Per una liturgia che parta dal popolo e torni al popolo.

Oggi, nella liturgia cattolica, si celebra la prima domenica di Quaresima, che è un periodo di penitenza di quaranta giorni in preparazione alla Pasqua.

Ma quanti di noi sentono che così è nella propria vita in questo periodo che dall’esterno ci viene imposto? Quanti di noi vivono infinite “quaresime” durante il corso della propria vita? Magari in estate… o in autunno… 

E quanti di noi cercano conforto in una preghiera o in un rito liturgico, ma non se ne sentono nutriti in profondità?

Questo è ciò che già c’è, ciò che da secoli ci viene tramandato, ma il Progetto Nuova Specie vuole andare verso una “liturgia” che sia più vicina al popolo e che in profondità provi a nutrirlo.

Ve ne diamo un assaggio, partendo dal materiale storico che abbiamo a disposizione, che può diventare materiale inedito, forse più si vicino alla ricerca che da sempre spinge l’uomo a conoscere e conoscersi.

Vi proponiamo, quindi, tre versioni de “La preghiera semplice” attribuita, falsamente, a San Francesco d’Assisi.

Infatti, la prima versione conosciuta è in lingua francese, pubblicata per la prima volta sulla rivista francese “La Clochette” da Padre Esther Bouquerel, a cui segue la versione tradotta ed attribuita a San Francesco, per approdare ad un “haggadah” di Mariano Loiacono, che da ciò che già c’è ha creato altro, più vicino alle sue/nostre profondità e al senso di essere “spiriti creatori”, facoltà che ognuno di noi ha e per la quale non servono ruoli o titoli, ma una salda Fides che porta a contattare la Placenta Esistenziale, anello di congiunzione tra noi e l’IN.DI.CO., o Dio, o come ognuno senta di volerlo chiamare.

VERSIONE ORIGINALE, pubblicata per la prima volta nel dicembre 1912, dal titolo “Belle prière à faire pendant la messe”:

Seigneur, faites de moi un instrument de votre paix.

Là où il y a de la haine, que je mette l’amour.

Là où il y a l’offense, que je mette le pardon.

Là où il y a la discorde, que je mette l’union.

Là où il y a l’erreur, que je mette la vérité.

Là où il y a le doute, que je mette la foi.

Là où il y a le désespoir, que je mette l’espérance.

Là où il y a les ténèbres, que je mette votre lumière.

Là où il y a la tristesse, que je mette la joie.

Ô Maître, 

que je ne cherche pas tant à être consolé qu’à consoler, 

à être compris qu’à comprendre, 

à être aimé qu’à aimer, 

car c’est en donnant qu’on reçoit, 

c’est en s’oubliant qu’on trouve, 

c’est en pardonnant qu’on est pardonné, 

c’est en mourant qu’on ressuscite à l’éternelle vie.

PREGHIERA SEMPLICE attribuita a San Francesco d’Assisi:

O Signore,

Fa’ di me uno strumento della tua Pace:

Dove è odio, fa’ ch’io porti l’Amore.

Dove è offesa, ch’io porti il Perdono.

Dove è discordia, ch’io porti l’Unione.

Dove è errore, ch’io porti la Verità.

Dove è dubbio, ch’io porti la Fede.

Dove è disperazione, ch’io porti la Speranza.

Dove sono le tenebre, ch’io porti la Luce.

Dove è tristezza, ch’io porti la Gioia.

O Maestro, fa’ ch’io non cerchi tanto:

A essere consolato, quanto consolare.

A essere compreso, quanto comprendere.

A essere amato, quanto amare.

Poiché è

Dando, che si riceve;

Dimenticandosi che ci si ritrova

Perdonando, che si è perdonati;

Morendo, che si resuscita a Vita Eterna. 

AMEN

HAGGADAH della cosidetta “Preghiera Semplice” di Mariano Loiacono:

O riferimento della mia casa interiore,

Fa’ di me un vitonauta co-creatore del viaggio pacifico della tua Gravidanza:

Dove è odio, fa’ ch’io metta l’Amore. 

Dove è l’Amore che io metta l’odio.

Dove è offesa, ch’io metta il Perdono. 

Dove è il Perdono che io metta l’offesa

Dove è discordia, ch’io metta l’Unione. 

Dove è l’Unione che io metta discordia

Dove è errore, ch’io metta la Verità. 

