Santarcangelo di Romagna (RN), venerdì 10 marzo 2017. IX Edizione del Progetto “La Finestra di Babich”: settimo giorno.

La giornata è cominciata dapprima con la lettura da parte di Paola S. della bellissima poesia di Pedretti “La conchiglia”, ed è sempre un piacere ascoltare la musicalità dei dialetti tipici di un luogo; poi siamo passate ai pensieri fissi della giornata.

Antonietta ha letto la frase del Pillolendario, come sempre adeguata a ciò che stiamo vivendo:

“La musica serve se, un po’ alla volta, ci porterà al silenzio. Nella vita, la musica è un mezzo per fare silenzio dei rumori storici che sono pieni di bisogni, di cose, per arrivare al silenzio metastorico che, salendo, produce l’armonia dei suoni”.

Abbiamo ascoltato la canzone dedicata al Progetto, e ancora alcune di noi si commuovono al suono di quelle parole così forti rispetto al nostro vissuto, che stiamo elaborando in questi giorni.

Stefania ha letto il suo ricanto dedicato al “Negativo” che l’ha accompagnata durante la sua vita, e ci ha dimostrato che la profondità non nasce dalla semplice conoscenza del Simbolico, ma da un sentire a livello Bio-organico.

“Negativo,

Mi hai dato la spinta a vivere.

Grazie a te ho trovato la strada per scendere nelle mie profondità, ho contattato la morte che  c’è in me.


Negativo,

Grazie a te ho contattato quella bambina addolorata, ho ascoltato il suo pianto, ma anche la sua voglia di vivere.


Negativo,

Grazie a te ho sentito il calore del sole che odiavo tanto.


Negativo,

Grazie a te ho sentito la sofferenza dei miei figli e ho aperto gli occhi al mondo che mi circonda.


Negativo,

Adesso voglio lasciarti e imparare a vivere in tua dolce compagnia, voglio godermi quello che tu mi hai insegnato, 

a sentirmi, a leggermi e a partire da te voglio unirmi a quello stormo di ali che vola su nel cielo.”


La mattinata di oggi è stata dedicata alla nostra creatività. 

Marinella e Barbara hanno proposto di mettere in scena, a partire dalle nostre storie, le quattro funzioni del padre, della figlia, del disagio e dello spirito creatore. 

Ci siamo divise in quattro gruppi e ognuna ha dato vita alla sua produzione creativa con uno spettacolo che ci ha reso protagoniste e ci ha permesso, attraverso il gioco, di transitare dalla fase delle immersioni alla nota della festa. 

È stato un momento commovente, divertente e profondo.

Anche le prove del balletto che faremo domenica tutte insieme alla conclusione del Progetto ci ha fatto sentire uno stormo in movimento. 

Nel pomeriggio, dopo la pausa pranzo, insieme all’accompagnamento devoto di Mariano e di Davide, siamo andati alla chiesa di Santa Croce in Villa Verrucchio, il più antico luogo Francescano dell’Emilia.

Qui, all’interno del chiostro, si erge in maniera maestosa un cipresso, che si dice fu piantato da San Francesco nel 1213. Questo cipresso, alto 25 metri e largo circa 7 metri, è diviso in due parti, una secca e l’altra ancora viva. Nella parte ancora rigogliosa sono stati posti tre supporti in ferro che lo mantengono in piedi e che d’istinto ci fanno pensare alle tre epistemologie.

A continuazione della giornata dell’otto marzo, per dargli una conclusione appropriata, davanti al cipresso abbiamo fatto un piccolo rito per poter metaforicamente transitare da un’epoca precedente, dove il maschile si è imposto con il proprio simbolico, ad una nuova era dove il femminile farà da guida.

Ognuna di noi si è impegnata a fare uno spin nella propria vita.

Anche questo è stato un momento molto bello, terminato al tramonto del giorno.

Tornate nella Domus Selleri, abbiamo cenato presto per far festa con la nota della festa tramite canti e musica.

Giovanna e Teresa

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