Un atto di amore incondizionato: questo è ciò che una settimana intensiva può essere. Angela ci racconta la sua esperienza appena conclusa.

Settimana intensiva 10/15 gennaio 2017.

Sperimentare un atto d’amore incondizionato non è certamente una cosa semplice, eppure nella stanza “Gianna Stellabotte” dell’ospedale D’Avanzo diventa possibile. Durante i giorni passati in quella stanza ho respirato l’Amore, eppure c’era anche gente intorno a me estranea, almeno fino al giorno prima. 

Sono partita da casa con la neve, con tante paure, idee deliranti allucinatorie e soprattutto con mia madre che, pur non stando affatto bene, ha accettato di accompagnarmi per la prima volta in questo viaggio per me diventato fondamentale.

Alla stazione abbiamo incontrato un’altra coppia madre-figlia che aveva deciso di partecipare alla settimana intensiva… insieme andiamo al centro per l’accoglienza.

Nella stanza ci sono tante persone, stavolta anche tanti visi conosciuti: M. rannicchiato sulla sedia non dalla parte dei conduttori, O. di cui mi avevano parlato in tanti per una certa somiglianza con me, ma con cui non c’era stata ancora l’opportunità di uno scambio, M. che aveva accettato volentieri di ospitare a casa sua mia madre, preoccupata soprattutto di non riuscire ad adattarsi al letto nuovo o al cibo non preparato da lei. 

Sono riconoscente a mia madre perché so che le è costato, allo stesso tempo sono contenta abbia potuto fare anche lei quest’esperienza. Mia madre nei mesi invernali soprattutto, manifesta il sintomo della depressione e passa spesso intere giornate a letto. In questo periodo di criticità per la mia vita, questa situazione mi ha reso ancora più vulnerabile e avevo solo voglia di fuggire. Ho chiesto aiuto e mi sono lasciata accompagnare a selezionare il bisogno di aprirmi, di farmi vedere nella mia sofferenza e anche di far conoscere la mia mamma anche lei sofferente

Il gruppo di conduttori è stato accolto dai partecipanti in un clima di festa con una musica circense: Pina ha presentato ognuno di loro con entusiasmo e stima. Le parole che più mi hanno colpito sono state rivolte a Mariano Loiacono, l’ideatore del Metodo Alla Salute ed anche delle settimane intensive. Circa dieci anni fa le settimane intensive le conduceva solo lui, adesso c’è una discendenza, ci sono delle persone che hanno ancora voglia di crescere e dopo aver fatto un lavoro importante su se stesse, si mettono in ascolto di altre vite con il loro bagaglio di disagio e di viaggio personale. 

Ho da sempre ammirato e stimato quest’uomo che si sente ancora in trattamento e che si fida della sua discendenza, anzi crede possa arricchire di tanto il gruppo e la vita. È   proprio così, i conduttori non mi hanno fatto sentire la sua mancanza, anzi attraverso di loro ho sentito il suo spirito accompagnatore. È anche molto bello sapere che, mentre a Foggia c’era la settimana intensiva, Mariano e altre persone della rete facevano il SIRUS.

La generosità dei conduttori e i doni che hanno fatto a tutti noi è molto grande, ho sperimentato che è possibile fare atti d’amore solo per il bene della vita stessa. Se una persona sta bene e tanti altri no, non ha senso il viaggio della vita, più persone stanno bene e meglio possiamo godere della vita stessa che è infinita, dinamica, complessa. Ognuno di noi può mettersi in cammino e avere tante opportunità di crescita. La conduzione dei Gruppi Alla Salute è una delle opportunità più sacre perché ci si prende cura della vita delle altre persone e anche di se stessi.

In tanti momenti abbiamo beneficiato dello spettacolo: mi viene in mente la teoria fatta egregiamente da Enrico, utilizzando il Graal e facendoci girare con le sedie verso il Graal alla Salute disegnato sulla parete, oppure la straordinaria capacità di Graziana di raccogliere le cose dette e farne teoria in diretta dando a ciascuno degli spunti interessanti e curiosi, la grande bellezza di Amerigo che sa alleggerire, stare nelle dinamiche senza averne paura, fare teoria e stare anche in se stesso facendosi vedere anche nelle fragilità… da vero eroe, Grazia che fa dono ai presenti della sua parte madre con un amore devoto che fa spettacolo, Angelo/Ottavio che fa dono della sua storia e che interagisce profondamente con le persone con tutti i codici, Marinella e la sua commozione nell’esprimere la compassione nei confronti di molti di noi, il suo far dono del proprio saper accogliere per accompagnare dinamiche di vita sacre e delicate, Ottavio che unisce l’umorismo e la sofferenza in un mix davvero esilarante e che tocca i cuori dei presenti, l’Unità Didattica “Unità di crisi” spiegata insieme a Mattia diventa un’ interazione spettacolare e divertente.

