Corso Maestrepolo, rubrica PASQUALINA: I PERCHE’ DELL’ESISTENZA. Il C.E.U. è come DIO? domanda di Roberto, riscontro di Moris

Ho ascoltato un po’ divertito il tuo audio Roberto. Beh, ti ho immaginato un po’ in bomba, visto che in passato anche io ponevo le mie perplessità sull’esistenza quando le sostanze sballose facevano il loro effetto, solo che io mi confrontavo con i gatti sotto casa e tu hai potuto esporre ad un epistemologo globale come Mariano e a molti Maestropoli in crescita. Questo è già un positivo. Poi per il resto credo che hai posto un bell’interrogativo, riguardo al fatto che ognuno vive la propria esistenza nel semianello anabolico attraverso la rappresentazione che più gli fa comodo. O almeno io ho colto che questa è la cosa che più ti appesantisce. In questi giorni ho visitato il museo Egizio e la federazione di Damanhûr e ho sentito come ognuno e in ogni epoca ha voluto rappresentare e teorizzare a suo modo il senso dell’esistenza e darsi uno scopo per procedere in serenità. Beh, anche chi ha teorizzato Dio o altro, ha voluto più o meno fare la stessa cosa. Il CEU secondo me sintetizza in modo più semplice e raggiungibile a tutti la visione del tutto. Tutto qua. Ti pongo io un quesito: credere che solo chi sa’ stare nel negativo in questa esistenza elabora più in profondità la realtà, non fa una rappresentazione parziale e accomodante della vita? Creare un punto mitotico attraverso la pesantezza del vissuto negativo comprendo, per esperienza personale, crea un’identità forte che fa credere che la leggerezza è una falsa positività e anche una teoria, per quanto giusta, la collochiamo in quel settore: “leggerezza uguale stronzata”. Nella fusionalità leggerezza e pesantezza non esistono, negativo e positivo non esistono, serve a noi distinguerle per dar valore alle nostre parti schizofreniche. Credo fortemente che il tuo criticare una parte è più una richiesta e un desiderio di vivertela… Certo sta a noi aiutarti a cercare la strada.
Moris