Vi raccontiamo il “Corso intensivo Teorico-Prassico Approccio Globale all’Adolescenza: problematiche, sfide e risorse per far accompagnare e fare rete nel processo di cambiamento” che si è svolto nei giorni 1 e 2 aprile 2017 in Sardegna.

1 aprile 2017

“E se per andare verso qualcosa di nuovo ci fosse bisogno di camminare ad occhi chiusi su un filo sospeso nel vuoto?

Chi affronterebbe questo passaggio? Chi avrebbe il coraggio di perdere qualcosa senza aver paura di non ritrovarlo?

Chi avrebbe desiderio di andare? Eppure c’è chi, ad occhi chiusi, in una notte piena di stelle, in un giorno qualunque della sua vita, all’improvviso ormai stanco, decide di abbandonarsi con fiducia in quest’avventura.

Così in solitudine va, va senza pensare, va e basta, va perché vuole andare, va perché vuole osare, va perché vuole sfidare, va senza più aspettare e così andando inizia la propria Transizione Equilibrata”.

– Michela Garbati –

Cari conduttori, vi ringraziamo per questa esperienza interessante e costruttiva. Un corso per la Vita, intensivo e teorico-prassico sull’Adolescenza, organizzato grazie alle ACLI di Oristano, in collaborazione con la Fondazione Nuova Specie e l’Alsa Sardegna. Si comincia con i saluti del presidente delle Acli e con la consegna di alcuni doni da parte di Gesuino con le sue creazioni e statue ispirate al Metodo Alla Salute. 

Il primo giorno, Elisabetta introduce abilmente il tema del corso attraverso l’immagine del quadro di Michela Garbati e, commentandone la descrizione dell’artista, ci fa comprendere l’importanza dell’accompagnare, dell’andare come i viandanti affidandosi con fiducia, affrontando i rischi delle transizioni, facendo rete, ma soprattutto cambiando se stessi a partire da ciò che veramente ci serve per crescere, non creando dipendenze dall’esterno. 

A seguire, l’accoglienza e l’ascolto dei partecipanti in cui si inserisce abilmente Raffaele con la relazione su “Adolescenza e mutamento antropologico”. Abbiamo avuto da subito la percezione di un “Gruppo” in cammino anche e malgrado le difficoltà del percorso. La partecipazione di adolescenti e giovani ha dato grande valore all’incontro e messo in luce la sua centralità: l’adolescenza nei suoi aspetti cronologici e successivi, e la sua determinatezza/importanza nel cammino e scoperta di Jahvè, di chi “ciascuno di noi è”.

Sono stati trattati gli aspetti di questa importante fase della vita di un individuo, l’adolescenza, che rappresenta il passaggio/traversata/crescita dalla fase infantile alla fase adulta.

Abbiamo compreso, grazie alle dinamiche di Vita e alle storie dei partecipanti, come l’adolescenza sia un meccanismo di vita perenne e non la solita definizione psicologica oramai superata dal dilagare del disagio diffuso che non ha età, genere, etnia. 

Il mondo di oggi è in crisi, la società, le istituzioni, la famiglia sono in crisi, generando nell’individuo frantumazione, disagio e senso di smarrimento che esplodono spesso, proprio in questa fase d’età. 

Con grande maestria Raffaele, Sandra, Barbara e Betta sono passati dalla teoria alla prassi riuscendo abilmente a interagire con alcuni ragazzi presenti, creando importanti dinamiche che hanno messo in luce difficoltà di vario tipo nei rapporti forti che viviamo. E’ stato bello ed emozionante vedere come i giovani hanno partecipato attivamente, pur con l’ambivalenza delle loro emozioni. 

Il negativo ci spinge al cambiamento, sottolinea Raffaele, e la Fondazione dà valore al negativo, l’economia di oggi ci sta togliendo Me.Me. (trasmettitori reali delle tradizioni specifiche di una cultura), un modo in cui la cultura dice come fare famiglia e affrontare il negativo. 

Un problema dei giovani di oggi è il virtuale, vivere nella virtualità e sempre più lontani da circuiti virtuosi e da valori che ci venivano trasmessi. 

Diverse le storie di vita che ci fanno da specchio: molto toccante la storia di G.: il padre in seguito ad una depressione a causa di problemi personali non ha potuto essere presente con la figlia che ora esterna il suo disagio chiudendosi in se stessa. Il racconto commovente di una giovane madre di un quindicenne, separata dal marito alcolista quando il figlio aveva circa due anni. La madre racconta fra le lacrime di aver cresciuto il proprio figlio da sola e di essere preoccupata per lui, cresciuto senza la figura paterna di riferimento. 

