“Al Villaggio Quadrimensionale, raggio di sole nella nebbia”.
Un bel giorno, una graziosa signora – che aveva dimenticato di esserlo poiché non riusciva più a guardarsi nel suo vecchio specchio avvolto da tempo da una coltre di nebbia – in preda al chiasso dei giorni che trascorrono pesanti e tutti uguali, si interrogò e disse: “Mi stanno arrivando da più giorni diverse richieste di co-finanziare i lavori di costruzione del Villaggio Quadrimensionale. Ma io, per considerare la richiesta, che sento più un bisogno di un ego insoddisfatto che una reale opportunità per la molteplicità, ho bisogno di informazioni dettagliate! Voglio conoscere i bilanci… bilancio consuntivo della Fondazione, bilancio di previsione dell’anno in corso riguardo ai lavori, bilancio iniziale, situazione in itinere, bilancio di previsione finale dei lavori di costruzione… organigramma della struttura…”.
E così, in preda a mille parole che le ronzavano per la testa – come antidolorifici al vuoto che altrimenti avrebbe sentito dentro di sé se fosse rimasta in silenzio – cadde in un sonno profondo e sognò.
Sognò di un uomo buono, un uomo che le parlava e le diceva: “Cara donna in sbilancio, diceva Blaise Pascal: “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”.
E Gesù, detto il Cristo, disse: “Sia il vostro linguaggio: sì, sì; no, no; il superfluo viene dal maligno” (Matteo 5, 37)”.
Di soprassalto, la donna aprì gli occhi, balzò dal letto e sentì un brivido percorrerle la schiena. Sì sentì vitale ed ebbe il profondo desiderio di mettersi ancora una volta davanti a quello specchio che, ahimè, era ancora avvolto da una fitta nebbia. E non si vide.
Dentro di sé il fuoco era ancora vivo e desideroso di essere riattizzato.
Si ritrovava ad aver dei guizzi di creatività e di generosità che a tratti le ricordavano chi in realtà fosse, ma sfiduciata e avvilita dal non riuscire ancora a vedersi in quello specchio – che l’avrebbe aiutata a riappropriarsi dell’identità perduta – e dall’incapacità di restare nel silenzio della sua stanza, divenuta angusta, e relegata al solo angolino alfa, cadde ancora una volta in un sonno profondo, e ancora una volta fu sommersa da sogni e figure di donne e uomini che, mentre si accingevano operosi a lavorare tutti insieme in quel Villaggio, la cui costruzione l’aveva tanto messa in crisi, si muovevano intorno a lei e le parlavano con amore e determinazione.
Una giovane donna la guardò e le disse: “Mi hai smosso qualcosa dentro. Mi hai fatto pensare ancora una volta a quanto davvero tengo a questo Progetto Nuova Specie. E dopo essermi presa del tempo, ci tengo dirti e a confermarmi che io ci credo! Il Progetto risponde ai miei bisogni di avere uno spazio fisico protetto in cui crescere, condividere ed esprimermi con creatività, ma anche uno “spazio” fatto di relazioni che hanno bisogno di un luogo per essere nutrite. Io sono stata molto male lo scorso anno e non so dove starei ora se non avessi incontrato il Progetto Nuova Specie e se non avessi avuto l’ospitalità di tanti, e se non avessi avuto un luogo in cui poter partecipare alle Settimane Intensive, ai Corsi, agli Incontri, alle Feste, ai Laboratori…
Ora ci vogliono togliere questo spazio e per me è fondamentale crearne uno nuovo, migliore, tutto nostro che non ci possano togliere perché lo abbiamo creato noi, è nostro, è di tutti!
Lì potrò continuare a partecipare alle attività, essere ospitata, incontrare persone che amo da tutta l’Italia, ricaricarmi con l’energia di chi come me crede in questo Progetto per poter sviluppare qualcosa di buono nel mio territorio…
Chissà, magari un giorno, un altro centro dove chi come me ha desiderio di un Utero Devoto per imparare a scendere nelle proprie profondità, possa incontrarlo ancora più vicino, nella propria regione, con una rete intorno ricca e fetogenetica. Magari…
Io mi muovo con questa prospettiva, a lungo termine, forse assurda, forse infattibile ma non mi interessa quanto ci vorrà e cosa ci vorrà. Voglio provarci! Voglio poter continuare il mio Viaggio insieme a tutti voi e dare la possibilità a chi ne ha bisogno di rimettersi in Viaggio e scoprire che c’è di più di quello che si vede, magari con strumenti e strutture migliori di quelle che ho trovato io.