Tornando a me, al mio bilancio personale di cosa è stata per me la settimana intensiva, sento una profonda gratitudine verso Mariano Loiacono che ha generato tutto questo, verso la vita che mi vuole bene, verso le persone che hanno dimostrato di tenerci alla mia vita e che mi hanno devotamente accompagnata e verso il gruppo con cui ho condiviso l’esperienza. La molteplicità ha arricchito le dinamiche, mi ha permesso di aprirmi anche agli altri e di scambiare sentendomi sostenuta anche dagli altri. È da un po’ di mesi che stavo male, non trovavo più il senso alla mia vita, la mia amica con cui facevo viaggi, che mi sosteneva nei momenti difficili e a cui dicevo quasi tutto di me, si stava per sposare e aspettava anche un figlio, la mia vita relazionale nel mio paese era ancora monotona, gli incontri in associazione purtroppo non erano frequenti ed io mi sentivo un po’ una fallita. A scuola le cose andavano molto male, non riuscivo a fare nulla e i bambini mi bombardavano facendomi crollare. 

Ho cominciato a pensare che non valevo nulla, che non avevo costruito nulla, che la mia vita vissuta così non era vita. Sono regredita molto, di notte mi sono rifugiata nel letto di mia madre non volendo più dormire da sola, ho ridotto drasticamente le mie attività perché sempre più priva di energie. Sono affiorati i miei mostri quelli che non mi facevano dormire, che mi facevano sentire inquieta, che mi facevano pensare alla morte, immaginavo spesso di buttarmi dal balcone. Il giorno di capodanno quando sarei dovuta andare a Foggia, mia madre ha avuto le vertigini, è stata malissimo fino a ritornare in depressione e quindi a non aver voglia di alzarsi dal letto.

Mi è caduto il mondo addosso, mi sentivo fortemente in gabbia e con il dovere di dare una mano alla mia mamma non avendone le forze. Ho cercato l’aiuto di Mariano, di Raffaele, di Graziana e piano piano ho selezionato il bisogno di fare la settimana intensiva. 

Quando mi sono presentata al gruppo e ho spiegato i motivi del mio stare lì, ho vomitato tutto, proprio tutto senza tralasciare nulla, anche i pensieri più vergognosi come quello di voler morire. Devo ammettere che l’esperienza di svergognarsi è un’esperienza che fa benissimo alla salute, ho pianto tanto e dopo mi sono alleggerita

Fare parresia, dire tutto, è un bell’atto d’amore nei confronti della propria vita

Marinella, ma anche Grazia, mi hanno accolta in modo amorevole, mi sono sentita amata e sostenuta anche nelle mie schifezze. Era presente anche mia madre e questo mi ha alleggerito ancora di più. Ho fatto anche un’immersione e anche la mia mamma ha raccontato l’episodio vissuto quando ha avuto la notizia della morte prematura di mio padre e quindi di suo marito. 

Alcuni uomini, e in particolare Amerigo, ha accolto la mia mamma che si è lasciata un po’ andare. Questa dinamica l’ho vissuta molto bene, mi sono meravigliata di me stessa. Intanto Enrico ha accolto anche me. Ho sentito la sua presenza come uno spirito che mi ha accompagnata a vivere il dolore di una donna che non viene per nulla aiutata dal proprio contesto familiare ad elaborare il lutto. Mi sono tuttavia distinta da mia madre, ho avuto la sensazione di potermi distinguere da lei e dal suo dolore. Io non ho conosciuto mio padre e il mio dolore è legato alla sua assenza, al non aver avuto la possibilità di avere accanto una figura maschile, un padre.

D’altra parte mi sono legata molto a mia madre, assorbendo il suo dolore e facendomene carico. 

Questi aspetti più legati al rapporto simbiotico con mia madre sono venuti fuori durante il ring, un’altra parte della settimana intensiva molto importante. Ho raccontato e detto a mia madre cose che lei già sapeva e che le avevo ripetuto molte volte, ma dirle in un contesto come quello, in un contesto devoto, con persone che ti ascoltano, che ti stanno vicino, che ti fanno sentire il loro esserci per te, è molto fruttuoso

Mi sono sentita libera e non in colpa nei confronti di mia madre che purtroppo non è stata in grado, non per colpa sua, di vedermi nella mia specificità e di accompagnarmi nemmeno a riconoscerla. Ho ricevuto molta ambivalenza da parte sua e sono stata soprattutto funzionale alla sua vita e ai suoi bisogni.

