Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. Il C.E.U. è come DIO? domanda di Roberto, riscontro di Celeste

rubrica Pasqualina
Disegno di Francesco De Gregorio

Caro Roberto,
penso che tu abbia fatto bene a registrare l’audio senza pensare di doverti esprimere al meglio e dicendo ciò che ritieni. Come hai detto tu, il negativo non è il male, lo dobbiamo vedere come un passaggio, una stazione, non l’arrivo. Perché il viaggio non è mai finito, è un ” andare”, quindi comprende tutto, non ci sono cose buone o non buone, giuste o sbagliate in assoluto.
Noi spesso ci sfiduciamo perché non accettiamo i comportamenti degli altri, vorremmo che agissero come riteniamo, che ci appoggiassero. Ma non è un buon presupposto, perché ci porta a molte delusioni, a soffrire in eterno. Noi non possiamo cambiare il mondo, ma solo provare a cambiare noi stessi.
Per anni io ho atteso il riconoscimento in primis della mia famiglia e ancora adesso, ma credo sia preferibile iniziare a curare il proprio giardino, che è l’obiettivo più concreto ed immediato.
Altrimenti stiamo sempre a commiserarci, a vedere quello che non va, ad opporci, ma è una lotta sterile, ci riempiamo solo di rabbia e rinunciamo. Facciamo una vita ” per difetto”, guardiamo sempre in cagnesco, abbiamo il broncio.
Credo sia meglio non guardare troppo lontano come Talete che, per guardare le stelle, non guardava i suoi piedi e cadde in un pozzo.
Spesso troviamo anche delle scuse per giustificare la nostra vita, ma chi siamo noi per dare risposte finali?
Non possiamo dare un senso a tutto, inseguire i perché assoluti, facciamo prima a fare il possibile, mal che vada sbagliamo. Però spesso per non scegliere, non facciamo nulla, decidiamo già in partenza. Come uno che deve cucinare un piatto, ma non lo fa per paura che non venga bene.
Credo poi che la validità delle cose la si possa capire solo sperimentandole, vedendole realizzarsi.
I bambini chiedono sempre il perché delle cose, è un bisogno innato. Ma è un perché pieno di entusiasmo, non un perché cervellotico che chiude, che mette le mani davanti, che aumenta il vuoto.
Meglio cercare in noi il senso. Ho sempre dato conto agli altri, adesso cerco di dare conto a me, di scoprire il mio valore, di volermi più bene.
Una frase dice più o meno così Su quello che fanno gli altri non possiamo fare molto, possiamo fare qualcosa solo su noi”.
Per dare valore al negativo, dobbiamo cominciare ad accogliere i nostri limiti, a fare prima noi in piccolo, accettarci anche. I primi a tirarci fuori spesso siamo noi!
Nella storia grandi progressi si sono fatti partendo da piccoli gesti, invenzioni, idee.

Celeste

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