Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. Come faccio ad accorgermi… Domanda di Moris, riscontro di Celeste

Grazie al percorso nella Fondazione lavoriamo per mettere in relazione la nostra parte maschile a servizio di quella femminile. Ma come faccio ad accorgermi se sono diventate parti in competizione e quindi come posso rielaborare per procedere e rimetterle in armonia?

Grazie per aver scelto questo tema Moris, penso sia molto attuale ed anche importante nello sviluppo e nella crescita di una persona e anche per comprendere la società.
Il termine “femminile” ha la radice fe, che significa generare, mentre il termine “maschile” viene dal sanscrito mas-ma, cioè pensare. Quindi nell’uomo, prima della forza fisica, viene la capacità di pensare, essere razionale, insomma la forza del pensiero.
Un maschile adulto, consapevole ed evoluto, riesce ad essere più “intero”, “al passo coi tempi”, responsabile e globale, se si sottomette al femminile, se cioè vede più in grande, ha un sapere meno razionale, più istintivo, intuitivo, anche maturo, che si sa tramandare, conservare, che è per la tutela, preservazione della Vita, quindi anche del Bene, fertilità, produttività.
Come avviene nel concepimento, si uniscono due cromosomi, c’è un crossing-over, scambio, cioè un’apertura, per cui, per generare la Vita, bisogna comprendere la diversità, anche la biologia ce lo insegna.
Ognuno, per essere più completo, deve integrare più parti, allora, anche per capire il tuo femminile, devi rapportarti al tuo maschile e viceversa, perchè se lo escludi, ne fai a meno, avrai un femminile indefinito, simbolico, svuotato, non lo esprimerai al meglio, perchè non ti conosci bene, sarà più un’interpretazione per così dire, non una tua costruzione, creazione.
Ognuno, prima di essere maschio o femmina, è una persona, un individuo, un essere umano e, aldilà dell’identità sessuale, appartiene ad un universo più ampio, globale, che comprende tutte e due le caratteristiche.
Gli opposti invece, di solito, sono distruttivi, dividono, infatti spesso ci conferiscono dei ruoli sociali che ci danno un’identità, una funzione, ma non corrispondono alla realtà.
Infatti ci sono uomini che sono molto armonici, sensibili e donne che, al contrario, sono più “veloci”, non si lasciano andare, sono un po’ dure, controllate.
Certo, ognuno sente la sua appartenenza ad un genere, perché ce l’abbiamo per natura, è la nostra specificità.
Oggi molte persone sono in crisi, perché il maschile si è molto impoverito, non ha una forte identità ed è anche incapace di aprirsi . Molti uomini mancano di rispetto, sono rimasti bambini insolenti, non conoscono limiti, mostrano i muscoli ad oltranza, sono distruttivi, vili, spudorati, cafoni, senza scrupoli. Non sanno perdere e non sanno vincere, spesso sono vanitosi più dellle donne, come primedonne competono con queste. Non c’è rispetto per la sacralità delle donne, senso di protezione, devozione per colei che dà la Vita e senza la quale loro neanche ci sarebbero. Mi sembra che si sia perso il senso , la misura, e l’orizzonte della Vita! Non è un caso che i femminicidi siano all’ordine del giorno.
Oggi non si educa a stare con gli altri, convivere, “ridursi”, ma a primeggiare a tutti i costi, non fare mai un passo indietro, perché “noi valiamo”! Oltre che sono poche le persone che pensano con la propria testa, che cercano di farsi un’idea propria, che “generano” e non si conformano. Molti preferiscono non cambiare mai idea, seguono schemi fissi, pregiudizi, ovvietà, convenzioni sociali, stanno sempre dalla parte della ragione, non decidono, non si espongono mai, pavidi, inetti, maschilisti.
Per essere completi, interi, bisogna comprendere un po’ tutto, allora il maschile non è solo il fatto di appartenere ad un genere, ma, ad esempio, anche la donna, per affermarsi, per affrontare la Vita, ha bisogno di conoscere i propri desideri, assecondare i propri bisogni e viversi in tutte le sue sfaccettature. Non farne a meno, come è successo storicamente, per essere più “funzionale”, dividersi i compiti, per mantenere l’ordine familiare, per mantenere una rispettabilità , per essere “ritenuta” una donna a modo., che non ha “distrazioni”. Altrimenti sarà una donna confusa, frustrata, insicura, che esprimerà la propria femminilità solo sotto aspetti parziali, superficiali, che non potranno mostrare mai la loro essenza, la bellezza della loro forza.
Infatti ritengo che la donna, in genere, si viva male questo aspetto, cioè deve un po’ negarselo, non può tirarlo fuori, perché non è ben accetto, si sente giudicata, “osservata”, come se fosse una vergogna, una cosa peccaminosa.
