Cathie’s House, Ripe (AN). IV Edizione del Progetto E.V.V.I.V.A. raccontata dai Guerrieri di Valore.

L’avventura inizia il 5 marzo 2017, per concludersi il 12 marzo 2017 con il bilancio finale.

“Eleviamo i nostri cuori nelle profondità, oltre le ripe pietrificate!”… saranno riusciti i nostri guerrieri valorosi ad elevarsi, oltrepassando?

Sbirciamo nei loro diari di bordo… 

Prima di iniziare l’ascolto dello Stato Quiete, i coordinatori ci introducono e spiegano il perché del titolo progetto E.V.V.I.V.A.

Essendo il quarto progetto E.V.V.I.V.A., si sente da parte dei conduttori utero e crescita.

Emerge da subito il limite della relazione stantia che si ha con una figura adulta padre.

Il “cattolico” Cristiano ci fa capire l’importanza di questa sperimentazione, e la relazione esperienziale che si può avere stando a stretto contatto con altri uomini.

E.: Esperienza, l’imperativo è che nessuno può rimanere indietro nella tribù, ed è importante sperimentarsi per crescere e evolvere insieme, così, più si è, più la fenditura per una buona gravidanza Teo-fonda può portare cibo all’In.Di.Co. o all’esistenza terrena stessa.

Una spiegazione breve ma concisa dell’acronimo E.V.V.I.V.A. ci porta a spiegazzare (togliere le pieghe) e ci porta a vedere come semplici parole abbiano così tanto contenuto.

V.: Vicinanza, la vicinanza intesa come io ci sono, e ti sono vicino nei momenti belli, ma anche nei momenti di transizione che sono i più critici.

V.: Virile che ha un doppio significato, come forza fisica e forza d’animo, e per ultimo incrementare le virtù, cosi inserendoci nel viaggio dei quattro vizi capitali, che ahimè ci tengono dentro una bolla dandoci l’illusione rappresentativa di stare in viaggio.

Il viaggio continua in quinta con la presentazione del Graal P.U.T., seguita da una teoria da sballo, dove Silvio ci illumina rispetto alle varie fasi del Graal tenendo sempre presente i nostri limiti nati attraverso il non essere visti.

Viene presentata la ruota della medicina dei nativi d’America, una teoria parallela alla Home-life.

Come ultima fase viene inserita la Home-life collegata al Graal delle nostre storie.

Anche gli antenati ci accompagnano.

Il bellissimo sole nella giornata del “rito” nella Natura ci guida in direzione “Secchiano”, un paesino tra le montagne verso Urbino.

Lo scenario lungo la strada è particolare: siamo accolti dalle montagne, gli alberi e l’acqua che scorre tra le rocce e si riversa nel fiume a ricordarci che tutto in qualche modo scorre.

Dopo varie peripezie arriviamo al posto che l’In.Di.Co. ha scelto per noi e per il rito.

Al ritmo di Sursum Corda saliamo verso il nostro utero a cielo aperto, accompagnati da fratello sole, vento, suono dei ciottoli e degli alberi.

Finalmente raggiungiamo il nostro nido e quello che vediamo è un immensa grotta a cielo aperto, coperta solo da una specie di ponte che collega i due lati della grotta e ci permette quindi di vedere il cielo.

Ci accolgono i nostri accompagnatori devoti: Cristiano, Silvio, Luca, Cristian.

Cristian ci spiega che inizialmente non doveva essere quello il posto scelto per il rito, ma che la tanta pioggia del giorno prima ha fatto straripare il fiume dove avremmo dovuto celebrarlo, per cui la vita ci ha costretto a salire più in alto verso questa grotta che Paride conosceva.

Ad accoglierci c’era anche una croce di legno sopra un braciere di pietre, e come simboli del nostro rito, i sacerdoti scelgono il fuoco, la croce e l acqua, cioè bruciando le nostre croci possiamo innalzare i nostri cuori al cielo benedetti dall’acqua.

Dopo una danza preparatoria intorno al fuoco, ci immergiamo nelle nostre storie per cercare di rompere quelle croci fisse pietrificate e rendere la nostra vita più un flusso.