Io lo faccio perché questo progetto è un mio bisogno, un mio desiderio, è il mio Progetto a modo mio”.
E ancora, altre parole udì venire da quella folla: “Se non ti fidi, muoviti per trovare le risposte che cerchi. Io mi sono immersa, ho sofferto, ho viaggiato, ho scelto… E per me, questo è un progetto che non ha radici in un ego insoddisfatto, ma in reali bisogni, miei e della folla che vedi qui intorno a me”.
“Anche io desidero chiarezza, cara donna in preda al dubbio, ma non dei conti, perché quando la vita ci sfugge di mano, quando in ballo ci sono le nostre vite, ogni denaro svilisce il suo valore”.
E ancora, udì: “Tu, cara donna in cerca di riscoprirsi, mi fai vedere da dove arrivo, che cosa era in me prevalente, e quanto anche ero riconosciuta per le mie competenze da un mondo che di me non ha mai voluto e saputo vedere altro. Mi è costato sudore e sangue demolirmi e sporcarmi di quell’humus mio più vero e di collegarmi finalmente a quel 50% che ci aiuta e che ci prende in braccio nei momenti in cui non vediamo ancora. L’umiltà fa sentire piccoli rispetto ad un Progetto grandioso, come è la vita stessa, ma immensamente grandi perché ne facciamo parte. In quest’ottica il nostro bisogno di certezze “bilanciate” si ridimensiona tanto e ci libera da tutto quel peso che troppo ha asfissiato le nostre vite. Per quanto mi riguarda ora vivo questo momento storico del Progetto Nuova Specie come una occasione per lasciare andare ulteriormente ciò che sono anche stata e di godere di ciò che sono e tanto ancora so di poter scoprire di me.
Entrambe conosciamo, come donne e come madri, la potenza di questo percorso, lo abbiamo sperimentato anche attraverso la rinascita dei nostri figli.
Credo che ora sia tempo di contemplare la Fides e l’umiltà. Quel che sarà non dipende solo da noi. Sei una donna di valore e non parlo delle tue competenze tecniche, parlo del tuo valore più profondo, del tuo humus che forse, come è successo a me, è interessato a pochi.
Ti auguro una profonda e umiliante liberazione”.
La donna si agitava… ognuna di queste parole le era entrata dentro, come quella nebbia che occultava il suo specchio, e lentamente e sottilmente si insinuava fin nelle cavità più impercettibili del suo essere.
Sentiva che, dalla folla che la stava visitando in sogno, alcuni comprendevano, in parte, le sue modalità di stare nella vita, perché erano un fondo comune per tanti, e questo la destabilizzava, spingendola ad andare verso un altro angolo della sua casina, l’angolo beta, ma per andare lì avrebbe dovuto recuperare parte della cordicella che aveva smarrito, anch’essa occultata dalla nebbia.
Sentiva, in cuor suo, che chi ha un ego potente e vive nel razionale le sue relazioni, fatica a riconoscersi per ciò che è e dubita di ciò che vede.
Ad un tratto sentì un battito che all’unisono risuonava con quello del suo cuore, e si destò dal sonno.
Quell’uomo buono che le aveva parlato in sogno, si era ora manifestato alla sua porta.
Quell’uomo non ha timore di scendere in campo e di visitare anche gli angoli più angusti in cui ci si ritrova spesso.
Quell’uomo buono sa camminare nella nebbia perché con sé porta la sua cordicella e si muove, senza paura, in tutti gli angoli delle case che man mano visita.
Lei, titubante, lo lasciò entrare. E gli disse: “Salve, non ho mai messo in dubbio né la tua onestà né le tue doti di terapeuta, e ho potuto constatare di persona la validità del Metodo Alla Salute – da te ideato – nello scardinare situazioni da tempo bloccate. Queste sono le premesse che mi portano a stare nella mia Associazione, nonché a dare il mio piccolo contributo nei modi e nei tempi che mi sono possibili.
