esprimendosi con tutti quei sintomi, che per l’esterno sono espressione di “fobia sociale” ma che in realtà sono semplicemente desiderio ancora vivo di espressione del nostro specifico.
Per quanto mi riguarda sento che il Progetto Nuova Specie mi ha aiutato tanto in questo e non solo, ancora ho tanto da fare ma questo mi rende felice per tutto quello che ancora di me non vedo e per quelle parti di me ancora inedite che posso esprimere insieme agli altri.
Annamaria Coppolillo 

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