Cascina Boscone, Monleale (AL), giovedì 11 maggio 2017. X Edizione del Progetto “La Finestra di Babich”: sesto giorno.
Oggi, come di consuetudine, si inizia dalla lettura del Pillolendario, che oggi parla dell’importanza di fare know-how, del sapere come sono successe le cose, dell’importanza nel procedere dall’anima, che è vento che spinge il veliero, impararando a vedere come si suscita il vento e come cambiare la rotta.
E’ una giornata di passaggio fondamentale perché ognuna di noi si sperimenta a fare albero della teoria e conoscenza.
E’ importante che ci impadroniamo della capacità di fare teoria: non sono importanti le belle parole, ma cogliere elementi che ci aprano agli altri, imparare a vedere, osservare, contemplare con atteggiamento umile, come a dire più osservazione meno parole.
Dobbiamo imparare a capire i meccanismi che usiamo nella nostra vita per andare avanti, sostituire quelli distruttivi che utilizziamo e modificare le reazioni, capire cosa ci sta sotto, nelle radici: non il contenuto, ma il meccanismo che ne è alla base, che abbiamo tutti, la struttura è la stessa, è fondo comune, tra cui emerge la distruttività, la chiusura, il fare muro, l’essere pezzenti, la svalutazione.
Abbiamo ricevuto le indicazioni per fare il Blow-up (ingrandimento in maniera lenta, incerta, dubbiosa, inedita ed aperta).
E’ importante imparare ad usare le griglie delle unità didattiche che oggi abbiamo usato, come quella della Home-life.
E’ altrettanto importante imparare ad esprimere i nostri bisogni per essere accolti, ma c’è difficoltà ad esprimerli, ed aspettiamo che gli altri li comprendano da soli (atteggiamento infantile), mentre bisognerebbe imparare ad esprimerli (atteggiamento adulto).
Il bisogno spesso non lo vediamo, non lo selezioniamo (il dispetto come reazione), ad esempio dietro il rubare c’è il tradimento, non so chi è stato e non mi posso neppure inquietare: nel tradimento non mi fido più o replico quello che mi viene fatto e mi chiudo in me stesso rischiando di abbandonare il progetto.
Occorre farsi accompagnare nella transizione perché tendiamo a tornare indietro, ad allontanarci: sviluppando la transizione riesco a vedere che c’è altro, l’alleggerimento aiuta, fare teoria aiuta a ridimensionare o stare vicini con il corpo.
Nella metafora del veliero e del vento che ritroviamo nel Pillolendario, il vento può essere il negativo della nostra vita, e questo vento spinge il veliero verso il cambiamento, passando attraverso il dolore anche molto forte. E’ importante la figura dell’accompagnatore che ci sostiene ma non può sostituirci perché siamo noi a dover procedere nel nostro progetto di cambiamento.
La serata si è conclusa con l’ascolto delle storie degli embrioni e le teorie che si sono sviluppate.
Teresa & Rosalba