Le mie osservazioni non attengono quindi al piano delle convinzioni ma al piano delle considerazioni pratiche.
Ero e resto convinta che, proprio in considerazione della continuamente paventata chiusura dei locali dell’ospedale, partire con un progetto di struttura più piccola ma acquistabile con i fondi già disponibili, avrebbe garantito quella continuità di assistenza indispensabile a chi si mette in percorso; continuità da tempo interrotta perché non ci sono le risorse per completare una struttura così grande. Sovente l’ottimo è nemico del buono”.
Allora l’uomo, che l’aveva di fronte, la scrutò in profondità e, con amorevole determinazione, le disse: “Cara donna che ha smarrito il senso del Viaggio, premetto che anch’io ho stima di te e del tuo importante lavoro all’Università, fatto con affidabili criteri scientifici, amore per gli studenti e onestà per la ricerca.
Ormai è da anni che non vieni più a partecipare a iniziative della Fondazione e, anche per le tue situazioni familiari, hai fatto solo un iniziale percorso col Progetto Nuova Specie, cercando e preferendo altre strade che, a mio parere, non ti hanno fatto toccare in profondità gli importanti nodi-PUK della Piramide tua, della coppia e della famiglia.
Soprattutto, in questi anni, non hai seguito e vissuto le successive fasi di crescita, di definizione, di espressione del Progetto nei vari ambiti epistemologici, compresi quello in cui hai lavorato.
È mancata, per questi aspetti, la verifica dall’interno e la giusta dialettica di ricerca che non si può avvalere di luoghi comuni e di “proprie” verità, spesso pre-giudiziali.
Resti ancora ferma a concetti di “terapeuta” (per di più, ahimè come dici tu, mosso dal proprio ego insoddisfatto piuttosto che dai reali bisogni di coloro ai quali si rivolge), di “assistenza” (come se fossimo una struttura sanitaria).
Ti manca tutta la parte dell’iceberg “Progetto Nuova Specie” che sta sotto la punta, sotto quel 8% che luccica e non fa vedere il resto, specie a chi si ferma a una razionalità universitaria e ancora non sa attingere al cuore e al suo sentire profondo e globale.
Detto questo in premessa, penso che in questa tua riflessione hai espresso ovvie considerazioni in sé ma poco attinenti al reale sviluppo e necessità del fenomeno vivo che ci ha caratterizzato e ci sta caratterizzando.
Innanzitutto è falsa, e senza riscontri oggettivi, l’affermazione che non abbiamo garantito “continuità di assistenza”.
Grazie al mio impegno e dinamiche con tutti e quattro i codici del mio Graal, siamo riusciti ad avere in convenzione gratuita, dal 2013, gli stessi locali che usava il Centro da Vendola chiuso nello stesso anno. È completamente ascientifico e falso-fuorviante questo tuo primo caposaldo alla base della tua critica.
Cara donna di scienza, con enormi sacrifici di chi c’è stato e si è prodigato a favore di chi cercava contesti devoti e accompagnamenti personalizzati per il proprio soffrire, abbiamo continuato a fare le ordinarie settimane intensive a Foggia, tre settimane intensive regionali all’anno in varie regioni italiane, frequentatissimi corsi di formazione, feste, supervisioni, ecc.
Pensa che siamo riusciti a dare vitto, alloggio, accoglienza festosa, intrecci relazionali tra persone di diversa provenienza e status, ecc. anche con poco.
È proprio perché ci teniamo a conservare la “continuità assistenziale”, come tu dici, che ci stiamo organizzando a occupare i locali fino a settembre.
Se sei onesta, devi riconoscere che hai fatto una affermazione “bufala”, che diffonde scoraggiamento e sfiducia proprio nelle persone che non ci conoscono bene e, come te, ancora non ci hanno frequentato in questi anni.
Anzi, da quello che dici, vedo che non sai nemmeno che ad Ancona abbiamo avviato il “Mas.tr.o.” proprio per realizzare trattamenti ordinari in una villa affittata dalla cooperativa Anemos e sostenuta dalle Associazioni Marche, Romagna, Abruzzo.
