Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. Perché l’allattamento… domanda di Elisa e di Giovanna, riscontro di Marinella

TROIA 19-08-20
Cara maestrepola Elisa e cari tutti maestrepoli voglio dire qualcosa rispetto al quesito sull’esistenza che
Elisa ha proposto. Il 14 di agosto ho scritto questo messaggio a Giovanna che credo che racchiuda la mia
esperienza rispetto all’allattamento e il mio rapporto di conseguenza con il cibo.
Vorrei condividere con voi quello che ho scritto a lei.
Cara Giovanna grazie della tua risposta sul gruppo. Visto che ci sono e stamattina sembra che ho il tempo
per scrivere vorrei dirti cosa ho pensato rispetto al cibo.
Parto da lontano.
Io sono la prima di 19 nipoti e questo per me ha voluto dire che, nei primi 6 mesi della mia vita, io non ero solo esclusiva per mia madre, ma anche per i miei nonni e i miei zii.
Per i primi sei mesi io sono stata l’unica e al centro dell’attenzione di tutti. Già con la nascita di Rosa, mia cugina, le cose sono un po’ cambiate, ma non tanto perché comunque loro stavano in un altro paese. Il vero taglio, secondo me, che ha inciso molto sul mio rapporto con il cibo e con l’esterno, è stato quando mia madre rimase incinta di Serena e se ne accorse perché io avevo nove mesi, cominciai a stare male perché, allattandomi, ancora non mi aveva svezzato, mi passava anche gli ormoni della gravidanza. Lì la pediatra le disse che doveva levarmi il seno e da un momento all’altro io mi trovai un taglio definitivo. Sento ancora oggi che questo mi ha lasciato un taglio profondo e che questo fu solo la punta dell’iceberg rispetto alla relazione con mia madre.
Lei racconta che, quando io sono nata, era talmente innamorata di me, che si chiedeva come avesse potuto mai vivere fino a quel momento senza di me. Sicuramente un amore incondizionato ma che io sento che mi ha soffocata, nutrita sì, ma anche resa dipendente. Penso che queste siano le scene primarie che mi condizionano, nel piacere e non, di nutrirmi e di mettermi in relazione con un esterno. Io non mi sento oggi di avere disturbi alimentari, ma penso che ancora subisco il meccanismo che sta alla base dei tanti disturbi che nascono da scene primarie di questo genere. Credo che io mangio l’esterno con grande voracità, sicuramente ora ho più armonizzato questa relazione, però credo che ora ho bisogno di nutrirlo in un altro modo sempre più partendo dal mio bisogno e desiderio non prendendo quello che c’è perché ho paura di rimanere senza.
Rispetto al fatto che sono molto ingrassata vorrei ricostruire da dove è iniziato: nel 2016 quando mi sono
trasferita ad Ancona. In quel momento mi bloccai con la schiena e mi uscì una cisti sulla spalla, un cumulo di
grasso, lunga 7 cm larga 3. Una steppa di grasso sulla mia spalla. Antiestetica ma sembra che non intacca
nessun tessuto. Ebbi l’esigenza di smettere di fumare. Da lì cominciai a ingrassare senza fermarmi più, a
parte quando per un periodo levai i carboidrati che, tra l’altro, sono anche un alimento legato alla famiglia
d’origine di mia madre e mia.
È incredibile un’altra riflessione: io sono allergica, da quando avevo un anno, alla polvere e alle graminacee al pelo del gatto e al polline. Tutti elementi che stavano a casa di mia nonna. Credo che la dinamica aperta di cui parlava Mariano io non ce l’ho solo con mia madre ma con le donne che nella mia vita sono state un riferimento. Fisicamente oggi assomiglio a tutte loro. Mi trascuro come loro e dò importanza al piacere del cibo come momento d’incontro, convivialità, tutti meme della cultura contadina e soprattutto calabrese che ha tenuto unite le famiglie. E che ha manifestato tante dinamiche attraverso il cibo, il mangiare e le relazioni. Ci sarebbe da fare un trattato.
TROIA 20-08-20
Il quesito che hai posto Elisa penso sia un po’ complesso.
Una donna che diventa madre può diventarlo a qualsiasi età, in qualsiasi condizione si trovi. E già questo
presuppone mille sfumature. Ho letto i vari contributi e tante cose sono state dette. Ho visto tante mamme
allattare, ho seguito tante gravidanze, ognuna ha un rapporto diverso con il proprio figlio che muta anche
rispetto alla crescita che ognuno si sente in quel momento, dipende dal rapporto che hai con il tuo corpo,
con il tuo uomo, con il lavoro, le relazioni con i rapporti forti e con le persone che hai attorno. Spesso le
donne non vengono accompagnate a viversi il momento dell’allattamento come naturale, istintivo,
semplice e facile. Anche gli stessi costumi culturali condizionano un momento così importante per la madre
e per il figlio. Ricordo che, quando ero piccola, le donne che allattavano si allontanavano, si chiudevano in
una stanza perché non si volevano far vedere. Ora invece vedi quasi tutte che tirano la “poccia” di fuori,
alcune con un fare quasi portuale, fanno ciucciare per poco tempo e via, accontentato il lattante ormai
bipede, mentre la mamma mette dentro, lui corre per tornare a giocare.
Quindi credo che il rapporto tra madre e figlio è un rapporto chiaramente fusionale che però non tutte
siamo pronte a portare avanti nella storia. Già molte faticano in gravidanza, dopo il parto per molte donne,
specie quelle votate al maschiarcato, è veramente quasi uno snaturarsi. Anche le mamme votate al
matriarcato spesso non sono pronte, ma l’identità del ruolo gli dà la possibilità di viversi, attraverso l’angolo
alfa, la parvenza di maternità.
Vorrei provare a rispondere anche a Giovanna: Il seno come stimolo/esperienza sessuale. La prima cosa che
mi viene da scrivere è che noi abbiamo fatto diventare le parti più delicate nostre, che dai tempi dei tempi
siamo stati portati a coprire proprio perché troppo delicate, qualcosa da non far vedere o meglio che si
possono scoprire solo in alcune circostanze. Il seno è diventato una parte erotica secondo me perché è
legato alla fusionalità e all’appagamento che abbiamo sentito quando eravamo in fasce e poi perché è una
di quelle parti del corpo che bisogna nascondere. Chissà perché se vai in una spiaggia nudisti, dopo un po’,
non fai più caso a niente, né hai seni né ai peni e tantomeno alle vagine.
Sono simboli culturali dati soprattutto dai tabù che ogni cultura produce.
Faccio fatica a scrivere tutto quello che penso su questi temi, c’è molto da ricercare rispetto ai MeMe,
rispetto alla donna, ai propri fuk, al rapporto di coppia.
Soprattutto penso che la donna dovrebbe ritrovare, nel rapporto con se stessa, qual è l’ontologico delle donne. Sarebbe bello fare un gruppo di lavoro su questo, la donna globale sarà il frutto
anche di queste ricerche. Il MeMe della gravidanza, dell’allattamento, dell’accompagnamento nell’infanzia
ai cuccioli è qualcosa che appartiene a tutti i mammiferi mica solo all’uomo.
Grazie per questi quesiti. Per me questo è un tempo di grande riflessione e tanto materiale da rielaborare.
Marinella