Alla fine del ring, i devoti accompagnatori ci hanno fatto vivere un rito importante: con l’aiuto di Anna, che ha fatto da ostetrica, ci hanno fatto tagliare con le forbici “sterilizzate” pezzi di maglietta intima in corrispondenza dell’ombelico a rappresentare il taglio del cordone ombelicale. E’ stato un momento catartico per me, ho sperimentato e riconosciuto l’importanza di semplici gesti-riti

Ora è tempo di camminare con le mie gambe indipendentemente dalla strada che sceglierà Tonia, che è anche mia madre.

Certo se anche lei cominciasse un proprio cammino, le cose sarebbero meno dure, ci si potrebbe accompagnare meglio, ma ognuno decide per sé.

Anche l’Unità di Crisi è stata importante per me e credo sia calzata a pennello per la situazione che vivo. Io sono una stella, posso tornare ad esserlo, posso e voglio attraversare le varie fasi che mi porteranno a vincere, ad unire le mie parti opposte. Per fare questo, ho scelto di essere umile e di partire dalle mie parti diaboliche facendomi accompagnare.

Sono tornata a casa assai ricca, ricca di scambi con la vita delle persone, ricca di esperienze, ricca di amore.

Mi sento meglio, mi è tornata la voglia di vivere, il mio “voglio morire” era un voler far morire quelle parti vecchie ripetitive monotone che mi hanno retta finora pur non facendomi vivere bene, sono però quelle che conosco e che mi davano una certa sicurezza pur se nel negativo. 

È giunto il tempo di lasciarle morire, di lasciarle andare. 

Non sarà facile ma è un passaggio necessario per fare il salto e cominciare a vivere a partire da me.

Dopo la settimana intensiva sono andata a scuola a comunicare il mio periodo di malattia: l’ho vissuto molto serenamente sia con il preside che con i bambini che con la mia collega di sezione. Ho regalato alla classe, e quindi a tutti i bambini, la tavoletta che rappresenta l’albero della vita in viaggio disegnato da Dario e ho detto ai bambini che mi preparo a fare un viaggio nelle mie profondità e che ho bisogno di fare vuoto, cioè di allontanarmi dalle cose ordinarie. 


Qualcosa in me è cambiato, sento di volermi includere in qualcosa di più grande. Il Progetto Nuova Specie è un progetto che mi commuove perché è estremamente umano, rispettoso della vita in profondità e non incivile come i tanti metodi che si utilizzano nel mondo di oggi.

La prima volta che ho sentito forte il mio disagio è stato più di dieci anni fa, non riuscivo a studiare, mi mancavano pochi esami alla tesi e i dottori volevano che prendessi il Prozac. Questo periodo è coinciso con l’incontro col Metodo Alla Salute e con Mariano Loiacono per cui non ho mai preso farmaci. La vita mi ha voluta bene e mi vuole bene ancora, dandomi un’ulteriore opportunità di partire da me, di conoscere chi davvero sono e dove voglio e posso andare.

La strada è lenta incerta dubbiosa inedita e aperta per cui mi faccio un applauso d’incoraggiamento a non voltarmi indietro e a guardare avanti. Non sarà facile per me che non riesco ancora ad essere costante. Ho cominciato però a fidarmi e ad affidarmi anche ad una rete di persone che vogliono crescere per cui sento che posso farcela.

Insieme si può! Avanti tutta!!!!

Voglio riportare una pillola di Mariano Loiacono tratta dal Pillolendario! Un giorno, in un momento di disperazione, ho aperto a caso il Pillolendario e il messaggio che ho letto ha risposto perfettamente allo stato in cui ero e voglio condividerlo:

“Oggi è forse il caso in cui dobbiamo mettere mano alla storia per riportarla a un dialogo con la metastoria più stretto e da lì forse uscirà una storia nuova”.

Angela L.

4 Commenti

  1. Maria Agnese

    Grazie Angela per questa bella testimonianza. Aiutera' tanti a capire che il metodo alla salute e' la strada giusta per ritrovarsi e ritornare a vivere.

  2. Giovanna Negro

    Angela, non sono anonima. Sono Giovanna Negro.

  3. Anonimo

    Grazie, Angela, per questa intensa testimonianza.
    Ora ti conosco meglio e, devo dire, sei davvero una bella persona.
    E' stato piacevole leggere questo tuo resoconto così ricco di particolari, anche perché con la tua chiarezza espositiva e la tua spontaneità, sei riuscita a trasmettere ai codici più profondi, consentendomi di rivivere appieno quelle sensazioni che generalmente si vivono durante una settimana intensiva.

  4. betta fenu

    Grazie per questa traccia vivida e forte

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