Il più solidale è A., che sente da subito di voler rompere la sua pietra legata al padre.

Poi M. esprime che per lui è arrivato il momento di esprimere una sua parte più P.U.M. e cioè prendersi la responsabilità di quello che solo lui è.

In seguito F. vede in quella croce il dolore che si è preso dalla madre, da cui vuole liberarsi per esprimere i suoi colori, che non sono solo fare cucina per gli altri.

Arriva anche il momento di L. che viene aiutato prima ad esprimere il negativo verso alcune persone presenti a cui non era ancora riuscito ad esprimerlo, portandolo alla rabbia e al dolore per l’assenza del padre.

Alla fine del rito di L., i conduttori sentono che è nata una fratellanza tra P., L. E. C., per lo scambio profondo che c’è stato, e che loro sanciscono salendo sul ponte in cima alla grotta.

Anche G. esprime il suo dolore per l’assenza di suo fratello maggiore, che a un certo punto non è stato più presente nella sua vita perché psichiatrizzato.

G. dice che non è giusto che sia lui a pagare per dinamiche familiari a cui si è ribellato, ma la tribù sente che G. vuol essere accolto come fratello minore per quello che è, e viene affidato ad altri fratelli.

Si è fatto tardi, il tempo è passato come lo scorrere del fiume ed è arrivato il momento di salutare la grotta e andare. 

L’acqua che scende dalle rocce con il calore del sole e del vento fanno l’effetto di leggera pioggerellina che cade insieme alle foglie degli alberi.

Dedichiamo una giornata a Cathie, una ragazza anticamente abile adottata da una famiglia originaria di Corinaldo, svoltosi tra la casa natale di S. Maria Goretti e il cimitero di Corinaldo, e dal seminario intitolato “MUTAMENTO ANTROPOLOGICO E TERRREMOTO DI GENERE FEMMINILE-MASCHILE” condotto dal Dr. Mariano Loiacono e svolto nella sala consiliare del Comune di Corinaldo (AN).

Il rito è stato anticipato da una grande festa di accoglienza per Mariano: tutti i partecipanti del IV progetto E.V.V.I.V.A. lo hanno atteso nei pressi del casello autostradale e lo hanno accolto con tamburi, canti e cori di accoglienza.

Poi ci siamo diretti alla casa natale di S. Maria Goretti nella vicina Corinaldo, in cui si sono uniti al branco anche alcuni esterni al progetto. 

Mariano ha esordito ripercorrendo quella che è stata la storia di S. Maria Goretti, ampliandola grazie alla teoria globale, includendo anche il vissuto della famiglia Serenelli, la famiglia dell’uccisore. 

È emerso che il dramma di questa adolescente morta all’età di undici anni e otto mesi è stata strumentalizzata e utilizzata dal contesto socio-politico-religioso senza tenere conto realmente del vissuto delle due famiglie: ricco di povertà, disperazione e finita nel sangue perché nessuna delle epistemologie è riuscita ad affiancare nel giusto modo e con gli adeguati strumenti i due giovani. 

La teoria di Mariano è stata rivelatrice di falsi storici e di verità lasciate nell’ombra. 

Come nell’unità didattica dell’Iceberg, le vicende vengono trasmesse solamente per il loro 8% senza considerare tutto quello che sta sotto.

Dopo una breve visita alla casa natale della giovane, abbiamo intrapreso una piacevole processione al cimitero dove è stata seppellita la adoptive sister della famiglia B.L. Questo è stato un momento per unire il nuovo gruppo formato grazie a ricanti nati spontaneamente. 

Una volta giunti al cimitero, il clima è diventato devoto e solenne fin da subito. 

Dopo una breve introduzione, Mariano ha lasciato la parola a Silvio che ha letto una lettera scritta a sua sorella, dove ha ripercorso tutte le fasi della loro relazione: passata da madre-figlio, a adoptive brother, a vero senso di fratellanza fino a diventare negli ultimi momenti di vita anche una relazione padre-figlia. 

