Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. Come faccio ad accorgermi… Domanda di Moris, riscontro di Nicoletta
Grazie al percorso nella Fondazione lavoriamo per mettere in relazione la nostra parte maschile a servizio di quella femminile. Ma come faccio ad accorgermi se sono diventate parti in competizione e quindi come posso rielaborare per procedere e rimetterle in armonia?
Parto dall’etimologia della parola “competere” che deriva dal latino con- petere che significa chiedere, andare insieme, convergere verso un medesimo punto, mirare verso un obiettivo comune.
Per quanto riguarda la mia esperienza e il mio percorso, ma anche la mia storia nella quale mi sentivo aria e né un maschile e femminile, sono termini che ho scoperto nel loro significato più profondo man mano che facevo il mio percorso di rinascita e andavo a ritrovare i miei pezzi sparsi.
Il competere come due entità distinte, ognuno con delle caratteristiche e potenzialità che fanno gara ad arrivare prima, è qualcosa che ho sempre evitato e ad oggi posso dire che non mi appartengono.
Ho sempre sentito invece quanto maschile e femminile possano viaggiare insieme, ma certo prima di arrivare a questo ho dovuto prima di tutto riconoscere di non avere un maschile, o meglio il mio maschile, che è la parte che spinge, si butta avanti, propositiva, il piede fermo non l’avevo potuto sviluppare e che quello che mostravo era un maschile di cartapesta, un maschile incazzoso.
La maggior parte di noi non abbiamo avuto un contesto, una nostra spina dorsale che ci ha potuto sorreggere e accompagnare per permetterci di mettere fuori la nostra scintilla creativa verso l’esterno e a non averne paura, e così ci siamo ritrovati ad avere una famiglia, dei figli, un lavoro, a fare delle scelte utilizzando un maschile che ci ha consumati, che si è manifestato a discapito di altre parti nostre che ci siamo dovuti tagliare.
Il Progetto Nuova Specie ha stravolto la nostra piramide perché ci ha spinto ad un maschile attraverso il femminile che invece accoglie, armonizza, mette insieme e che è sensibile, percepisce.
Per recuperarlo abbiamo fatto un viaggio a ritroso nel nostro dolore, che ha aperto un varco dentro il quale abbiamo ritrovato il femminile.
Il femminile è ciò che ti fa andare nella gabbia dei leoni della famiglia d’origine, delle istituzioni, delle relazioni con i gruppi perché il femminile ti obbliga ad affidarti alla tua placenta esistenziale e a lasciare che l’altra parte faccia il resto.
Per me sono due parti che vanno in competizione nel senso che sono l’uno a servizio dell’altro e viaggiano insieme per poter co-creare non solo per noi stessi.
Io credo, Moris, che il tuo maschile si stia armonizzando e che non bisogna avere fretta di avere delle risposte per lo Juvenis perché la risposta non è una, in quanto man mano che ci spingeremo anche verso l’estero con un globale massimo più ampio, le due parti si armonizzeranno in ciò che tu riuscirai a creare.
Qualche volta il corpo ci manda i segni quando ci slivelliamo e ci rimette in viaggio rispetto al vero significato del competere.
Ogni volta che andiamo più in profondità è come se si manifesta una parte piuttosto che un’altra, talvolta anche in modo embriogenetico, e credo che bisogna saper leggere anche i segni e affidarci, spingendoci anche verso ciò che più facciamo resistenza ad attraversare.
Nello scrivere non sento di poter dare delle risposte ma i vari contributi oltre a spingere noi a confrontarci con il nostro maschile e femminile, spero aiutino te anche a non sentirti più solo ma in coppiaarrrete rispetto alla competizione delle due parti che sono la colonna portante per immetterci nell’arena esistenziale.
Nicoletta