Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. Perché l’allattamento… domanda di Elisa, riscontro di Titta

disegno di Monica Glorio

 

 

Perché l’allattamento al seno, pur essendo un atto di nutrimento che consente la crescita di un essere umano e quindi della specie, un atto che dovrebbe essere semplice, istintivo e facile, è invece in molti casi per le donne doloroso e anche talvolta dà origine a infezioni (es. mastiti), malesseri, etc.?

 

 

Cara Elisa grazie per aver posto questo quesito, anche perché ha sollecitato cose mie e mi ha spinto a scrivere. Credo che, come tu hai detto, l’allattamento sia un atto semplice, istintivo e facile che consente la crescita, quasi in continuità con quella fusionale placentare. Come tu dici, però,  in molti casi le donne trovano l’ allattamento doloroso e talvolta accompagnato da mastiti, ragadi, etc. Nell’ utero la fusionalita è  totale, senza tempo e spazio, ma poi, con la nascita, per noi che ancora non viviamo una  gravidanza a cielo aperto, entrano in campo tutti i limiti storici delle madri e, quello che dovrebbe essere un atto di piacevole fusionalità condivisa, senza condizionamenti spazio-temporali,  diventa un problema, quasi una patologia (ragadi, mastiti). Parto dalla mia esperienza e dico che, anche se per anni il mio sogno è stato diventare mamma (sperimentare la gravidanza, l’allattamento e la crescita di un neonato), poi, quando concretamente ho vissuto l’esperienza sono emerse tutte le mie paure (tanto che su 5 gravidanze ho solo un figlio) che, probabilmente, mi causavano aborti e nascite premature. Ricordo che già a 16 anni mettevo da parte i miei pochi risparmi per comprare camicine, calzini o bavettine, che mettevo da parte, per il figlio che avrei avuto In me, il desiderio di essere mamma era forte. A 34 anni, poi, quando è nato mio figlio, ho avuto difficoltà nell’esserlo… Michele aveva difficoltà ad attaccarsi al seno perché avevo i capezzoli piccoli, poi, una signora anziana, in ospedale, mi consigliò di tenerlo in braccio in una modalità diversa. Mi fu consigliato di allattarlo tenendolo in braccio attaccato al seno destro con le gambine nello stesso verso e non adagiate sulle mie e lo stesso avrei dovuto fare quando lo attaccavo al seno sinistro. Usando questa modalità, Michele riuscì a prendere il mio latte senza problemi ed anche se poi ebbi le ragadi, riuscii a tollerarle e continuai ad allattarlo. Le mie ansie per la sua fragilità e la mia onnipotenza di volerlo proteggere da tutto, mi costrinse  a prendere un ansiolitico e a sospendere di botto l’allattamento a tre mesi di vita.  Il mio desiderio di diventare mamma probabilmente era il mio voler avere una mamma per me. La fragilità di quel neonato mi riportava alla mia, i suoi bisogni di holding mi facevano sentire sempre più scoperta ed incapace di darglielo, questo aumentava la mia frustrazione. Alla luce della mia esperienza, sento di dire che con la nascita veniamo buttati nella storia e passiamo bruscamente dallo spettacolo dell’ARCO DI DESTRA della vita uterina ad attraversare tutto l’ARCO DI SINISTRA e la frantumazione che ne consegue. Ogni mamma prima di essere mamma è stata donna e bambina per cui anche il gesto semplice, istintivo, di allattare si sporcherà dei suoi Vissuti, dei suoi FUK e può SVELARE ad una mamma il suo allontanamento dalla sua scintilla metastorica, quella, che rende semplici tutte le cose, che dà piacere al viaggio perché il solo desiderio non è sufficiente per viversi dinamiche fusionali.

Titta

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