Se ne vuoi sapere di più, vieni alla tre giorni organizzata ad Aspio (AN) nei giorni 23-26 marzo in cui farò anche delle proposte di revisione e crescita.
Quanto alla struttura più piccola, da te consigliata, non capisco che significa piccola. Non frequentando, non hai potuto “verificare” (base indispensabile per ogni affermazione scientifica) che all’ultimo corso erano in 160 persone e che molti giovani, e non, stavano ammucchiati su cuscini, materassi e coperte messe sul pavimento.
Se fossi venuta a visitare la struttura che stiamo mettendo su, avresti verificato che è semplicemente una struttura sostitutiva dei locali del Centro, meglio distribuita e con una sala più grande di quella piccola in cui ancora operiamo, in grado di ospitare almeno 150 persone.
In più, per accogliere meno scomodamente le persone, stiamo costruendo una Foresteria in grado di dare alloggio ai “forestieri” e farli sentire più accolti e più facilitati a immergersi nel proprio lavoro interiore.
Per fare questo, dopo aver constatato che nessuna istituzione ha risposto alle nostre richieste, ci siamo attivati in vario modo.
In più, oggi compio 69 anni, e continuo a presenziare corsi, attività, tour regionali senza un soldo bucato che torni alle mie tasche, perché il mio cuore gode del fatto che un popolo di formiche sta realizzando cose che sono precluse a previsioni bilanciate e a riflessioni benpensanti, rimanendo comodamente nel proprio privato benessere. Lo continuo a fare con gioia anche perché ci sono tante persone semplici che hanno scommesso su questo sogno concreto e hanno dato il loro contributo, per quello che potevano, me compreso, in prima linea.
Non aggiungo altre osservazioni per evitare l’accanimento verso una persona, come te, positiva e fattiva.
È per questo che, se vuoi vedere le cose anche col tuo cuore e verificarle di persona, ti invito a venirci a trovare al Villaggio Quadrimensionale. Ti accompagnerò io di persona e ti invito a pranzare a casa mia per raccontarmi eventuali tuoi suggerimenti, meno scontati e superficiali.
Per incoraggiare il tuo animo artistico, ti informo che, se vieni, ti faccio vedere in anteprima il bellissimo mosaico pavimentale che stiamo realizzando gratuitamente nella sala delle dinamiche ontologiche e di “Teo-fondità”, con persone che altrove sarebbero solo “assistiti” per ritrovare il senso della propria creatività e metterla a frutto gratuitamente.
Se vuoi venire, però, preparati perché potresti avere un colpo al cuore o la Sindrome di Stendhal”.
La donna si sentì colpita e nella stanza entrarono furtivi raggi di sole, che la accecarono e ai quali sfuggì, affermando che era di fretta quella mattina e che doveva prepararsi per mettersi in viaggio… ma di che viaggio si tratterà?
L’uomo, prima di congedarsi, la baciò sulle guance e le sussurrò all’orecchio che Mariano PUMM non abbandona il campo e che il viaggio non finisce mai, assicurandole che i viaggi migliori sono lenti, incerti, dubbiosi, inediti, aperti… E che a goderne di più sono i Viandanti, che non partono organizzati, ma che, man mano che procedono, scoprono terre nuove.
E così andò via, lasciando la donna alle prese con i preparativi per la partenza che si accingeva a vivere.
Che ne sarà di lei? Avrà sentito ancora il desiderio di specchiarsi? Bramerà il suo specchio? Si spingerà verso l’angolo gamma?
Questo non ci è dato saperlo oggi.
Ciò che di certo sappiamo è che laggiù, nel Villaggio Quadrimensionale, donne e uomini di buona volontà hanno accolto la “Buona Novella” e, come instancabili formichine laboriose, non abbandonano il campo e procedono, anche a nome di chi, come la graziosa signora, ancora non sa, non può, non vuole e non vede.
Formichine operose
2 Commenti
Debora
Una storia di Nuova Specie, scritta benissimo ancorché reale e che testimonia l' impegno concreto di quanti ci credono. Grazie di esistere Mariano.
Oltreilmovimento Associazione Culturale
Uhauuuu
Senza parole.
Grazie
Bianco Primo