Aula didattica globale “Gianna Stellabotte” (FG), mercoledì 12 aprile 2017. EPISTEMOLOGIA GLOBALE E DINAMICHE DI VITA. Secondo giorno della I Settimana.
La giornata inizia con una dinamica con il piccolo Jacob, proseguendo con la lettura della Pillola del Giorno e l’accoglienza degli ultimi arrivati.
Il focus riguarda le istituzioni, che sono anche matrigne, guidate da meccanismi psicotici, per cui solo le relazioni personali sono importanti. È importante essere generosi sulle relazioni, perché aprono le strade per la risoluzione di problemi aperti su più fronti (lavoro, salute etc.)
Emerge che il lavoro è importante, ma l’uomo non deve essere al servizio del lavoro bensì il lavoro deve essere al servizio della vita.
Entrano i conduttori, con il trenino dei baci accompagnati dal MAGNIFICAT, il quale nasce quando Maria è incinta e va a trovare la cugina Elisabetta incinta (anche se sterile) che poi partorirà Giovanni Battista. Quando le due donne si incontrano, i bambini si muovono dentro le pance: si riconoscono e nasce questa preghiera/poesia. La riuscita di un percorso tra due persone dipende dal loro riconoscimento, anche tenuto conto dei limiti. Se una persona è piena di sé non riesce ad accettare i limiti degli altri!
Grazie ad una immersione di Elisa, emerge che nel villaggio mondo tutte le persone sono considerate uguali, se non si è uguali si viene eliminati, mentre nel mondo villaggio tutte le telecamere (quella religiosa-filosofica-scientifica) sono state ‘depodestate’, dando più libertà di scelta – Caleidoscopio, ovvero punto di vista globale.
Viene letto il Bereshit (il libro della Genesi): l’uomo è stato collocato in un giardino, senza fornire le regole dell’esistenza, ma plasmato.
Gli alberi attraenti per la vista rappresentano parti della vita che ci attraggono e dove ci sentiamo sempre bene, dove ognuno trova una soluzione (ballare, fare sesso, etc.). La parte che ci interessa veramente è la parte più interna del giardino, quella più nascosta, tuttavia siamo più attratti dagli alberi più attraenti e più buoni da mangiare (i più facili da raggiungere).
Solo quando ci troviamo in difficoltà cerchiamo gli alberi più profondi (l’albero della vita e della conoscenza).
L’albero della vita è il vissuto ed è specifico per ciascuna persona (infinito, dinamico e complesso), difficile da trasmettere e da conoscere.
L’albero della conoscenza rappresenta quello che è fuori di me attraverso le rappresentazioni (con la parte razionale una persona interpreta quello che osserva nelle altre persone). Le rappresentazioni sono tanto più fuorvianti tanto più l’albero della conoscenza è ristretto ad epistemologie obsolete.
In base alle mie rappresentazioni, ho delle conseguenze sulla mia persona (ad esempio, se nascondo le scarpe a mio fratello e la mia rappresentazione è quella della bambina cattiva, questo influirà sul rapporto con me stessa di svalutazione). Le rappresentazioni hanno un peso significativo a scuola, gli insegnanti con gli alunni, i genitori con i figli (etichettatura).
L’albero della conoscenza non si può mai mangiare, perché è dinamico, complesso e non finisce mai.
La storia di Tonino e Giuseppina ci fa vedere i limiti della rappresentazione della medicina: voglio vedere cosa c’è (sezionamento del corpo – operazione) senza capire la motivazione del tumore (rabbia, vivere nel negativo), per cui c’è assenza di una visione globale.
La malattia, invece, è stata la spinta per la crisi di coppia-protesi (la rappresentazione della persona che amiamo può cambiare) e il miglioramento. Solo noi stessi possiamo sapere chi siamo.
Una persona è negativa quando non si fida e non si affida. Ognuno deve prendere quello che è meglio per sé.
Know how – le pantere rosa 🌹