Questo scritto ha toccato tutti i presenti, anche per la capacità di Silvio di saper descrivere in maniera profonda quello che è stata per lui la grande anima di Cathie. 

Il titolo scelto per la lettera è: WAKANTANKA MORNING SISTER CATHIE SUMMER. 

Pensiamo che sia il titolo più giusto da dare, anche rispetto alla scelta di proclamarla Santa di Nuova Specie per la sua capacità di essere stata nei codici profondi in qualsiasi situazione, sia nella quotidianità che nei momenti difficili.

Mariano ha ripreso la parola completando quello che per lui è il passaggio da S. Maria Goretti a Santa Cathie: mentre la storia della giovane Goretti è la storia di una adolescente stroncata prima di essere vissuta, Cathie è riuscita, grazie al suo sentire per la vita, ad essere sempre in contatto con le sue profondità e ad entrare nel cuore delle persone perché per lei non erano importanti le parole, ma il come tu ci stavi, chiunque tu fossi.

Dopo una breve pausa pranzo, ha avuto luogo il seminario tenuto nella sala consiliare di Corinaldo. 

Silvio ha fatto una introduzione descrivendo a grandi linee il filo conduttore che lega i due progetti di convivenza: la finestra di Babich e l’E.V.V.I.V.A. 

Dopodiché, Mariano ha ripercorso il terremoto antropologico che ha travolto la società dalla prima rivoluzione industriale ad oggi: questo ha portato alla nascita della Fondazione Nuova Specie e tutto quello che ha da offrire. 

La particolarità di Mariano è quella di tenere conferenze parlando di sé e del suo vissuto, coinvolgendo allo stesso tempo persone che sono all’interno del percorso e non, facendo teoria sulle loro vite, coinvolgendo anche due ragazzi anticamente abili presenti in sala, il tutto supportato da slide di grande effetto che hanno raccolto più temi: arte, poesia, Unità Didattiche e l’evoluzione del Villaggio Quadridimensionale.

Una giornata centrale rispetto a questa esperienza è quella che inizia con una bella lustrata a fondo in tutti i suoi ponti del nostro galeone, Cathie’s House, con cui insieme stiamo solcando le acque incerte, mosse e a volte turbolente del Mare della Vita. 

Partono tante scialuppe ma, prima di partire, gli ufficiali di bordo hanno voluto sondare il morale dell’equipaggio, per comprendere e accompagnare a chiudere al meglio alcune dinamiche avvenute nei giorni precedenti.

La prima scialuppa è composta da due padri con i rispetti figli, perciò il tema della scialuppa è il rapporto PADRE-FIGLIO, proprio per consentire sia ai figli che ai padri di raccontarsi ed ascoltarsi, grazie anche all’accompagnamento in scialuppa di cellule uterine.

La seconda scialuppa ha come Globale Massimo uno scambio in profondità, un raccontarsi ed accompagnarsi alla ricerca della propria teo-fondità.

La terza scialuppa ha l’intento di sciogliere alcuni nodi nella relazione col padre, mentre la quarta al riscoprire se stessi, anche attraverso la moto.

L’ultima scialuppa è composta da cinque fratelli in questo viaggio che provano ad incontrarsi aldilà delle parole.

Tutti gli equipaggi sono stati definiti e siamo pronti per salpare. 

Arriva il giorno dedicato al rito di chiusura del Progetto, ma per arrivarci è stato importante anche far sedimentare il fenomeno vivo, ascoltando quanto vissuto durante le scialuppe.

C’è chi ha scalfito le lapis solo in piccolissima parte, chi, attraverso il gioco e le dinamiche di scambio fusionale, ha vissuto la relazione tra padre e figlio; chi, passando attraverso il dolore di non poter esprimere il suo sentire nell’infanzia, dominata dalla cultura contadina, ha iniziato a liberare un sonoro “Me ne Frego!!!” a cui abbiamo dato grande valore; chi ha vissuto, attraverso un giro in moto fino a Senigallia, la leggerezza e la spensieratezza che è mancata fortemente a causa del loro sentirsi diversi e da scartare.