Il ragazzo, sollecitato da Raffaele, raggiunge la madre in lacrime e la rassicura con dolcezza dicendole: “Mamma non preoccuparti, io sto bene e non mi manca niente. 

“Ti voglio un mondo di bene, tu con me hai fatto un ottimo lavoro”. 

Raffaele inizia a fare teoria partendo dalla sua storia, raccontando di sé, di come si è vissuto l’adolescenza. 

Fa notare che nel caso del quindicenne (sempre buono, tranquillo e responsabile) è molto importante lavorare per far sviluppare il proprio maschile affinché raggiunga la sua condizione di interezza come individuo. 

Molto interessanti i racconti di altri giovani presenti nella prima giornata, soprattutto quello di un ragazzino di 11 anni psichiatrizzato da quasi tre anni, che tristezza!!!

Anche E. un ragazzo di 23 anni psichiatrizzato da 5, nell’esprimere tutto il suo dolore disperato, nonostante le resistenze iniziali, e la forza centrifuga che lo portava a scappare è riuscito, grazie al contesto devoto, a restare fermo nel lasciarsi circondare con carezze, insegnandoci molto, soprattutto il valore dell’accoglienza che può venire solo se si esprime il cuore, parte vitale per la vita di tutto l’organismo.  Il fratello più piccolo, che ha partecipato al corso, negli anni si è adultizzato, ma è sofferente e manifesta a modo suo il disagio. La madre ha voluto credere in questa opportunità consentendo ad entrambi di vivere l’esperienza secondo i loro bisogni e tempi. 

Tutte queste storie fanno vedere i meccanismi di simbiosi latenti ed evidenti nelle relazioni forti, e come gli specchi, che viviamo come disconoscenti, ci lasciano poi degli imprinting negativi che spesso si manifestano nell’adolescenza come fase di vita vulcanica.

Abbiamo vissuto un’ondanza di emozioni tra profondità e leggerezza. Tra paure ed aperture. Tra storia e desiderio di metastoria.

Siamo stati molto colpiti nell’immergerci in queste storie perché rivediamo le nostre parti adulte e genitoriali tagliate e i nostri errori…. Ora vediamo quel che si può fare e purtroppo constatiamo che spesso come genitori siamo ciechi e rifiutiamo per paura di metterci in gioco. Questo ci addolora molto!!! Si sono verificate dinamiche molto importanti che hanno portato a riflettere su quanto sia di vitale importanza saper accompagnare i nostri figli in questa delicata fase di età, ascoltandoli empaticamente, riconoscendoli e dandogli valore. Questa è l’unica strada per prevenire l’insorgere del disagio profondo che spesso li ingabbia. 

Per liberarci dei meccanismi psicotici occorre l’albero della vita devoto a noi che ci accolga e ci spinga, grazie alla rete, e l’albero della conoscenza, cioè fare teoria. 

D., un insegnante in pensione, nel ringraziare e lasciare tracce di questa esperienza si racconta: “il mio breve percorso è stato caratterizzato da un groviglio di emozioni contrastanti: alla vigilia della partenza per Marrubiu sono stata assalita da una sensazione di smarrimento e di ansia. Il primo giorno, il mio cervello, come in panne, ha fatto riaffiorare infiniti ricordi che mi hanno portato lontano…Panico! … Il mio “Io impacchettato”… ha pianto. Il secondo giorno, grazie alle ‘coccole’ dei conduttori e del gruppo, che mi hanno incoraggiato ad affrontare con maggiore tranquillità la situazione, per me frustrante, la tensione si è attenuata, il mio senso di inadeguatezza è diminuito e ho superato, naturalmente solo in parte, la mia incapacità a vivere appieno l’esperienza. 

Queste reazioni emotive esagerate mi hanno fatto riflettere e capire che esistono, come per me, adulti ancora adolescenti, che non avendo potuto vivere serenamente questa delicata fase della vita, hanno costruito dei meccanismi di difesa generando così un profondo malessere. D. ha capito quanto sia importante questo periodo della vita, cresciuta con un’educazione rigida (obblighi /doveri); il senso del dovere e di responsabilità è diventato parte integrante della sua personalità già da bambina. Doveva essere sempre disponibile e pronta a collaborare in famiglia per tutte le necessità e bisogni degli altri, ma lei dov’era? I suoi bisogni chi li aveva visti? Sempre obbediente, studiosa e impeccabile e la sua infanzia? La sua adolescenza? Le sono passate davanti come un treno super veloce e purtroppo non ha potuto salirci a bordo perché non c’era tempo per lei. Tanto era il da fare… (la sua famiglia è numerosa, lei è la prima di sette figli). La rigidità dell’educazione ricevuta (non avendo avuto specchi riconoscenti) ha creato un blocco in lei, generando insicurezza, scarsa autostima, ansia e nervosismo che purtroppo ha tramesso inconsciamente ai suoi figli.

