Santarcangelo di Romagna (RN), venerdì 3 e sabato 4 marzo 2017. IX Edizione del Progetto “La Finestra di Babich”: Accoglienza e primo giorno.

Venerdì 3 marzo 2017 le coordinatrici anno dato il via al Progetto invitandoci a scendere in giardino per il rito d’accoglienza: Pina ha ringraziato Paola, padrona di casa, augurandole (e augurando a tutte) un buon inizio e regalandole un cero profumato quale auspicio di speranza e luce. 

Paola lo ha acceso e si è avviata, salendo le scale, seguita da tutte le “finestrine” in processione, con l’impegno di accenderlo ogni mattina per tutta la durata del Progetto.

Poi, su invito delle conduttrici, ciascuna di noi si è presentata, rivelando le motivazioni che l’hanno spinta al Progetto e ricevendo un’agenda del colore ritenuto più adatto, su indicazione dell’In.Di.Co.

La cena è stata offerta e servita con dedizione e grande cura da Annamaria e Mariagrazia dell’Alsa Romagna.

Sabato 4 marzo, come concordato, Paola ha aperto i lavori accendendo il cero e leggendo una poesia su Santarcangelo, scritta da sua mamma, Giovannina, e pubblicata sul periodico mensile “Valmarecchia”.

Dopo la condivisione della “pillola” del giorno, Victoria ha proposto il suo bel “Ricantico degli antenati”, che ha distribuito a tutte coinvolgendoci nella sua lettura emotiva. Anche Marinella ci ha donato il suo “Ric.Ant.Are aperto dalla finestra”.

La fase dei pensieri è stata chiusa da Giada con la lettura di uno scritto del padre, una dedica, pubblicata sulla rivista bimestrale “Il seme e l’albero”, particolarmente adatta a dare inizio alla giornata.

Poi, abbiamo ascoltato la canzone di Grazia di Michele “Io e mio padre”, che sarà il filo conduttore del nostro Progetto.    

Le coordinatrici ci hanno proposto di ripercorre la storia del progetto “La finestra di Babich” a partire dalla prima edizione.

In particolare, Giovanna e Pina sono state coinvolte in questo excursus e lo hanno fatto partendo ciascuna da sé, da come hanno sentito e vissuto queste esperienze.

Giovanna ha cominciato leggendo l’incipit della favola “La mela Gimagiona”, da lei composta in un momento di profonda crisi. Come la mela protagonista della favola, Giovanna “sembrava felice” come un po’ tutti noi, ma il suo percorso alla ricerca della propria metà per ricostituire la propria interezza era ancora lungo. E il primo progetto del luglio 2012, con il forte negativo che lo concluse, bloccò questo viaggio.

Grazie all’incoraggiamento e all’aiuto dei familiari, tuttavia, nel gennaio 2013 Giovanna accettò di essere la referente della seconda edizione, che a sua volta fu comunque spesso accompagnata dal “Signor Negativo”, che però ora faceva meno paura perché da esso poteva e può scaturire tanto “Signor Positivo”.

Così il racconto di Giovanna si è snodato tra luci ed ombre delle edizioni successive fino ad oggi.

Pina l’ha affiancata passo passo con il suo personale contributo, narrando la sua verità e il suo vissuto.

Dopo la pausa pranzo, scortate e guidate con competenze e leggerezza da Lidia, noi “finestrine” abbiamo visitato il territorio che ci ospita: le Grotte “Tufacee” comunali, il Museo degli usi e costumi della gente di Romagna, il “Borgo” in basso e quello medievale intorno alla Rocca.

La giornata si è conclusa alla “Domus Selleri” con i ringraziamenti a Lidia, che è stata cullata sulle note della canzone “C’è tempo” di Ivano fossati.

Il “Cerchio” della giornata si è così chiuso e concluso: al mattino la poesia su Santarcangelo di Giovannina, mamma di Paola, la sera con la visione dall’alto della cittadina, punteggiata di luci. Infatti Giovannina amava profondamente il suo paese: Lidia, pur essendo Veneta di nascita, se n’è definita “Custode”.

Paola S. e Paola C.

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