Ci siamo poi ritrovati nell’ampio giardino per il rito del fuoco. 

I bambini avevano preparato una grandissima catasta di legna attorno alla quale ci siamo radunati con sonagli e tamburi. Un caldo sole primaverile ha riscaldato tutta la giornata e molti dei giorni precedenti, rendendo piacevole lo stare all’aria aperta. 

Un segno forte, una benedizione dell’In.Di.Co. per tutto il Progetto.

Ci siamo sentiti ben voluti e devoti alla Vita.

I bambini hanno dato fuoco alla catasta.

A., vestito di tutto punto da cerimoniere con la tunica di Cristian, si preparava ad “officiare” il rito. 

Nel rito, ognuno di noi ha potuto buttare nel fuoco delle cose che sentiva buono lasciare andare e che hanno rappresentato identità vecchie, o impegnarsi per cambiare o crescere grazie al vissuto del Progetto che volgeva al termine. 

Alla fine del rito, con grande emozione, abbiamo lasciato che il fuoco ardesse e bruciasse l’ultima legna per andare a consumare, in un misto di commozione e fierezza, l’ultimo pasto insieme di questo IV progetto E.V.V.I.V.A. 

I bambini, prodi e coraggiosi, hanno sempre seguito con interesse attivo ogni parte del rito.

In particolare A. è stato lo spirito leggero che ha accompagnato tutti noi davanti al fuoco e sopra il podio per recitare la formula di impegno: MI IMPEGNO AD ELEVARE IL MIO CUORE NELLE PROFONDITA’ OLTRE LE MIE RIPE PIETRIFICATE!!! Sursum Corda, Sursum Corda, In alto i nostri Cuori, Guerrieri di Valore!!!!!

L’ultima giornata è stata condotta con un ottimo maschile, che ci ha fatto rimanere nei tempi, ma comunque all’insegna di un femminile pronto all’ascolto e rivolto alla crescita di chi è stato raggiunto dalle proprie famiglie. 

Il solito ricanto mattutino ci permette di affrontare l’arena esistenziale con un senso più globale, e così, belli carichi di Teo-fondità, ci apprestiamo ad ascoltare i membri della tribù. 

I primi sono R. e T.: T. si impegna a dare più continuità al suo nuovo percorso più a partire da sé e dai suoi bisogni, che il Progetto gli ha permesso di vedere, sentire e percepire, tutto questo anche grazie al precedente tratto di strada fatto con suo figlio, che non ha perso.

Poi viene il turno di A., un giovane padre che ha avuto il coraggio di lavorare sul suo maschile che gli permetterà di non essere più generico e mostrare la sua identità, grazie a sua moglie che ha mostrato un bel femminile nel prendersi cura da sola della casa in sua assenza e accoglierlo anche nel rientro.

L. finalmente è riuscito a ricontattare la rabbia verso un padre inesistente, presente solo nei doveri, questo grazie anche al fatto che per la prima volta non è arrivati in emergenza e con i sensi di colpa o di dovere.

Poi c’è N. che, con il suo silenzio, spinge il padre a continuare il viaggio e il piccolo, ma grande, sacerdote A. che, durante il Progetto, ha riscoperto un nuovo rapporto con il maschile che può accoglierlo e fargli superare la paura di dormire fuori casa, ma anche spingerlo e fargli riconoscere le sue delusioni verso il padre e la sua aggressività che ancora fa fatica a venire fuori. 

Anche I. ci sta finalmente mostrando la sua parte leone un po’ in tutti i suoi codici: in un simbolico che sta cominciando a fluire nel parlare prendendosi gli spazi, nel non avere più paura di qualche personaggio strano, di voler mostrare i suoi desideri al padre, ma quella più commuovente è la parte leone che manca a molti dei cosiddetti grandi, quella di tenerci al proprio e specifico viaggio! 

CORDA, DICO SURSUM CORDA, IN ALTO IL NOSTRO CUORE, GUERRIERI DI VALORE!

1 Commento/i

  1. Unknown

    vorrei partecipare e molto interessante e coinvolgente

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