2 aprile 2017

Il numero dei partecipanti si restringe e ci si raccoglie in cerchio per iniziare con una meditazione con le campane tibetane condotta da Loris che legge anche un pensiero sul silenzio, forma di comunicazione importante che spesso per paura, per il Kronos che ci invade, non riusciamo a vivere bene nel suo valore profondo e nel farci fare vuoto. 

La preghiera del silenzio.

Siediti ai bordi dell’Aurora,

Per te si leverà il Sole.

Siediti ai bordi della Notte,

Per te scintilleranno le Stelle.

Siediti ai bordi del torrente per te canterà l’usignolo.

Siediti ai bordi del silenzio,

Lo Spirito ti parlerà.

Soul Swami Vivekananda.

Il secondo giorno, tra momenti di leggerezza e pausa con musiche e danze, Sandra e Barbara ci fanno entrare nei progetti di Nuova Specie: dalle convivenze intensive al maschile e femminile alle nuove forme di sperimentazione che si intende sviluppare in rete con le associazioni. 

Sandra espone con grande passione e cuore il progetto “scholè globale”, dimostrando come un insegnante di nuova specie può veramente portare la Vita dentro la scuola e aiutare i ragazzi a crescere e quindi apprendere veramente. 

I genitori, gli insegnanti pensano di conoscere i loro ragazzi ma in realtà li conoscono molto superficialmente… come nel caso dell’Icerberg… si limitano a quell’8% che vedono e non sanno che sotto c’è tutto un mondo da scoprire!!! 

Dovremmo, come genitori, trovare altre strategie di comunicazione invece di limitarci a punirli e giudicarli. I programmi della scuola sono purtroppo rigidi e dovrebbero essere rivisti e adattati alle nuove esigenze della società che cambia. 

Molto interessante la relazione di Barbara su “Approccio globale all’adolescenza: accompagnare la transizione”. 

Sono state illustrate altre unità didattiche sapientemente collegate all’adolescenza: Graal P.U.T. dell’adolescenza; Cum-munitometro; Progetto/rigetto della Piramide del Sarvas. 

L’adolescenza viene intesa come un viaggio / traversata dalla fase embriogenetica alla fetogenesi per raggiungere l’adultità con determinazione e saperla onorare. 

Dobbiamo cambiare noi, crescere per esprimere un cambiamento nel contesto familiare, associativo. Barbara testimonia lo stato dell’arte dei lavori del Villaggio Quadrimensionale stimolando i partecipanti a continuare nella raccolta fondi. 

La particolarità del Metodo e la bravura dei conduttori è stata quella di partire da sé, dal proprio vissuto, coinvolgendo allo stesso tempo persone che sono all’interno del percorso e non, facendo teoria sulle loro vite, coinvolgendo gli adolescenti presenti in sala, il tutto grazie a strumenti come le Unità Didattiche facendoci sperimentare il valore e l’importanza dell’evoluzione personale per arrivare a quella del Villaggio Quadridimensionale. 

Abbiamo vissuto un utero devoto che ci ha accolto nei nostri bisogni. Il viaggio intrapreso ci ha fatto pensare a una barca in balìa del mare: prima sballottata dalla schiuma rabbiosa contro le rocce, poi cullata dolcemente dalle onde, infine diretta verso spiagge dorate. Ci ha emozionato avere con noi, in Sardegna, i nostri meravigliosi conduttori Barbara, Raffaele e Sandra, con la loro ricchezza/capacità umane e competenza del metodo. 

Ringraziamo Elisabetta: come al solito, diamo per scontate troppe cose, infatti è la prima da ringraziare, per aver organizzato da sola questi due giorni purificati dalla pioggia. Ma succede perché la consideriamo far parte del qui ed ora isolano quindi del noi, e noi stessi siamo i primi a non darci valore, e da qui dobbiamo ripartire.

Il corso si conclude con i bilanci dei partecipanti che si impegnano ad agire da adulti, assumendosi con responsabilità impegni anche rispetto alla Fondazione e le nuove prospettive progettuali. 

D. chiude i bilanci con un suo pensiero che con emozione condivide e aiuta altre mamme e figli a comprendere, come spesso, il dolore è una catena e non ci permette di perdonare e perdonarsi.

Le donne in viaggio dell’Alsa Sardegna:

Dorina, Sandra, Dolores, Loris, Mira.

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