Io, ad esempio sono sempre stata carente sia nel maschile che nel femminile, ancora adesso sto riconoscendo queste parti “sepolte” e cercando di riappropriarmene, di viverle di più. Credo che l’educazione ai sentimenti passi anche attraverso questo, quindi come faccio a relazionarmi con gli altri se non so nemmeno io chi sono, se io ho dovuto rinunciare anche a parti vitali di me, se non mi sono potuta far vedere per quella che sono, se, per essere una donna “accettabile”, ho dovuto far vedere di me solo la parte che meglio si adeguava, che non scomodava, che più rispecchiava le esigenze degli altri?
Secondo me il disagio è anche non riuscire a trovare equilibrio tra questi opposti, non poter vivere parti nostre, doverle “soffocare”. Quando devi fare a meno di tue istanze, bisogni, esigenze, non puoi far “giocare” in maniera naturale, spontanea, tutti i tuoi pezzi. Allora non c’è più una sana circolazione, ma si creano delle “interruzioni”, “by-pass”, qualcosa si blocca, si inceppa, allora noi diventiamo più spenti, ci congeliamo, diventiamo più statici.
Non c’ è dinamica, siamo parziali, perchè tendiamo a vedere le cose come separate, divise, non siamo tutt’uno con queste. Non riusciamo più a vedere globalmente!
Quanto più le cose “scorrono”, più non dobbiamo spiegarle, perchè le viviamo di più, allora le cose le scopriamo man mano che facciamo esperienza, le pratichiamo, sperimentiamo.
Credo che non lo sappiamo in partenza, ma ci è più chiaro man mano che procediamo, e, come si dice, ” La Vita non è un problema da risolvere, ma un mistero da vivere”.
Quindi non bisogna spaventarsi, accogliere anche gli errori, perché anche questi portano ad una visione più globale, bisogna vederli da un punto di vista , prospettiva, più ampi, il punto di arrivo.
Spesso io, per non sbagliare, mi sono bloccata, perché la paura era molto forte, mi ha paralizzata. Ma, per “comprendere” la Vita, per così dire, devi buttarti, cioè non puoi “salvare capra e cavoli”, devi stare in quest’ arena e allenarti, rafforzarti e le regole le capisci mentre giochi.
Poi, per la mia esperienza, ho visto che non serve controllare, pensare, perché la Vita è molto più profonda e insondabile, è un prodigio, un miracolo, quindi, quando tu cominci ad amarla, ad onorarla, ad inginocchiarti, tu potrai avere pace, perché ti accorgerai che Lei è giusta. Allora ti sentirai parte di un ingranaggio, ti sembrerà di essere tornata nell’utero e ne riscoprirai il senso.
Io mi sono “ammazzata” di pensieri, ma quello che conta è cercare di stare dentro di sè, esprimere la propria natura e bellezza e specificità , essere costruttivi, propositivi, liberare la nostra energia unica, “aprire” il nostro scrigno e mostrare la perla, è questo il segreto del vivere.
Per mettere il maschile al servizio del femminile, si può procedere solo per tentativi ed errori, perché noi stessi dobbiamo scoprire queste caratteristiche e ognuno lo fa a modo suo. Metterli insieme è un’arte, perché richiede coraggio e capacità di rischiare.
Anche esprimere, mostrare i propri bisogni, desideri, non è semplice, bisogna anche non adeguarsi, dire di no, non accontentare sempre, ma imparare anche a tradire, a deludere. Bisogna “scegliersi” e autoaffermarsi e non è facile, comporta la ribellione e il farsi violenza, è un parto, .
Quindi andare in contraddizione è naturale, “umano”, perché uno mica è già uomo o donna! Poi mi viene da dire che se le due parti vanno in competizione, che se la vedano loro, non ho tempo di pensarci, non posso star dietro a loro!! Ah, ah!!
Spesso ci sentiamo “sbagliati”, perché anche per cultura ed educazione, temiamo il giudizio, allora diventiamo i peggiori giudici di noi stessi. Ci ferma la paura di perdere l’approvazione, che gli altri ci rifiutino e anche di sbagliare. Molte volte è più difficile contraddire l’esterno, tradire le aspettative degli altri.
Però credo che sia una buona regola dubitare sempre di sè, non essere troppo sicuri, perché questo porta all’eccessiva convinzione. Ricordarsi sempre che è la Terra a girare attorno al Sole e non viceversa.
Bisogna “comandare con la grandezza del femminile”, cioè più con la forza interiore che con la violenza, l’imposizione, perché questa con un solo movimento deciso fa centro, è potente più che rumorosa , chiassosa, esibizionista, egoista, maschile.
Poi è fondamentale cercare di “andar bene a se stessi”, cioè cercare in noi il modo giusto di esprimere il femminile e il maschile, quello che più corrisponde alla nostra natura profonda, perché quella è la risposta migliore, la più infallibile, certa.
Per me la donna “mette insieme”, media, perché è legata al creare, alla nascita, gravidanza, che è un laboratorio dove si compie un miracolo, un capolavoro, un’opera “perfetta”.
L’ uomo rappresenta la forza, la volontà, desiderio.
Diciamo che l’uomo sceglie gli ingredienti e la donna li mescola, li trasforma in cibo, li unisce, amalgama e li insaporisce, dà più armonia e rende il piatto più completo, più gradevole.

Celeste

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