Dove è Verità che io metta l’errore.

Dove è dubbio, ch’io metta la Fede. 

Dove è la Fede che io metta il dubbio.

Dove è disperazione, ch’io metta la Speranza. 

Dove è Speranza che io metta disperazione.

Dove sono le tenebre, ch’io metta la vostra e mia Luce. 

Dove è la Luce che io metta le vostre e mie tenebre.

Dove è tristezza, ch’io metta la Gioia. 

Dove è la Gioia che io metta tristezza.


O Maestro, fa’ ch’io non cerchi tanto:

A essere consolato, quanto consolare.

A essere compreso, quanto comprendere.

A essere amato, quanto amare.

Poiché è

Dando, che si riceve;

Dimenticandosi che ci si ritrova

Perdonando, che si è perdonati;

Morendo, che si resuscita a Vita che dura infinitamente.

AMEN

Partendo da queste premesse, sta prendendo forma un Progetto all’interno della Fondazione Nuova Specie: la “Missionauta”, nata il giorno di Natale, che vuole cercare, sperimentare, osare, progettare, un rito che avvicini noi e gli altri ad una spiritualità più adulta, meno simbolica, meno legata a strutture ritualiste già codificate. 

L’esigenza è nata dalla famosa “Messa dei chierichetti”, avvenuta durante il Corso sull’Adolescenza, e in seguito commentata da Mariano il 24 dicembre. 

La messa dei chierichetti è stata importante perché ha fatto emergere sostanzialmente che la storia legata ad un buon angolo alfa è finita, non ci nutre più, non sazia più la teo-fondità e ci ha spinto verso un angolo beta di riflessioni e di approfondimento. 

Noi Missionauta stiamo partendo dalla Messa Cattolica che ci è stata tramandata da generazioni come Padre che ha accompagnato e ha aiutato a dare un senso all’esistenza di tante persone.

Come possiamo andare oltre se non la conosciamo? Il massimo è riuscire a trarre spunti dalla Messa Cattolica conservando gli elementi che ci potrebbero servire per transitare. 

Ci sono già stati all’interno della storia del Metodo Alla Salute vari tentativi di approfondimento in questo senso, perché la vita continuamente ha bisogno di essere contemplata per restringere sempre più quella spaccatura tra vita e conoscenza, e approdare ad un codice sempre più globale. 

È quello che salva perché corrisponde al punto di vista che abbiamo sulla vita: più è globale, meno è parziale, più cibo abbiamo a disposizione per saziarci quando abbiamo fame e per abbeverarci quando abbiamo sete. 

Fonte di sapienza è la parola della Metastoria, o di Dio, quando si incarna nella storia. 

La nostra storia oggi è segnata da caos, incertezze, punti di vista frantumati, disagi, come fare a comprendere tutto questo negativo? 

I Missionauta lo identificano come parte integrante della vita, non qualcosa da eliminare, ma da contemplare perché spinge al cambiamento. 

È stato bello partire dall’esistente, come ci è stato suggerito da Mariano, per benedirlo e proseguire il viaggio. 

Mariano ci ha dato spunti di riflessioni partendo dalla storia della Messa Cattolica, che ha definito il cordone ombelicale tra la placenta, che è Gesù, e la Chiesa. Gesù intermediario tra Dio e gli uomini il cui corpo, offerto in sacrificio, diventa un nutrimento importante per sentirci tutti uniti. 

Noi crediamo che il Fondo Comune che ci affratella sia anche un condividere, un maledire, un grido, un silenzio, un essere in sintonia perché i meccanismi tuoi sono anche i miei, una fratellanza che non è solo ritualistica. 

La Messa Cattolica ci consegna un rito che fa scorrere il rapporto tra me e Gesù? Ci unisce all’altro in una fratellanza matura?

Io non lo so. Io questo non l’ho mai sentito. 

Voglio adorare la Metastoria, voglio sentirla dentro come scriveva Eleonora: “Io sono parte di te e tu sei parte di me, in eterno”. 

È questo il mio starci in questo Progetto: sperimentare una liturgia che nasca dal popolo e torni al popolo, così come ci insegna la matrice della parola stessa. 

Al lavoro allora, per contemplare, osannare, benedire, una teo-fondità che illumini il nostro viaggio esistenziale. 

Francesca & Sabrina

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